martedì 31 luglio 2018

ULTIM'ORA - SCATTA LA DENUNCIA DI LUIGI DI MAIO: CONDIVIDETE IL PRIMA PRIMA POSSIBILE!

L'annuncio di Luigi Di Maio:

Il Decreto Dignità nasce solo ed esclusivamente per realizzare quanto promesso in campagna elettorale e quindi ciò di cui secondo noi hanno bisogno gli italiani, né più e né meno.

E questa per me è politica con la P maiuscola, quella che aspettavamo da tempo e che secondo noi non si faceva perché anziché gli interessi comuni dei cittadini se ne tutelavano altri, ma questa prassi è finita.



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LA SAPETE L'ULTIMA DELL'AIUTINO ALLA "LADY" DI RENZI? NON AVEVA I REQUISITI PER LA CHIAMATA DIRETTA.

LA BUONA SCUOLA FINISCE IN TINELLO - LA 'VERITA'' DI BELPIETRO: LA MOGLIE DI RENZI ASSUNTA CON CHIAMATA DIRETTA MALGRADO L' ASSENZA DI CERTIFICAZIONE LINGUISTICA E DIDATTICA DIGITALE - LA GIUSTIFICAZIONE: “PARLO INGLESE E FRANCESE, SONO AUTODIDATTA DEL WEB. FARÒ I CORSI”

Christian Campigli e Alessia Pedrielli per “la Verità”


«Un giornalista? No guardi, la preside non parla con nessun giornalista. Anzi, se ne vada immediatamente, altrimenti abbiamo l’ordine di chiamare i carabinieri». Ci hanno ricevuto così all’Istituto Tecnico Peano di Firenze, mentre Agnese Landini, moglie di Matteo Renzi, era a cena alla Casa Bianca in compagnia del presidente Obama.

Da settembre la first lady lavora qui, in una delle scuole più prestigiose della città, come docente di italiano e latino. Ma dopo nemmeno un mese ecco, già, il primo impegno (del consorte) che la porta lontano dai suoi alunni.

Nulla di illecito, per carità: Agnese, adesso non è più una precaria, insegna part time ed è bastato un permesso per motivi familiari per volare dall’altra parte dell’oceano. Ma come è arrivata, da impegnatissima- moglie- di premier, ad essere assunta in un rinomato istituto, non lontano da casa, nell’annus horribilis della scuola italiana?


La strada, lo dimostrano i fatti, gliela ha aperta la riforma voluta dal marito, la stessa che, invece, tra trasferimenti e ricorsi, ad altre migliaia di docenti italiani ha sconvolto la vita. Per lei, che si trovava al posto giusto al momento giusto, prima è arrivato il contratto a tempo indeterminato poi, grazie all’introduzione delle assunzioni a chiamata diretta, anche la cattedra, nonostante qualche titolo che mancava all’appello.

«Io faccio uno più uno. Ha la moglie, che non ha superato il concorso, che però sta nelle graduatorie ad esaurimento…e guarda caso quella graduatoria l’ha davvero esaurita, assumendo tutti. È evidente che ci sia qualcosa che non torna », suggeriscono voci nei corridoi della Cgil fiorentina.

Di certo la carriera della first lady, negli ultimi anni, non è stata tra le più impegnative: dopo essere stata fermata alle selezioni per insegnanti di ruolo, nel 2012, Agnese rientra nelle graduatorie per precari e la ritroviamo, prima, supplente per qualche mese in un educandato, poi in aspettativa per impegni di famiglia. E dopo la pausa, quando torna a scuola, nel 2015, pur lavorando sotto casa sceglie ancora l’orario ridotto.


Eppure proprio mentre è in aula, da supplente, qualche ora a settimana, arriva il primo colpo di fortuna. Parte la riforma La Buona Scuola, pensata dal consorte che, tra gli altri, stabilizza (grazie alla cosiddetta «fase c») anche i docenti iscritti alle graduatorie ad esaurimento e che non avevano superato il concorso. Tra cui Agnese.

«A Renzi avevamo consigliato di fare in modo diverso, per esempio un piano pluriennale di assunzioni in modo da esaurire quelle graduatorie in due o tre anni», spiegano ancora i sindacati, critici verso quella «fase c» che, con le assunzioni di massa, ha creato caos nelle assegnazioni. «Invece lui ha messo di ruolo tutti, senza guardare quali competenze davvero servissero », continuano «così, per esempio a Firenze ci sono 82 docenti di materie giuridiche parcheggiati lì, mentre, magari, mancano quelli di matematica ». E concludono: «La criticità è questa, la malignità viene dopo», ma «certo stupisce che un premier così giovane, così rampante», non abbia «pianificato le cose in modo più sensato».


