lunedì 30 aprile 2018

CLAMOROSO! DOPO QUESTA MOSSA IL M5S POTREBBE ARRIVARE AL 51%. GUARDATE CHE HA FATTO




Restitution day, M5S: “Dal taglio stipendi il nostro dono per i bimbi pugliesi ammalati”






Sale cinema, tv e apparecchiature mediche donate ai reparti pediatrici di ospedali e strutture sanitarie pugliesi, acquistate con i fondi derivanti dal taglio degli stipendi dei consiglieri M5S nei primi 5 mesi di mandato. Questi i “doni” ai cittadini pugliesi degli otto consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Puglia, Rosa Barone, Gianluca Bozzetti, Mario Conca, Cristian Casili, Grazia Di Bari, Marco Galante, Antonella Laricchia, Antonio Trevisi e della ex consigliera M5S Viviana Guarini che, questa mattina, hanno inaugurato in conferenza stampa, le prime installazioni di tv nelle stanze del reparto di pediatria dell’Ospedale “San Paolo” di Bari. I consiglieri pentastellati al termine della conferenza hanno, inoltre, consegnato simbolicamente ai cittadini il nuovo maxi assegno da oltre 217.000€ derivante dal taglio stipendi dei primi 12 mesi di lavoro in Consiglio regionale pugliese. 
“Siamo pieni di gioia - dichiarano gli otto consiglieri M5S - per aver potuto donare i fondi di questo primo “Restitution day” al “futuro in difficoltà”, ai bambini pugliesi che stanno attraversando un momento di sofferenza e alle loro famiglie, nella speranza di potergli donare un sorriso o un po’ di sollievo. Gli interventi che realizzeremo riguardano ospedali e strutture presenti in tutte le province pugliesi, e prevedono l'installazione di televisori nelle stanze dove sono ricoverati i piccoli pazienti o sale cinema nei reparti pediatrici. Una destinazione che, come tutti ricorderanno, è stata decisa online insieme ai pugliesi, al termine di una procedura condivisa. Ad alcune strutture che, invece, non avevano spazio sufficiente, abbiamo regalato su loro richiesta, delle apparecchiature mediche di cui erano sprovviste.” 
Le strutture sanitarie pugliesi che, contattate in questi mesi dai cinquestelle, si sono dette disponibili a ricevere tali donazioni sono 17, oltre all’ospedale “San Paolo” di Bari, alla ASL del capoluogo verranno donati due videolaringoscopi per neonati, nella provincia di Foggia tre sale cinema saranno installatenegli ospedali “Riuniti” di Foggia, ospedale “Tatarella” di Cerignola e ospedale “Masselli” di San Severo al quale sarà donato anche un gastroscopio pediatrico; nella provincia BAT verranno fatte installazioni nel l’Unità Operativa di Pediatria del Presidio Ospedaliero “Dimiccoli” di Barletta e nell’U.O. di Pediatria del P.O. “Bonomo” di Andria; nella provincia di Brindisi riceveranno donazioni l’ospedale Perrino di Brindisi e l’ospedale di Francavilla Fontana, mentre nella provincia di Taranto strutture beneficiarie saranno l’ospedale SS. Annunziata di Taranto e il P.O. Occidentale di Castellaneta; in ultimo, nella provincia di Lecce, i cinquestelle forniranno apparecchiature agli ospedali di Lecce, Galatina, Copertino, Casarano e sale cinema nei reparti pediatrici delle strutture ospedaliere di Scorrano, Gallipoli e Tricase. 
“Ci auguriamo con questo piccolo gesto concreto di aver dimostrato sincera vicinanza ai cittadini in difficoltà e ci auguriamo sinceramente che possa servire a spronare il presidente Emiliano e i nostri colleghi - proseguono i cinquestelle -. Se in otto abbiamo accumulato una cifra così importante, immaginiamoci cosa potremmo fare se anche la giunta e i consiglieri degli altri partiti destinassero una parte del loro stipendio ai pugliesi. Non si tratta di una questione di dialettica politica, ma di una questione di giustizia e credibilità dei rappresentanti del popolo, in un periodo storico nel quale le famiglie non arrivano a fine del mese e ci sono pensionati che vivono con 400€ al mese. Non serve - concludono - strepitare contro i vitalizi sui giornali, basta calendarizzare subito la nostra proposta di legge; non serve annunciare proposte per la riduzione degli stipendi dei politici, basta ridurseli. Avviamo questa rivoluzione gentile in Puglia.” 





Classifica per qualità vita in Italia? Guardate che balzo ha fatto Roma con la Raggi.

Bolzano e Trento conquistano i primi due posti tra le province italiane per qualità della vita nella classifica di ItaliaOggi. In forte risalita Roma, che fa un balzo di 21 posti, passando dall'88/o gradino del 2016 al 67/o di quest'anno. Trapani si aggiudica la maglia nera, preceduta di solo due posti da Napoli (108/a), ultima tra le metropoli come già lo scorso anno.

    L'indagine è stata curata dal Dipartimento di statistiche economiche dell'Università La Sapienza di Roma, con il supporto di Cattolica Assicurazioni. Per far emergere la qualità della vita nove sono stati gli indicatori presi in considerazione: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero, tenore di vita. E' il Nordest a monopolizzare le prime posizioni: dopo Bolzano e Trento, ecco infatti Belluno e Vicenza; anche Treviso, Pordenone e Udine nella top ten. Mentre Potenza (44/a) è la prima provincia del Sud. Milano è stabile al 57o posto.

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/11/26/bolzano-al-top-per-qualita-vita_a85e6290-3ede-43da-8f9a-0596c68fc78a.html

I MEDIA STANNO CENSURANDO QUESTA CLAMOROSA NOTIZIA SUL M5S. CONDIVIDIAMOLA NOI E FREGHIAMOLI.

