Per Craveri un assegno da 2.159 euro al mese, per Boneschi un assegno da 2.204 euro mensili. Il professore si è guadagnato fin qui rispetto ai contributi versati 509mila euro.
L’avvocato 495mila euro. In due fanno appunto un milione di euro. E non sono manco soli, perché anche un altro radicale doc come Angelo Pezzana è riuscito a portare a casa un guadagno di 588 mila euro rispetto ai contributi versati per essere stato deputato esclusivamente dal 6 al 14 febbraio del 1979. La breve esperienza fu dovuta alle regole dei radicali, che talvolta diventavano quasi imposizione.
Marco Pannella e i vertici del partito avevano scelto di ruotare i loro eletti (lo stesso leader si dimise più volte dopo poco tempo) per dare più spazio possibile in Parlamento ad altri. Ma quella rotazione aveva le sue regole, e talvolta capitava che il primo dei non eletti non fosse il prescelto: gli si chiedeva con insistenza di lasciare subito il posto libero a chi immediatamente seguiva in lista.
Fu grazie a uno dei tre ad esempio che divenne per la prima volta parlamentare Peppino Calderisi, che poi avrebbe attraversato la seconda Repubblica con ruoli di primo piano all’interno del centrodestra italiano. Fu Italia Oggi a scoprire nel 2007 il caso dei radicali per un giorno che avevano maturato il diritto al vitalizio per tutta la vita. Negli anni Settanta e Ottanta non c’erano regole infatti per maturare la pensione da parlamentare: bastava essere semplicemente eletti per un giorno.
Poi, una volta terminato il mandato, gli uffici amministrativi di Camera e Senato scrivevano all’ex facendogli presente che a quel punto avevano maturato il diritto al vitalizio, però era necessario versare l’equivalente di 60.402 euro odierni di contributi per renderlo effettivo. L’offerta era generosa, perché le Camere concedevano 60 rate per saldare il dovuto. Esattamente come se si fosse restati in Parlamento tutta la legislatura. I tre accettarono, versarono e maturarono il diritto al vitalizio. Quando nel 2007 Italia Oggi scoprì che tutti e tre stavano percependo quel vitalizio, esplose il caso e Marco Pannella fece lo gnorri. Scrisse al quotidiano di non avere mai saputo nulla di quei vitalizi radicali, e che avrebbe preso informazioni dai diretti interessati. Ammise però la stranezza del caso e in tempi in cui gli elettori non erano troppo teneri con la casta, disse che la campagna contro gli sprechi della politica era “sacrosanta”. I diretti interessati reagirono in modi diversi.
Boneschi ammise di avere perso tanti di quei soldi difendendo gratuitamente i radicali e i familiari di Giorgiana Masi in molti processi, e di avere considerato quel vitalizio come una sorta di risarcimento. Bel risarcimento, niente da dire, per un’ora scarsa passata alla Camera dei deputati. Anche Craveri ammise la debolezza allargando le braccia «Era un diritto, e non siamo santi…». Pezzana invece la prese male, disse di avere la coscienza a posto e di avere scoperto subito che la politica non faceva per lui. Un tipo veloce di comprendonio, perchè gli bastò poco più di una settimana per dimettersi e conquistare da allora ad oggi quel guadagno di 588 mila euro grazie al vitalizio parlamentare. Che poi la politica gli fosse indigesta, è vero fino a un certo punto: fu eletto in consiglio Regionale del Piemonte nel 1985, e vi rimase fino al 1990. Conquistando un secondo vitalizio che gli viene puntualmente erogato: 2269,36 euro al mese.
Nell’elenco odierno dei grandi guadagni dei vitalizi si trovano anche altri parlamentari di spicco, come la pasionaria della sinistra Luciana Castellina, nata nel Pdup e poi approdata a Rifondazione comunista, che ha già guadagnato rispetto ai contributi versati 633 mila euro. Meglio di lei ha fatto un ex generale, sempre presente in tutte le vicende politico-militari come Falco Accame, che fu parlamentare del Psi per due legislature: il suo guadagno sui contributi versati si avvicina al milione di euro. Cifra appena inferiore quella ottenuta finora (934 mila euro) da Giovanni Prandini, il dc bresciano poi divenuto suo malgrado fra i principali protagonisti di Tangentopoli. Ora è a rischio revoca del vitalizio secondo le nuove norme sui condannati, e siccome dovrebbero toglierlo a luglio, rischia di non arrivare all’ambita quota del milione di euro di guadagno. Altri due socialisti in lista, come il torinese Giusy La Ganga (433 mila euro di guadagno fino ad oggi) e l’ambasciatore di Bettino Craxi in Vaticano, Gennaro Acquaviva, che ha già messo da parte 652 mila euro più dei contributi versati. Oltre ad Accame anche un altro militare popolare che si è dato alla politica: il generale Franco Angioni, eroe del Libano all’epoca di Sandro Pertini presidente. In politica ci è arrivato tardi, ma con il vitalizio riesce già a guadagnare 154 mila euro più dei contributi versati.
Nell’elenco odierno dei grandi guadagni dei vitalizi si trovano anche altri parlamentari di spicco, come la pasionaria della sinistra Luciana Castellina, nata nel Pdup e poi approdata a Rifondazione comunista, che ha già guadagnato rispetto ai contributi versati 633 mila euro. Meglio di lei ha fatto un ex generale, sempre presente in tutte le vicende politico-militari come Falco Accame, che fu parlamentare del Psi per due legislature: il suo guadagno sui contributi versati si avvicina al milione di euro. Cifra appena inferiore quella ottenuta finora (934 mila euro) da Giovanni Prandini, il dc bresciano poi divenuto suo malgrado fra i principali protagonisti di Tangentopoli. Ora è a rischio revoca del vitalizio secondo le nuove norme sui condannati, e siccome dovrebbero toglierlo a luglio, rischia di non arrivare all’ambita quota del milione di euro di guadagno. Altri due socialisti in lista, come il torinese Giusy La Ganga (433 mila euro di guadagno fino ad oggi) e l’ambasciatore di Bettino Craxi in Vaticano, Gennaro Acquaviva, che ha già messo da parte 652 mila euro più dei contributi versati. Oltre ad Accame anche un altro militare popolare che si è dato alla politica: il generale Franco Angioni, eroe del Libano all’epoca di Sandro Pertini presidente. In politica ci è arrivato tardi, ma con il vitalizio riesce già a guadagnare 154 mila euro più dei contributi versati.
FONTE
LIBERO QUOTIDIANO
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