Per Agnese, comunque, un senso c’è. Appena entrata di ruolo infatti, la consorte si ritrova in cattedra, voluta dalla preside dell’Istituto Peano, che tra tante, preferisce proprio lei. E, anche in questo caso, il merito è della riforma che ha dotato i dirigenti scolastici di poteri assoluti: niente più punteggio o anzianità, con la chiamata diretta, il dirigente assume chi vuole. Anche a prescindere dai titoli, se è il caso.

Nell ’avviso di selezione per i posti al Peano, pubblicato lo scorso 18 agosto, la dirigente dell’istituto indicava i titoli preferenziali su cui si sarebbe basata la scelta dei docenti: ai primi posti per importanza figuravano la certificazione linguistica (B2 o superiore) e i titoli in didattica digitale (uso degli strumenti tecnologici per l’insegnamento). Alla selezione rispose anche Agnese, ammettendo onestamente di non avere all’attivo, almeno in parte, i titoli richiesti.


«Non possiedo ancora certificazioni linguistiche ma ho buona padronanza di inglese e francese e sono intenzionata ad iniziare il percorso di certificazione», scriveva lei stessa nel suo curriculum «e per la didattica digitale ho acquisito competenze in maniera autonoma, ma sono intenzionata a seguire corsi per incrementare le mie conoscenze». Ma poco importa. La moglie del premier viene comunque assunta.


E, anzi, la preside, Maria Centonze, ben lieta della scelta, interpellata qualche giorno dopo sull’incarico alla first lady, spiegherà con semplicità: «Il suo curriculum corrispondeva ai requisiti pubblicati nel bando dell’Istituto: uso della tecnologia in classe e conoscenza della lingua inglese ».

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/buona-scuola-finisce-tinello-verita-belpietro-moglie-134662.htm

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TANGENTI SULLA TAV, ARRESTATI FIGLI DI POLITICI E DI ALTI PAPAVERI. ECCO CHI SONO I PARASSITI DI QUESTO STATO INFAME E PARASSITA

Spiccano due nomi illustri nell’inchiesta della Procura di Roma su appalti e corruzione delle grandi opere. Uno è l’imprenditore Giandomenico Monorchio (figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio) arrestato stamattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma. L’altro, che risulta indagato a piede libero, è invece Giuseppe Lunardi, anch’egli imprenditore, nonché figlio dell’ex potente ministro Pdl ai Trasporti e alle Infrastrutture del governo Berlusconi, Pietro Lunardi.

Sono in totale ventuno gli arrestati tra Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria nell’indagine condotta dai carabinieri di Roma e denominata «Amalgama» (per simboleggiare i legami stretti). Ipotizza la corruzione per ottenere contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta Tav «Av./A.C Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi» (Alta Velocità Milano-Genova), del 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa. Agli indagati i procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino contestano, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione.

Uno scambio di favori tra dirigenti e imprenditori. Falsi certificati sui lavori in cambio di subappalti. Ruolo «chiave» era quello del direttore lavori, l’ingegner Giampiero De Michelis, considerato il «promotore e organizzatore» della banda insieme all’imprenditore calabrese Domenico Gallo. Era proprio lui che, incaricato della direzione dei lavori dal «contraente generale», svolgeva compiacenti controlli di qualità e rilasciava certificati dove si affermava il falso, ottenendo come contropartita «commesse per beni e servizi» fatturati a ditte riferibili a parenti o amici.

Il complesso meccanismo è spiegato dalle intercettazioni telefoniche con le quali i carabinieri, agli ordini del generale Antonio De Vita, hanno incastrato i due principali protagonisti e gli altri indagati coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta. Tantissime le telefonate ascoltate dagli inquirenti. C’è ad esempio quella dell’aprile 2015, nella quale Gallo dice a un coindagato: «Chi fa il lavoro… la stazione appaltante… i subappaltatori… deve crearsi l’amalgama, mo’ è tutt’uno… Perché se ognuno tira e un altro storce non si va avanti… Quando tu fai un lavoro diventi… parte integrante di quell’azienda là… E devi fare di tutto perché le cose vadano bene… è giusto?».

I carabinieri annotano nel verbale, poco dopo, lo stupore dello stesso Gallo nell’apprendere che il suo interlocutore credeva che i controlli sui lavori venissero svolti secondo le regole: «Ah, perché pensavi che erano…». Quello risponde: «Io sì», e Gallo chiarisce: «Nooo… non pensare…. Chi pensa male fa peccato ma non sbaglia mai».

FONTE:

LA STAMPA

Sapete cosa hanno scoperto i 5 Stelle su Saviano? Non ci crederete mai! Diffondete la verità..