Grazie al M5S, è finita la pacchia di Casta crociere

In pratica, la Camera dei Deputati nelle sue mille voci di bilancio ne aveva una che prevedeva i "rimborsi di viaggio agli ex parlamentari". Soldi vostri (sia chiaro) con cui la Casta offriva graziosamente treni e aerei ai suoi ex membri, per godersi sì la meritata pensione ma sempre e come d'abitudine a scrocco.
Ebbene, ci sono voluti due anni e rotti ma alla fine l'hanno capita: ieri, grazie ad un emendamento a prima firma Luigi Di Maio, finalmente la Camera ha approvato lo stop a questo sconcio che costava al contribuente 900 mila euro l'anno. E i parlamentari in carica, grazie ad un altro emendamento di Edera Spadoni, voleranno in classe economy invece di sperperare quattrini in prima classe.
E' la fine della Casta Crociere: se il pensionato (d'oro) ex parlamentare vuol farsi la vacanza, o se il deputato in carica vuol viaggiare stile sceicco, che se lo paghino coi soldi loro.


Fonte: http://www.movimento5stelle.it/parlamento/2015/08/grazie-al-m5s-e-finita-la-pacchia-di-casta-crociere.html
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SE TUTTI CONDIVIDIAMO QUESTO VIDEO ALL'ISTANTE, IL PD DOVRA' ANDARSI A NASCONDERE






Destra e Sinistra si sono sempre dati da fare per contrastare le indagini e i processi sulla corruzione.
Le parole di Piercamillo Davigo poco fa al convegno M5S "Questioni e visioni di giustizia"

Ha poi anche aggiunto : 

“Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica. Mi occupo di politici quando rubano. Ritengo che i magistrati non siano capaci di farla. Ministro della GiustiziaNon lo farò“. Così, a margine di un convegno organizzato dal M5s alla Camera, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo ha escluso una sua candidatura, dopo i retroscena che lo indicavano tra i possibili candidati alle primarie online del M5s o ipotizzavano un suo ruolo come possibile Guardasigilli nell’eventuale squadra di governo pentastellata. “Ministro della Giustizia? A parte che non lo farò, non capisco perché tutti lo vogliono fare visto che non dovrebbe contare niente perché è ministro senza portafoglio e che non dovrebbe spostare o nominare nessuno”, ha affermato il magistrato. La platea era però in disaccordo con Davigo quando, alla domanda della giornalista Liana Milella se intendesse impegnarsi in prima persona in politica, Davigo ha escluso questa possibilità. Con tanto di standing ovation durante il suo intervento.

"RENZI SEI UN CRETINO".Bufera in diretta:l'ospite dice ciò che pensa realmente e tutti ci rimangono male






Rispolveriamo questo video, sempre molto gustoso. La professoressaAmalia Signorelli, antropologa, ci ricorda un modo di dire caro alla sua infanzia. A suo dire gli scout sono "dei bambini vestiti da cretini, guidati da un cretino vestito da bambino

La professoressa conclude la sua similitudine spiegando che l'attuale premier Matteo Renzi ha un atteggiamento simile a quello di un capo scout. Traete voi le conclusioni, ma il concetto pare abbastanza chiaro. No?

CHI E' AMALIA SIGNORELLI - Sono nata a Roma. Ho insegnato nelle Università di Urbino, Napoli e Roma, più alcune Università straniere, dove sono stata invitata. Il mio mestiere è antropologa. Più precisamente, antropologa culturale. Come tale, da sola o partecipando a gruppi, ho fatto molte ricerche: sui processi di modernizzazione dell'Italia meridionale, sulle migrazioni, sulla condizione femminile, sulle culture urbane. 

Tra i miei libri, il più attuale, anche se non il più recente, è del 1983: si chiama Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un'area interna del Mezzogiorno (Liguori,Napoli) e dimostra che già a quella data era possibile prevedere lo sfascio politico-istituzionale in cui siamo piombati qui in Italia. Infatti il mio problema ora è capire perché la nostra classe dirigente prende sistematicamente decisioni i cui nefasti effetti sono largamente prevedibili; e perché gli italiani continuano a lasciarglielo fare. Una questione di mentalità, penso: e dunque un oggetto preferenziale per l'antropologia culturale. Sono piuttosto anziana, ho tre figli e tre nipoti. Fare la mamma e la nonna mi piace e mi è sempre piaciuto quanto fare l'antropologa.

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Imposimato lascia in eredità questa lettera a Di Maio:"Sei una speranza di riscatto per i giovani".

"Carissimo Luigi , sono felice per la tua scelta alla guida del M5S e come candidato premier . Sei il capo del Movimento nel quale milioni di italiani – giovani, lavoratori, disoccupati, insegnanti,pensionati, piccoli e medi imprenditori , commercianti e forze dell'ordine – ripongono le loro speranze di riscatto , dopo anni di sacrifici e umiliazioni che hanno leso la loro dignità. Sono certo che, in caso di vittoria alle elezioni politiche , ti porrai al servizio degli italiani con prudenza , equilibrio, senso di giustizia e di eguaglianza , avendo come stella polare la Costituzione Repubblicana, che tu hai evocato dicendo che agirai con disciplina e onore. L'impresa è immane, per i disastri lasciati da chi ci ha governato e ci governa. Ma ce la puoi fare, col sostegno degli attivisti e di tante persone che simpatizzano per il M5S. Io sono idealmente al tuo fianco nella battaglia che occorre vincere nell'interesse del Paese. Se tutta la nazione è prospera essa arreca più vantaggi a tutti i cittadini che se è fortunata in alcuni ma va in rovina nel suo complesso, come oggi è ridotta l'Italia. Un grande abbraccio Ferdinando Imposimato 

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ANNUNCIO IMPORTANTISSIMO DI LUIGI DI MAIO. CONDIVIDETELO SU TUTTE LE BACHECHE D'ITALIA!

