Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2017.
Ora che anche Reporter Sans Frontières si è bevuta la fake news secondo cui in Italia la libertà di stampa è minacciata da Grillo, che notoriamente controlla tutte le tv, le radio, i giornali, i siti web e i social, siamo tutti più sollevati. Potremo allegramente andare a votare con Rai1, Rai2, Rai3, Tg1, Tg2, Tg3 in mano ai renziani e Canale 5, Italia1, Rete4, Tg5, Studio Aperto, Tg4 in mano ai berlusconiani senza patemi per il pluralismo e la par condicio. Resta da capire come mai, quando le opposizioni criticavano la Rai occupata da B., gli organismi internazionali si preoccupavano non per chi la criticava, ma per chi la occupava, mentre oggi che le critiche vengono dai 5Stelle e dalle sinistre sciolte, cioè dagli esclusi dalla spartizione, il monopolio governativo sull’informazione non è più un vizio da combattere, ma una virtù da difendere. Il guaio è che ormai la percezione della realtà è talmente falsata dai gargarismi propagandistici sul populismo, le post-verità e le fake news, che anche chi la osserva dall’esterno è costretto a indossare occhiali deformanti.
E giunge a conclusioni paradossali: se il pericolo per la stampa libera viene da chi critica la propaganda governativa, da sempre principale produttrice ed esportatrice di fake news, e non dal partito di governo che caccia la Berlinguer dal Tg3 perché non allineata, chiude Ballarò di Giannini perché non allineato e bombarda Report perché non allineato, allora anche in Turchia e in Russia la libera stampa è minacciata non da Erdogan e da Putin che arrestano i giornalisti scomodi (quelli che hanno la fortuna di non crepare in circostanze misteriose con largo anticipo sulla tabella di marcia) e chiudono i giornali di opposizione, ma da chi protesta contro gli arresti e le serrate. C’è una bella differenza – o almeno dovrebbe esserci – fra le opposizioni che criticano i Minculpop governativi e i governi che attaccano i pochi giornalisti e testate che sfuggono al loro controllo. Forse, nello strano rapporto di Rsf, accanto a Grillo avrebbe meritato una citazione anche Renzi, che a ogni Leopolda mette alla gogna il Fatto e a ogni comparsata tv ci minaccia e ci insulta senza mai smentire una nostra parola.
Molte firme del Fatto, per vent’anni, hanno denunciato le balle (ancora non si chiamavano fake news) diffuse a piene mani dagli house organ berlusconiani targati Rai e Mediaset contro chiunque osasse opporsi a B.: dalla campagna anti-Mani Pulite alle bufale su Telekom Serbia e sul dossier Mitrokhin contro il centrosinistra. E con noi smascherarono quelle patacche altri giornali e molti intellettuali.Non eravamo al potere, non avevamo alcuna influenza sulla carriera dei “colleghi” che si prestavano a quel gioco sporco. Idem i partiti di opposizione che si associavano alle nostre denunce. E queste venivano prese molto sul serio dagli amici di Rsf come dall’Osce e da Freedom House. Oggi che l’occupazione militare della Rai l’ha fatta Renzi (vuole persino cacciare il pur zelante dg Campo Dall’Orto per non avere ancora spento un paio di voci dissenzienti superstiti) e che i direttori dei tg censurano le notizie sgradite ai renziani e diffondono impunemente plateali menzogne contro la maggior forza di opposizione sulle orme dei Mimun e dei Minzolini, che dovrebbero fare le vittime di questo gioco al massacro? Subire in silenzio o reagire? E, se reagiscono smentendo le balle e denunciando i diffamatori, attentano alla libera stampa? Difficile, anche per mancanza della medesima. Il che non vuol dire che siano esenti da colpe, anzi. La rubrica “Il giornalista del giorno”, che un paio d’anni fa metteva alla gogna sul blog di Grillo chi criticava il M5S, era intimidatoria e inaccettabile.
Così come Grillo che scacciava i cronisti dai suoi comizi. E il pubblico elenco con nomi e cognomi dei giornalisti denunciati da Di Maio all’Ordine per alcune falsità scritte sul suo conto. Ma la rettifica delle fake news scagliate contro un movimento peraltro accusato di averle inventate non è una minaccia: è un diritto, specie per chi ancora attende le smentite e le scuse dei giornaloni per le bufale sulla Raggi che sta per essere arrestata, o accusata di corruzione e riciclaggio, o sta trattando per patteggiare la pena, o nasconde dietro le polizze di Romeo fondi neri per comprare voti, o riapre la discarica di Malagrotta del famigerato Cerroni; o su Di Maio che difende Marra e poi mente affermando il contrario (la prova era un messaggio in chat tagliuzzato da tre giornali in stereofonia); o sulla Muraro coinvolta in Mafia Capitale; o su tal Beatrice Di Maio che diffonde post verità per i 5Stelle (era la moglie di Brunetta). Ora anche i bersaniani di Mdp, e pure Orlando ed Emiliano si accorgono dell’asfissiante regimetto che oscura tutti i non allineati o, se parla di loro, è per manganellarli.
Benvenuti tra noi.
Se gli amici di Rsf volessero farsi un giro in Italia per correggere o integrare il loro rapporto, potrebbero fare due chiacchiere con Sigfrido Ranucci di Report o dare un’occhiata al linciaggio a reti ed edicole unificate dei dipendenti Alitalia. Che hanno tenuto la schiena dritta rigettando il finto piano di rilancio presentato da manager falliti spalleggiato da un governo ridicolo. Eppure non c’è tg né giornalone che non dia la colpa del disastro aereo ai “piloti kamikaze”. Basterebbe trasmettere i delirii dello zuzzurellone che nel 2015 presentò le nuove, orrende e costosissime divise del personale Alitalia, appena affidata alle sapienti mani degli arabi di Etihad e del solito Montezemolo: “Vi chiedo di allacciarvi le cinture, perché qui stiamo decollando davvero! Allacciate le cinture, Alitalia decolla per nuove destinazioni. E il decollo di Alitalia è il decollo dell’Italia!”. Ricchi premi a chi indovina chi era....
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.