“NON CI CREDERETE MAI!!!! FATE CIRCOLARE LA VERITÀ,” esordisce così il deputato del M5S Manlio Di Stefano in un post pubblicato su Facebook in cui denuncia la presunta imparzialità di Reporters sans frontières (Rsf), l’organizzazione che ogni anno stila la classifica della libertà di stampa.
Proprio ieri è stato pubblicato l’ultimo report di Rsf e la notizia positiva è che l’Italia sale dal 77esimo al 52esimo posto. Ma quella negativa, e inaspettata, è che l’organizzazione francese ha bacchettato il M5S in quanto colpevole di “comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che gli danno fastidio”.
Beppe Grillo ha commentato la vicenda con ironia: “Tutta colpa mia, pensavo fosse del sistema informativo marcio”, ha scritto sul suo blog. Altri esponenti 5 Stelle come Manlio Di Stefano, poi, hanno fatto notare Roberto Saviano ed Eugenio Scalfari fanno parte del board emerito di Reporters sans frontières.
Scrive Di Stefano:
“Da qualche ora i giornali italiani sono alla carica contro il M5S perché, dal nuovo rapporto di Reporters sans Frontieres, in Italia “il livello di violenze contro i reporter (intimidazioni verbali o fisiche, provocazioni e minacce) è molto preoccupante, e alcuni responsabili politici – come Beppe Grillo del MoVimento 5 Stelle – non esitano a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che gli danno fastidio”.
Mi sono chiesto, è mai possibile che un’associazione che fa questo di mestiere non sia in grado di distinguere chi attacca o minaccia la stampa a scopo intimidatorio e chi, invece, difende la propria immagine dalla diffamazione scientifica a opera di testate giornalistiche di proprietà di avversari politici?
Così sono andato a guardare chi sono le “fonti” italiane di Reporters sans Frontieres direttamente dal loro sito e quello che ho scoperto è meraviglioso: Eugenio Scalfari e Roberto Saviano.
L’indipendenza di giudizio dei due in questione sul M5S si riassume in queste due frasi:
Eugenio Scalfari 04.11.2016: “Il vostro è un movimento politicamente comico: fate ridere”
Roberto Saviano 22.04.2016: “Di Maio, con il suo intransigente ‘cattivismo’, parla e compiace, in breve cerca i voti, di tutti quelli che i migranti li vorrebbero morti in fondo al mare. Come nel Cile di Pinochet (o era il Venezuela?)”.
Forse sarebbe il caso di rinunciare a questo balzo in avanti di 25 posizioni nella classifica di libertà di stampa, no?
Aiutatemi a far girare questa verità, condividete tutti”.

Photo by fabiolopiccolo:

NOTIZIA DEVASTANTE! RENZI RISCHIA GROSSO, INDAGA LA PROCURA SULL'EVENTUALE DANNO SCANDALOSO ALLE CASSE DELLO STATO PER "L'AIR FORCE RENZI"

Parte l’indagine della Corte dei Conti sull’Air Force Renzi.
Lo fa sapere tramite il “Blog delle Stelle” il M5S, che rilancia un articolo di Carlo Di Foggia per Il Fatto Quotidiano.
“I 150 milioni di euro spesi per soli 8 anni di noleggio dell’Air Force Renzi rischiano di costare molto cari all’ex premier: adesso anche la Corte dei Conti sta indagando per vederci chiaro,” scrivono i pentastellati, che spiegano:
Il Fatto Quotidiano di oggi riporta che già ‘lo scorso 9 luglio la magistratura contabile ha aperto un fascicolo gestito direttamente dal procuratore Andrea Lupi, che ha affidato la delega per le indagini alla Finanza. Le Fiamme Gialle chiederanno al Segretario Generale della Difesa e alle varie autorità la documentazione, dal contratto e dalle spese previste e già effettuate, e sentiranno i dirigenti coinvolti’.”
“Si infrange così, miseramente, – prosegue il post dei 5Stelle – il tentativo del pd di derubricare l’azione del governo a semplice ‘propaganda’.”
“La verità – aggiungono – è che l’Air Force Renzi è uno spreco multimilionario che i cittadini hanno dovuto subire a causa delle manie di grandezza dell’ex premier”.
E spiegano: “Con gli stessi soldi avremmo potuto comprare ogni anno tre treni nuovi di zecca per il trasporto regionale e dei pendolari, oppure acquistare una decina di nuove Tac per la sanità pubblica o ancora costruire due scuole con almeno 25 aule ciascuna e laboratori ai nostri ragazzi”.
Poi l’affondo contro “il senatore semplice del pd”, ovvero Matteo Renzi, il quale “farebbe bene a evitare di perdere tempo con video della disperazione e dedicarsi a preparare le carte per la Corte dei Conti: è ora di dire la verità agli italiani”.
“E se la magistratura rileverà degli abusi è giusto che chi ha sbagliato paghi. La strenua difesa degli sprechi e dei privilegi da parte del partito democratico è completamente antistorica,” conclude il M5S.

Fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/07/31/parte-lindagine-della-corte-dei-conti-sullair-force-renzi-m5s-ora-di-dire-la-verita-agli-italiani/
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