“È vergognosa la maniera in cui tutti i partiti stanno pensando al proprio orticello e ai propri interessi di parte”.
Lo ha detto il leader 5 Stelle Luigi Di Maio nel corso di una diretta Facebook.
“Avevo proposto un contratto alle altre forze politiche, non ho mai pensato che fosse facile, ma mai avrei pensato che fosse impossibile”, ha aggiutno.
“Salvini – ha proseguito il capo politico del M5S -ha preferito gli interessi di un condannato incandidabile a quelli degli italiani”.
“Io – ha spiegato – gli ho parlato in maniera sincera, a cuore aperto, gli ho detto sediamoci e troviamo una quadra e facciamo partire un governo che possa cambiare il paese”.
Ma non c’è stato verso, ha aggiunto Di Maio:
“Niente, lui ha scelto Berlusconi: uno che ha fatto la legge Fornero, ha creato Equitalia e ha bloccato il paese per 20 anni per i suoi interessi personali”.
Il leader 5 Stelle ha anche affermato: “Non sono neanche venuti neanche al tavolo per confrontarsi sui temi, hanno pensato solo alle loro poltrone”.
“Inoltre – ha detto Di Maio – tutti sanno che se Berlusconi avesse avuto i voti sufficienti per fare una maggioranza con Renzi avrebbe mollato Salvini la notte tra il 4 e il 5 marzo. Altro che dopo 50 giorni.”
Quanto al Pd, Di Maio ha commentato: “Ha preso una batosta storica alle elezioni, precipitando al suo minimo storico al di sotto del 19 per cento”.
“Qualcosa – ha continuato – sembrava stesse iniziando a capirlo e infatti aveva messo da parte Renzi, relegandolo a senatore semplice come lui stesso si era definito. Ma ieri sera lo abbiamo visto addirittura proporre una riforma costituzionale dopo che gli italiani gliene hanno già bocciata una un anno fa”.
E ancora: “Dopo il 4 marzo con sembrava che iniziasse a capire i suoi errori. Sembrava. Ieri è andato da Fazio in tv e invece che chiedere umilmente scusa per i danni fatti dal suo governo ha attaccato me e il M5S chiudendo a qualsiasi ipotesi di contratto e difendendo ancora il suo governo”.

sabato 28 aprile 2018

UNA MONTAGNA DI SOLDI IN LUSSEMBURGO E ISRAELE: ECCO IL “TESORO” DI MATTEO RENZI, REGALATO IN QUESTI ANNI DAI SUOI “PADRONI”

La partita delle nomine è fondamentale, per sbloccare la casella a cui tiene di più, quella dell’intelligence informatica, di Marco Carrai. Ma chi c’è dietro Carrai? Quali sono i suoi soci? E soprattutto: perché Renzi non può rinunciare alla sua nomina? La risposta è proprio nella rete di rapporti, soldi e uomini, legati a doppio filo con Carrai. Una rete che il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare. Grandi imprenditori delle infrastrutture pubbliche, consiglieri di Finmeccanica, capi di importanti gruppi bancari, ex agenti dei servizi segreti israeliani, uomini legati ai colossi del tabacco. Oltre al solito fedelissimo renziano Davide Serra, finanziere trapiantato a Londra e creatore del fondo Algebris. Persino un commercialista accusato di riciclaggio.
Una rete che si snoda intorno a Carrai proprio dal 2012: negli stessi giorni in cui Renzi avvia la scalata al Pd e poi al governo. Una rete che arriva sino a oggi, alla Cys4, la società di Carrai per la cybersicurezza. La stessa società a cui il governo si è aggrappato per giustificare le competenze di “Marchino”, come lo chiamano gli amici, per guidare il comparto dell’intelligence. Persino il ministroMaria Elena Boschi ne ha dovuto rispondere in aula. Eppure, è proprio la presenza sul mercato della Cys4 a rendere Carrai un uomo in pieno conflitto di interessi.

