Iva, governo pronto all'aumento per poter accontentare Bruxelles
Nella lettera alla Ue Padoan apre all'ipotesi di non congelare l'aumento delle aliquote dal 10 al 13% e dal 22 al 24%. In ballo fino a 15 miliardi, utili per tagliare Ires e Irpef
La coperta è corta, ma Bruxelles non deve preoccuparsi dei conti dell'Italia. Al limite si risolverà tutto con un incremento delle aliquote Iva.
Il contenuto della lettera del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ai commissari Ue Moscovici e Dombrovskis è perfettamente sintetizzabile in questo modo.
In buona sostanza, il titolare del Tesoro ha rassicurato i propri interlocutori europei che nella legge di Stabilità 2017 gli aumenti Iva saranno bloccati solo in presenza di misure di riduzione del deficit perché «l'Italia intende rispettare i requisiti del patto di Stabilità». Non bisogna, perciò, dare per scontato - come anche il governo e la maggioranza hanno sempre cercato di far credere - che la prossima Finanziaria sarà più o meno neutra dal punto di vista fiscale come la precedente. Ma di cosa stiamo parlando in realtà? Nel 2017 bisogna disinnescare l'incremento al 13% dell'aliquota Iva attualmente al 10, misura che assicurerebbe un gettito di circa 7 miliardi e il rialzo dal 22 al 24% dell'aliquota massima che consentirebbe di incamerare altri 8 miliardi.
Agendo su una delle due leve o su entrambe Padoan, e di conseguenza Renzi, potrebbe ottenere tre risultati: fare bella figura con Bruxelles, utilizzare parte dei maggiori introiti per mantenere le promesse e, magari, far salire l'inflazione. Ma andiamo per ordine. Assodato che la Commissione Ue pretende dall'Italia più impegno, una manovra che aumenta il prelievo sui consumi accontenterebbe i commissari anche se il debito dovrebbe scendere lentamente (dal 132,7 al 132,4% del Pil quest'anno).
Le promesse di Renzi, casualmente, costano quanto l'innalzamento di un'aliquota Iva. Il taglio dell'Irpef sui redditi medi (limatura di un punto delle aliquote al 27 e 38%) determinerebbe minori introiti per 3 miliardi. Analogo esborso prevede la riduzione dell'Ires sulle imprese di tre punti dal 27,5 al 24,5%: è già prevista dall'attuale Stabilità, ma avere un gruzzoletto a disposizione aumenterebbe i margini di manovra anche per la riduzione del debito (cui in teoria si dovrebbe devolvere lo 0,5% del Pil ogni anno). Infine, l'intervento statale a copertura degli interessi sui prestiti pensionistici per consentire l'uscita anticipata di chi è nato tra il '51 e il '53 dovrebbe costare meno di un miliardo. «L'Ape (anticipo pensionistico) prevede che devi rinunciare a una piccola percentuale l'anno, dall'1 al 3 per cento. A chi è messo male, con pensione bassa e 55 anni, puoi togliere l'uno ma per gli altri puoi arrivare magari al 4», ha detto ieri il premier a Porta a porta aggiungendo che «nel 2017 le tasse scenderanno ancora, ma non dico come».
Ecco, l'aumento Iva è una risposta parziale, mentre altre risorse potrebbero provenire dalla riapertura della voluntary disclosure delle attività detenute all'estero. «Secondo me la rifaremo, c'è uno spazio per poterci lavorare ancora. È un'ipotesi concreta», ha aggiunto Renzi sperando in un bis, se non di più, dei circa 3,5 miliardi incassati nel 2015.
Soldi presi dai contribuenti con la mano destra e restituiti, solo in parte, con la sinistra. Purtroppo l'Europa comporta questo costo. C'è solo da sperare che lo scenario macroeconomico non peggiori. «L'Italia ha tentato tutte le strade e sarebbero guai grossi se ci fosse un'altra recessione», ha dichiarato l'ex capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno al Telegraph. Come minimo, bisogna allacciare le cinture.