Quell’estate calda in Lussemburgo. Torniamo quindi al giugno 2012. Renzi annuncia la sua candidatura alle primarie contro Pier Luigi Bersani. Due mesi dopo Carrai vola in Lussemburgo. È il primo agosto. Il Richelieu del premier crea una società, la Wadi Ventures management capital sarl, con poche migliaia di euro e un pugno di soci. C’è la Jonathan Pacifici & Partners Ltd, società israeliana del lobbista Jonathan Pacifici, magnate delle start up che dalla “silicon valley” di Tel Aviv stanno conquistando il mondo.
A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di e i manager e . I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le , omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: . Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.
A Carrai e Pacifici si uniscono la società Sdb Srl di Vittorio Giaroli e i manager Renato Attanasio Sica eGianpaolo Moscati. I cinque della Wadi Sarl sono gli stessi che oggi controllano il 33 per cento della Cys4, la società di intelligence di Carrai. Un dato che in questa storia non bisogna mai dimenticare. Ma perché Carrai crea in Lussemburgo la Wadi sarl? La risposta arriva dalle visure camerali lussemburghesi. Fine principale: sottoscrivere e acquisire le partecipazioni di un’altra società, omonima e sempre lussemburghese, che in quel momento ancora non esiste: Wadi Ventures Sca. Nasce nel novembre 2012. Renzi è in piena campagna elettorale. Il 27 novembre l’amico Serra, già finanziatore della Fondazione Big Bang di Renzi, versa i primi 50 mila euro nella Wadi Sca. E nelle stesse settimane Carrai, in Italia, pone le basi della futura Cys4.
Il 26 ottobre “Marchino” crea l’embrione della sua futura creatura, quella dedita alla cybersecurity, e che vede Renzi, proprio oggi, impegnato ad affidargli il settore informatico della nostra intelligence.
La ramificazione israeliana. L’embrione della Cys4 si chiama Cambridge management consulting labs. È una società di consulenza aziendale, iscritta alla Camera di commercio il 6 novembre, un mese prima delle primarie. I soci della Cambridge? Gli stessi della Wadi Sarl lussemburghese. Che così controllano anche la cassaforte Wadi Sca. Nella quale, dopo Serra, entra la Fb group Srl, di Marco Bernabé, già socio della Cambridge.
Stessi uomini, società diverse, che dal Lussemburgo portano anche in Israele. Bernabè è socio di un’altra Wadi Ventures, con sede a Tel Aviv, al 10 di Hanechoshet street. È la stessa sede israeliana dell’italianissima Cambridge. Il 2 dicembre Renzi perde le primarie. Le società lussemburghesi legate a Carrai conquistano invece nuovi soci. Non dimentichiamo la squadra: gli uomini della Cambridge, sono gli stessi della Wadi sarl, che controlla la Wadi Sca. E in pochi mesi arriva un altro milione. Con quali soci?
A marzo 2013, nel capitale sociale, entra la Equity Liner con 100 mila euro, creata nel 2006 da tre società (Global Trust, Finstar Holding srl, Regent Sourcing Ltd) rappresentate da AnnalisaCiampoli. La Finstar Holding, è del commercialista e faccendiere romano Bruno Capone. La signora Ciampoli, pur non essendo indagata, è definita, in alcuni atti d’indagine – quelli su un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio transnazionale – la collaboratrice di Capone. Capone, invece, è indagato dalla Procura di Roma per riciclaggio in relazione a ingenti trasferimenti di denaro in Lussemburgo che non riguardano la Wadi.
Nel marzo 2012, dunque, il nuovo socio del gruppo di Carrai è un presunto riciclatore, tuttora indagato. Sei mesi dopo, la Equity Liner riconducibile a Capone, viene venduta a un’altra società, la Facility Partners Sa. E Renzi torna a candidarsi per le primarie.
Signori del tabacco e delle banche. In quei mesi, la lobby del tabacco è impegnata nella battaglia sulle accise. Il collegato alla Legge di stabilità prevede un aumento di 40 centesimi sui pacchetti più economici. L’operazione però salta. Renzi in quel momento non è ancora al governo. Ma è in corsa per le primarie, stavolta può vincere. Il presidente della Manifattura italiana tabacco, in quel momento, si chiama Francesco Valli. È lo stesso Valli che, fino al 2012, è stato a capo della British American Tobacco Italy. Non è di certo un uomo legato al Pd. Anzi. Presiede per tre anni, dal 2009 al 2012, la Fondazione Magna Charta creata dal senatore allora Pdl Gaetano Quagliarello. È lui il prossimo uomo ad aprire il portafogli. È il nuovo socio della Wadi Sca e del gruppo Carrai. Che la lobby della nicotina avesse finanziato Renzi, attraverso la fondazione Open, diventa noto nel luglio 2014, quando la British American Tobacco versa 100mila euro. Il Fatto può rivelare che l’interesse della lobby risale a un anno prima: tra aprile e settembre, Valli versa 150 mila euro alla Wadi Sca, diventando anch’egli socio di Carrai e Serra. Valli, contattato dal Fatto, ha preferito non commentare.

In pochi giorni si aggiunge anche Luigi Maranzana, che acquista azioni per 100 mila euro. È lo stesso Maranzana che oggi riveste la carica di presidente della Intesa San Paolo Vita, ramo assicurativo del gruppo bancario guidato da Giovanni Bazoli. Interpellato, non se n’è accorto: “Socio di Carrai e di Serra? Non ne so niente, Carrai non lo conosco, sono sempre stato lontano dalla politica – risponde al Fatto –. Ho solo fatto un investimento”. Chi gliel’ha suggerito? Clic.
Alla fine del 2013, quando Renzi diventa segretario del Pd e si avvicina a scalzare Enrico Letta, è il caso di fare qualche conto. Nella Wadi Sca, in un solo anno, sono entrati un milione e 50 mila euro e cinque nuovi soci. A controllare il tutto c’è Carrai. Non solo. Gli stessi soci di Carrai in Lussemburgo – Moscati, Bernabé, Pacifici, Sica e Giaroli – sono già attivi da un anno, in Italia, nella Cambridge, che a fine 2013 matura un utile di appena 46 mila euro. È destinato a salire vorticosamente nell’anno successivo. Quando Renzi diventa premier. Ed è proprio il 2014 a segnalare le novità più interessanti sul fronte lussemburghese.
Nominato in Finmeccanica, arriva il nuovo socio. Nella primavera del 2014, dopo aver conquistato la segreteria del Pd e varcato la soglia di Palazzo Chigi, Renzi è già impegnato nella sua prima tornata di nomine per le aziende di Stato. E nel cda di Finmeccanica entra un uomo che l’ha sostenuto sin dall’inizio: Fabrizio Landi, esperto del settore bio-medicale, tra i primi finanziatori della Leopolda con 10 mila euro. “Ma lei pensa che con 10 mila euro ci si compra un posto nella società più tecnologica del Paese?”, dice Landi all’Huffington Post. In effetti, tre mesi dopo la sua nomina in Finmeccanica, Landi versa altri 75 mila euro comprando altrettante azioni della Wadi Sca.
Non è l’unico a incrementare il capitale della Wadi e, soprattutto, a diventare socio del gruppo legato a Carrai. C’è anche un importante imprenditore che, proprio in quelle settimane, fatica a farsi ascoltare dall’ex ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, nonostante gestisca appalti pubblici per miliardi. Il suo nome è Michele Pizzarotti, costruttore.
“Sostegno all’estero” per l’uomo delle strade. Ad aprile Pizzarotti ha un problema: riuscire a parlare con l’ex ministro Maurizio Lupi. Per riuscirci, deve passare attraverso tale FrancoCavallo, detto “zio Frank”, amico di Lupi, che organizza tavoli con visione del ministro, annesso dialogo e strette di mano, in cene da 10mila euro: “Inizia alle 7? A che ora finirà? Si cena in piedi?”, chiede Pizzarotti a “zio Frank”, il 19 marzo 2014, annunciandogli la sua presenza. Dodici giorni dopo – il primo aprile 2014 – “zio Frank” gli fissa un appuntamento telefonico con Emanuele Forlani, della segreteria di Lupi, ma l’aggancio non funziona. “Mi ha detto ‘devo vedere’…”, spiega Pizzarotti a zio Frank, “per l’amor di Dio sarà impegnatissimo, però, ragazzi, stiamo parlando di un’impresa che ha in ballo 4 miliardi di opere bloccate per motivi burocratici assurdi”. Ecco, nell’aprile 2014, Pizzarotti ha un problema: tenta di parlare con Lupi perché vede le sue “opere bloccate per assurdi motivi burocratici”. Cinque mesi dopo, versa 100 mila euro in Lussemburgo, alla Wadi Sca, diventando socio degli uomini più vicini a Renzi. Eppure il business delle start up non è mai stato il suo core business. Due mesi dopo questo versamento Renzi è a Parma, nell’azienda Pizzarotti, dove lo accolgono il patron Paolo con i figli Michele ed Enrica: “Occorre far ripartire l’edilizia”, dice davanti alle tv, “il governo vuol sostenere le imprese italiane all’estero”.
Di certo, in quel momento, c’è che è proprio Pizzarotti a sostenere un’azienda all’estero, per la precisione la Wadi sca. Contattato dal Fatto, l’imprenditore spiega che i problemi sono rimasti anche con l’arrivo al posto di Lupi di Graziano Delrio che però, a differenza del predecessore, almeno l’ha ricevuto. “Ci ha accolto, sì, ma senza alcun vantaggio per i nostri lavori”. Chi l’ha invitata – chiediamo – a investire nella Wadi? “Pacifici. Non sapevo fosse controllata da Carrai”. E sono due. Poi aggiunge: “L’ho scelta perché investe in start up in Israele, Paese più innovativo assieme alla California, dove peraltro la mia impresa lavora, nella convinzione di fare un affare azzeccato. Pacifici mi invia periodicamente report sull’andamento dei nostri investimenti”. E Israele, in questa storia, è davvero centrale.
Dal Mossad agli affari. Alla Wadi Sarl, nell’estate del 2014, si aggiunge un’altra società, la Leading Edge, riconducibile a Reuven Ulmansky, veterano della unità 8200 dell’esercito israeliano, creata nel 1952, equivalente alla National security agency (Nsa) degli Usa, dedita da sempre alla guerra cibernetica e alla “raccolta dati” per l’intelligence israeliana. Ulmansky è socio di Carrai e degli stessi uomini che, pochi mesi dopo, nel dicembre 2014, partecipano con il 33 per cento alla neonata Cys4 che, guarda caso, vanta tre sedi in Italia e una a Tel Aviv.
Chi sono i soci della Cys4? Per il 33 per cento, appunto, sono Sica, Moscati, la Fb di Bernabè, Pacifici e Carrai. Quali sono i soci della lussemburghese Wadi Sarl? Sica, Moscati, Bernabé, Pacifici, Carrai. E Sica, Moscati e Carrai, amministrano la cassaforte Wadi sca, dove hanno investito i loro soldi Serra, il futuro capo di San Paolo Vita, Maranzana, il futuro consigliere di Finmeccanica Landi, l’uomo della lobby del tabacco Valli, il grande imprenditore Pizzarotti.
Con i nuovi soci si cresce. Il 30 novembre 2014 la società porta il capitale a 1,5 milioni e delibera aumenti fino a 3 milioni. Gestiti dagli stessi uomini che controllano, attraverso la Cambridge, il 33 per cento della Cys4. E sul fronte italiano? La Cambridge, amministrata dallo stesso gruppo, nel 2014 vede esplodere l’utile da 46 mila euro a 1,5 milioni.
Ieri Il Fatto ha contattato Carrai, che ha preferito non rispondere alle nostre domande. È per lui che il premier Renzi sta ridisegnando l’intelligence del Paese, ridistribuendo poteri e rischiando disequilibri e frizioni con il Quirinale. Il tutto solo per creare un ruolo chiave da assegnare a Marco Carrai.
fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/21/carrai-la-rete-occulta-dello-007-di-renzi-tra-soldi-allestero-e-faccendieri/2566729/

BLITZ IMPROVVISO DI VIRGINIA RAGGI. SI E' PRESENTATA DI PERSONA PRESSO LA PER...

"Lotta al degrado, avviata la bonifica del complesso ex Bastogi". La sindaca di Roma Virginia Raggi annuncia così gli interventi avviati nella struttura alla periferia nord di Roma pensata per le persone in difficoltà abitativa. 

La prima cittadina questa mattina è andata a fare una visita in quella che è considerata una tra le periferie più degradate, dove l'Ama ha iniziato la pulizia delle aree con grazie ad un finanziamento di 42 mila euro messo a disposizione dal Campidoglio. "Tra due tre mesi l'area dovrebbe essere integralmente bonificata e i lavori sulle tubature saranno portati a conclusione", ha detto Raggi che ha annunciato anche l'arrivo di telecamere nella zona. La giunta ha stanziato 100 mila euro che il dipartimento lavori pubblici sta utilizzando per interventi di riparazione sulle tubature. 