FONTE: http://www.ilgiornale.it/news/politica/iva-governo-pronto-allaumento-poter-accontentare-bruxelles-1257986.html
Nella lettera alla Ue Padoan apre all'ipotesi di non congelare l'aumento delle aliquote dal 10 al 13% e dal 22 al 24%. In ballo fino a 15 miliardi, utili per tagliare Ires e Irpef
La coperta è corta, ma Bruxelles non deve preoccuparsi dei conti dell'Italia. Al limite si risolverà tutto con un incremento delle aliquote Iva.
Il contenuto della lettera del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ai commissari Ue Moscovici e Dombrovskis è perfettamente sintetizzabile in questo modo.
In buona sostanza, il titolare del Tesoro ha rassicurato i propri interlocutori europei che nella legge di Stabilità 2017 gli aumenti Iva saranno bloccati solo in presenza di misure di riduzione del deficit perché «l'Italia intende rispettare i requisiti del patto di Stabilità». Non bisogna, perciò, dare per scontato - come anche il governo e la maggioranza hanno sempre cercato di far credere - che la prossima Finanziaria sarà più o meno neutra dal punto di vista fiscale come la precedente. Ma di cosa stiamo parlando in realtà? Nel 2017 bisogna disinnescare l'incremento al 13% dell'aliquota Iva attualmente al 10, misura che assicurerebbe un gettito di circa 7 miliardi e il rialzo dal 22 al 24% dell'aliquota massima che consentirebbe di incamerare altri 8 miliardi.
Agendo su una delle due leve o su entrambe Padoan, e di conseguenza Renzi, potrebbe ottenere tre risultati: fare bella figura con Bruxelles, utilizzare parte dei maggiori introiti per mantenere le promesse e, magari, far salire l'inflazione. Ma andiamo per ordine. Assodato che la Commissione Ue pretende dall'Italia più impegno, una manovra che aumenta il prelievo sui consumi accontenterebbe i commissari anche se il debito dovrebbe scendere lentamente (dal 132,7 al 132,4% del Pil quest'anno).
Le promesse di Renzi, casualmente, costano quanto l'innalzamento di un'aliquota Iva. Il taglio dell'Irpef sui redditi medi (limatura di un punto delle aliquote al 27 e 38%) determinerebbe minori introiti per 3 miliardi. Analogo esborso prevede la riduzione dell'Ires sulle imprese di tre punti dal 27,5 al 24,5%: è già prevista dall'attuale Stabilità, ma avere un gruzzoletto a disposizione aumenterebbe i margini di manovra anche per la riduzione del debito (cui in teoria si dovrebbe devolvere lo 0,5% del Pil ogni anno). Infine, l'intervento statale a copertura degli interessi sui prestiti pensionistici per consentire l'uscita anticipata di chi è nato tra il '51 e il '53 dovrebbe costare meno di un miliardo. «L'Ape (anticipo pensionistico) prevede che devi rinunciare a una piccola percentuale l'anno, dall'1 al 3 per cento. A chi è messo male, con pensione bassa e 55 anni, puoi togliere l'uno ma per gli altri puoi arrivare magari al 4», ha detto ieri il premier a Porta a porta aggiungendo che «nel 2017 le tasse scenderanno ancora, ma non dico come».
Ecco, l'aumento Iva è una risposta parziale, mentre altre risorse potrebbero provenire dalla riapertura della voluntary disclosure delle attività detenute all'estero. «Secondo me la rifaremo, c'è uno spazio per poterci lavorare ancora. È un'ipotesi concreta», ha aggiunto Renzi sperando in un bis, se non di più, dei circa 3,5 miliardi incassati nel 2015.
Soldi presi dai contribuenti con la mano destra e restituiti, solo in parte, con la sinistra. Purtroppo l'Europa comporta questo costo. C'è solo da sperare che lo scenario macroeconomico non peggiori. «L'Italia ha tentato tutte le strade e sarebbero guai grossi se ci fosse un'altra recessione», ha dichiarato l'ex capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno al Telegraph. Come minimo, bisogna allacciare le cinture.
FONTE: http://www.ilgiornale.it/news/politica/iva-governo-pronto-allaumento-poter-accontentare-bruxelles-1257986.html
mi raccomando continuate a votare PD che vi aumenta tutto dicendo che è colp a di altri o peggio è colpa nostra che... abbiamo aftto debito noi.Noi cosa ma che stia zitto anche Padoan che la laurea per me se la è comprata o al massimo è Honoris Causa .
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