"Allo stato attuale - spiegano da Roma Capitale - la spesa annuale per i consumi idrici è 450 mila euro ma con le operazioni già pianificate scenderà a 200 mila garantendo un risparmio di 250 mila euro". Un secondo appalto in corso di affidamento riguarderà invece interventi all'interno delle unità abitative volti ad eliminare le infiltrazioni e le perdite degli impianti. Questo intervento sarà volto anche ad un miglioramento delle condizioni igienico sanitarie degli alloggi. "Il Campidoglio e il Municipio stanno lavorando da novembre a questa situazione. Abbiamo trovato i fondi e avviato due appalti per la sistemazione", ha detto Raggi che si è fermata a lungo a parlare con gli abitanti del complesso che si sono mostrati soddisfatti della sua visita e le hanno illustrato nel dettaglio i problemi del posto. (ANSA

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Gli elettori 5 Stelle non crederanno ai loro occhi. Una lezione di giornalismo in diretta su La7. Guardate che ha fatto questa giornalista




Rispolveriamo questo video dello scorso gennaio 2014. Un filmato che ritorna attuale visto quanto mostrato da Santoro sull'alluvione di Genova nella trasmissione dello scorso giovedì. Un filmato che dimostra come Santoro non sia in grado di svolgere al meglio il suo mestiere.

Servizio Pubblico è ospite una giornalista tedesca: Petra Reski. La giornalista realizzò un'intervista a Beppe Grillo, nella quale il leader 5 Stelle disse chiaramente: voteremo i provvedimenti sui quali siamo d'accordo.

Santoro introduce così la questione-Grillo, rivolgendosi alla Reski: 
Dice Grillo: se facessero queste cose (abolizione finanziamento pubblico, nuova leggere elettorale, etc), io voterei un qualunque Governo. Questo era nella sua intervista.
Niente di più falso. Grillo non ha mai detto una cosa simile e la giornalista sbugiarda immediatamente Santoro rispondendo così: 
Lui non ha detto voterei il Governo, ha detto che sosterrebbe dei provvedimenti politici. Se qualcuno propone di dimezzare lo stipendio dei parlamentari, il Movimento 5 Stelle lo sosterrebbe. Questo è chiaro.
Santoro replica stizzito, come se non riuscisse a distinguere tra verità e menzogna: 
Noi prendiamo un sacco di lezioni dai giornalisti esteri però anche noi giornalisti italiani sappiamo leggere e scrivere. Allora qui c'è scritto: legge elettorale subito, via i finanziamenti retroattivi, massimo due legislature ... così noi appoggiamo qualsiasi Governo.
Niente, Santoro non ce la fa a dire la verità. Sembra incredibile e la giornalista straniera in studio non sa più come spiegarglielo. Ci prova replicando nuovamente: 
Lui non ha detto così, non ha detto che appoggerà qualsiasi Governo. L'intervista a Grillo l'ho fatto e l'ho scritta io. Io ho fatto l'intervista venerdì sera a mezzanotte. Sabato torno a casa e sento che qualcuno aveva già ripreso la mia intervista che sarebbe dovuta uscire il lunedì seguente. Hanno persino cambiato il titolo.
La giornalista prosegue nel suo racconto raccontando come i media italiani abbiamo travisato l'intervista estrapolandone alcune frasi e riscrivendone il senso. "Grillo ok al governissimo", questo uno dei titoli apparsi in Italia. Ma Grillo una cosa del genere non l'aveva mai detta. E anche Santoro, ovviamente, si è guardato bene dal raccontare la verità ai suoi telespettatori. Fortunatamente ha trovato in studio una giornalista che sa fare il suo lavoro e che lo ha sbugiardato in diretta tv.

STREPITOSO TRAGUARDO DEI 5 STELLE: GUARDATE CHE ANNUNCIO HANNO DATO!

Fico: ‘Ricevuta l’istruttoria sulla riforma dei vitalizi dall’Ufficio di Presidenza della Camera’

Giovedì l’Ufficio di Presidenza della Camera ha ricevuto l’istruttoria sulla riforma dei vitalizi.
Lo ha scritto il presidente della Camera Roberto Fico in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook.
L’istruttoria, che è arrivata nei tempi stabiliti, è molto dettagliata e riguarda la riforma dei vitalizi degli ex deputati predisposta dal Collegio dei questori, i quali ci hanno lavorato negli ultimi quindici giorni.
L’istruttoria, ha scritto Fico sul social network, “rappresenta il primo passo verso il superamento dei vitalizi ed evidenzia la necessità di svolgere ulteriori approfondimenti sul tema”. Su questo, ha aggiunto, “siamo già al lavoro”.
Il Presidente della Camera ha fatto anche sapere che l’Ufficio di Presidenza ha approvato anche la delibera di riforma dei cosiddetti “Allegati A e B”.
Cosa sono?
Gli Allegati A e B sono elenchi del personale che i gruppi parlamentari devono assumere in ogni legislatura, altrimenti vengono decurtati i finanziamenti.
Con l’approvazione di questa delibera saranno risparmiati 480 mila euro l’anno, che si sommano ai 18,7 milioni che si risparmieranno ricalcolando su base contributiva gli assegni pensionistici dei parlamentari.
E a questi si aggiungeranno i soldi risparmiati “con i prossimi interventi e che si sommerà ai risparmi prodotti dal Senato”.
Questi, hanno spiegato i portavoce 5 Stelle Riccardo Fraccaro, Maria Edera Spadoni, Azzurra Cancelleri, Mirella Liuzzi, Carlo Sibilia e Vincenzo Spadafora, “sono solo i primi passi di una nuova stagione politica: sta iniziando la Terza Repubblica”.
“Come M5S abbiamo dato la massima priorità a questo provvedimento per dare subito risposte concrete alle istanze di cambiamento espresse dai cittadini e affermare un principio di equità,” hanno affermato i portavoce pentastellati.
Sulle altre riforme di quella che è stata chiamata dai 5 Stelle “Operazione Taglia-Privilegi“, ha fatto sapere Fico, ci saranno aggiornamenti “passo dopo passo su tutto il percorso che stiamo facendo sul tema dei risparmi di Montecitorio”.

venerdì 27 aprile 2018

Berlusconi ha infamato il M5S ma per lui è finita malissimo: Di Maio l'ha umiliato così..

Silvio Berlusconi ha replicato alle dichiarazioni di Luigi Di Maio su Mediaset.
Il leader 5 Stelle, dopo le consultazioni di giovedì con il presidente della Camera Roberto Fico, ha detto che tutti noi vogliamo un’informazione libera, perciò “qualcosa va fatto sulla Rai e su Mediaset”.
Secondo Di Maio è inaccettabile che la Lega “come ho letto su alcuni giornali non possa scegliere liberamente, per paura che la tv di Berlusconi possa attaccarli”.
Un politico, ha aggiunto, “non può essere proprietario di tv”.
Berlusconi ha risposto a Di Maio nel corso di un incontro elettorale a Udine. Quello usato da Di Maio è “un linguaggio preoccupante”, ha detto il leader di Forza Italia, che ha aggiunto: “Si vuole toccare l’avversario sulla libertà privata e sul patrimonio. È cosa da anni ’70, da esproprio proletario”.

L’ex premier ha anche affermatp che “non c’è possibilità commerciale” che Mediaset “possa prendere partito per qualcuno perché eliminerebbe dalla sua audience gli altri”.
E ancora: “Mi lamento come sia sempre con tutti e un po’ meno con noi, per non essere televisione partigiana”.
Quanto all’intesa tra Pd e Movimento 5 Stelle iniziata dopo il fallimento delle consultazioni per sondare la possibilità di un governo centrodestra-M5S, Berlusconi ha commentato: “Se il Pd decidesse di accoppiarsi con M5s segnerebbe la sua scomparsa dallo scenario politico italiano”.
Secondo Salvini, però, c’è ancora uno spiraglio.
Il segretario della Lega, nonostante la chiusura definitiva dei pentastellati, ha dichiarato che non chiude “la porta in faccia a nessuno”, ma attende che finisca al più presto la “telenovela tra Renzi e Di Maio” perché sarebbe un esecutivo “irrispettoso per gli italiani”.
Salvini è sempre disponibile al dialogo con il M5S: “Quando avranno finito il loro amoreggiamento, se gli andasse male come io penso, io ci sono”, ha detto, aggiungendo che “gli italiani hanno votato un programma e una squadra e io non tradisco”.

Di Maio ha raggiunto un traguardo senza precedenti. Nessun media ha dato la vera notizia di quel che riuscito a fare..

Se l’obiettivo era sfasciare i due poli Di Maio c’è riuscito benissimo. Ha fatto litigare Berlusconi e Salvini, e con il possibile accordo col Pd sta riuscendo a distruggere i democratici, spaccati in ala renziana e ala governista

Prima il centrodestra, ora il Partito Democratico. Se il suo obiettivo era sfasciare gli altri due poli, mettendone impietosamente a nudo le contraddizioni e le faide interne, Luigi Di Maio ci è riuscito benissimo. Dietro lo sguardo da parvenu grillino, poco più che trentenne, il buon Giggino ha dimostrato doti da vecchia volpe democristiana che pochi gli avrebbero riconosciuto in partenza, oltreché un’eccellente capacità di tenuta sulla media durata, al contrario dei suoi più scafati avversari.

Gli è bastato un mese e mezzo, in fondo, dal 4 marzo a oggi. E gli è bastato offrire a entrambi gli schieramenti - meglio: a una parte di essi - l’amo di un’alleanza di governo.
Nel centrodestra, l’indisponibilità a qualsiasi trattativa con Berlusconi ha sin da subito scavato un solco tra il Cavaliere furioso e il Salvini incline alla trattativa, col risultato che oggi nessuno dei due si fida dell’altro e nessuno dei due ne fa più mistero, ormai.

Fosse una strategia consapevole - ammesso e non concesso che lo sia, in effetti - lo scopo ultimo del gioco non potrebbero essere che le elezioni anticipate
Lo stesso, specularmente, sta accadendo all’interno del Partito Democratico. Il 5 marzo erano (apparentemente) tetragoni nel respingere un’ipotesi di governo con il Movimento Cinque Stelle, a ruota della fatwa che Matteo Renzi, dimettendosi, aveva lanciato il giorno successivo al tracollo elettorale. Oggi, a distanza di meno di due mesi, è tana libera per tutti, con il segretario Martina che apre ai Cinque Stelle, il presidente Orfini che chiude, l’organo di stampa ufficiale, Democratica, che porta avanti la linea di Renzi, mezza nomenclatura del Partito - da Franceschini a Orlando -che sposa la linea della trattativa, militanti che rispolverano lo slogan #senzadime e altri che rispondono loro per le rime. Col rischio, concreto, che in tutto questo sia Di Maio a decidere di sfilarsi, lasciando i poveri dem da soli a scannarsi tra loro.

Fosse una strategia consapevole - ammesso e non concesso che lo sia, in effetti - lo scopo ultimo del gioco non potrebbero essere che le elezioni anticipate. Ottenute per stallo sopraggiunto e certificato, dopo aver dimostrato di essere un bravo moderato che non spacca il Paese, dopo essersi legittimato con le élite economiche nazionali e continentali, dopo aver spaccato i cocci altrui. Con l’altrettanto rosea alternativa di un’opposizione solitaria mentre tutti gli altri collaborano in un governo del presidente, cosa che facilita, e non di poco, la conquista prossima ventura di Palazzo Chigi.

L’unico rischio, in fondo, si annida qua, nelle ultime mosse prima dello scacco matto. Perché, va ricordato, Di Maio è riuscito a fare quel che ha fatto a centrodestra e Pd perché c’è qualcuno, al Quirinale, che gliel’ha lasciato fare. Chissà cosa accadrà nel giorno in cui le strategie di Mattarella e quella del capo politico del Cinque Stelle non collimeranno più.

Fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2018/04/25/dopo-il-centrodestra-tocca-al-pd-e-di-maio-il-vero-rottamatore/37889/

Clamoroso a Striscia! Mandano in onda una denuncia del M5S. Quello che salta fuori è assurdo

Bufera a Striscia! Ficarra e Picone danno spazio a una denuncia del M5S. Quello che viene fuori è incredibile. Finalmente qualcuno si è deciso a dar voce a una denuncia gravissima che il M5S porta avanti da anni, gli unici sono stati questi due signori. Adesso vi chiediamo di mettervi comodi e di farlo girare ovunque. Intanto ringraziamo Ficarra e Picone per essersi interessati!  Massima condivisione!


 

Photo by fabiolopiccolo:

L'Acea in mano alla Raggi fa risorgere l'articolo 18 rottamando il Jobs Act.

Accordo tra sindacati e azienda. Le regole sul licenziamento per giusta causa tornano a quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori prima del Jobs Act. Miceli (Filctem): il diritto del lavoro "rientra in fabbrica". Camusso (Cgil): una svolta


Ancora un'intesa no Jobs Act. L‘accordo integrativo sottoscritto da Acea di Roma e dai sindacati ripristina pienamente l‘articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sul licenziamento per giusta causa. Un risultato accolto con grande soddisfazione dalla Cgil. "È il più importante accordo sottoscritto finora che prevede il ripristino dell’articolo 18 della legge 300 in modo esplicito e inequivocabile, com’era prima dell’entrata in vigore del Jobs Act”: così il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli.
Si tratta di "un atto di coraggio dei vertici aziendali cui rivolgiamo il nostro plauso – prosegue il segretario Filctem - e, insieme, il giusto premio nei confronti delle organizzazioni sindacali di categoria e aziendali per la tenacia nel voler raggiungere un risultato che hanno fortemente voluto e per il quale si sono coerentemente battuti”. Quest'accordo dimostra che "l’abolizione dell’articolo 18 non è strategica per l’impresa, ma soltanto una rozza limitazione della libertà individuale dei lavoratori e una conseguente rottura unilaterale dell’equilibrio tra imprenditore e lavoratore. Almeno in Acea possiamo affermare che, da oggi, il diritto del lavoro ha varcato nuovamente i cancelli di una fabbrica”.
Miceli evidenzia che l'integrativo firmato in Acea "è qualificante per la sua concezione moderna nel governo di un servizio che vuole migliorare la vita dei cittadini, scegliendo la strada della partecipazione, dell'innovazione organizzativa, di un approccio sobrio e non smisurato verso il welfare". Per il segretario generale della Filctem Cgil "in una fase storica come questa, che vede un’ingerenza pericolosa dell’innovazione tecnologica tendente a limitare la libertà soggettiva di ogni singolo lavoratore, è di grande valore aver concordato una gestione contrattuale dei controlli a distanza che si fondi sul rispetto della normativa sulla privacy. È un punto di equilibrio importante tra le esigenze di organizzazione e di innovazione aziendale e il rispetto della dignità dei lavoratori".
Molto positivo anche il giudizio di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: questo atto "può segnare un punto di svolta che potrà consentire, anche a quell’azienda, di essere attenta non solo ai bisogni del management e della politica, ma a quelli ben più importanti dei cittadini e dei lavoratori”.

Per Camusso “quanto sottoscritto in Acea apre una nuova fase della contrattazione. Abbiamo avuto come obiettivo il miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso la riconquista di diritti che il legislatore, sbagliando, riteneva superati e inutili. Diritti la cui cancellazione ha provocato una ricaduta negativa non solo sull’insieme delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche sui livelli qualitativi dei servizi erogati e della soddisfazione degli utenti e sui risultati economici dell’impresa”.

“Acea ha dimostrato coraggio, ma non è la sola che si sta muovendo in questa direzione. Finalmente - aggiunge il segretario generale della Cgil - anche le aziende si rendono conto della necessità di puntare su occupazione, produzione e investimenti di qualità, che non possono basarsi sul sistema di paura e ricatto introdotto dalle norme del Jobs Act”. “Un mondo del lavoro e dell’impresa cambiato - continua - che per competere non chiede più ordine e disciplina, ma creatività e collaborazione”. 

“Per questo - sostiene il leader della Cgil - servono nuovi diritti che sappiano tutelare al contempo il lavoro esistente e quello futuro. Noi - ricorda - abbiamo messo in campo una legge di iniziativa popolare, la ‘Carta universale dei diritti’, sulla quale abbiamo raccolto oltre 1.300.000 firme”. “L’accordo Acea - conclude Camusso - si inserisce nella campagna per dare al mondo del lavoro nuove tutele e nuovi diritti, ed è subordinato al voto delle lavoratrici e dei lavoratori. Un atto di democrazia reale e concreto”.

Fonte: http://www.rassegna.it/articoli/in-acea-ritorna-larticolo-18
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