lunedì 2 maggio 2016

Bomba, pensioni: gli immigrati? Altro che risorsa, faranno fallire l'Inps

Una tegola che grava sui conti dell'Inps. Un rischio concreto che però i tecnici e i politici cercano di occultare sotto strati di buoni sentimenti. Quante volte abbiamo sentito ripetere che "gli immigrati salveranno le nostre pensioni"? Beh, le cose stanno in un modo un po' diverso. A spiegarlo è Gian Carlo Blangiardo, docente all'Università di Milano Bicocca, tra i più autorevoli demografi in Italia. Non un pericoloso populista, dunque, ma uno studioso di rango, senza pregiudizi (lo dimostra il titolo di uno dei saggi dai lui curati sull immigrazione: L' immigrato. Una risorsa a Milano). Blangiardo snocciola dati, e ci fa aprire gli occhi su un problema molto serio. 

Giorni fa La Stampa ha pubblicato un articolo sul futuro prossimo del nostro sistema pensionistico.E ha indicato il 2030 come «anno zero», quello in cui i conti dell' Inps saranno in pericolo. Che cosa accadrà? 

"Arriveremo al punto in cui il sistema pensionistico sarà a rischio a causa delle variazioni dei potenziali pensionati. Gli ingressi nel sistema pensionistico tenderanno ad aumentare e crescerà il divario fra chi lascia la pensione (perché muore) e chi ne riceve una. Allora il sistema pensionistico dovrà cercare di far quadrare i conti. Ma c' è un altro problema". Ovvero? 

"È quello che io chiamo "effetto invecchiamento importato"". 

Di che cosa si tratta? 

"A partire dal 2030 avremo numerose persone non nate in Italia che raggiungeranno l' età per andare in pensione (attorno ai 65 anni). Parliamo di circa 200 mila persone all' anno che si aggiungono ai nostri figli del baby boom degli anni 60. Quindi non solo avremo a che fare con persone nate e invecchiate in Italia, ma anche con stranieri nati altrove e invecchiati qui". 

Quali saranno le conseguenze di questo "invecchiamento importato"? 

«Ci saranno per l' appunto circa 200 mila persone l' anno che diverranno anziane e avranno diritto alla pensione. Il fatto è che si tratta di soggetti che hanno iniziato tardi a contribuire. Perché magari si sono regolarizzati in età avanzata, anche a quarant' anni. Succederà quindi che queste persone avranno diritto alla pensione, ma i loro assegni saranno estremamente bassi, forse sotto i minimi di decenza. Se fra quindici anni ci troveremo tantissima gente in queste condizioni, qualcuno - anche legittimamente - dirà che queste persone non hanno abbastanza, e che si deve intervenire». 

Nel senso che lo Stato dovrà in qualche modo aumentare quelle pensioni basse. 

«È un problema latente, ma succederà. E dobbiamo tenerlo presente al momento di fare leggi e riforme». 

Molti sostengono - lo ha detto anche il presidente dell' Inps Tito Boeri- che gli immigrati sono necessari per pagare le nostre pensioni. 

"Questa è una affermazione che va letta nel modo giusto. Le faccio un esempio su di me. Fra tre anni andrò in pensione. 

Se guardo quello che verso oggi, tra l' università e il resto, e considero quello che ottengo in cambio, risulto una sorta di benefattore. Ma non sarà sempre così. Io mi aspetto che presto lo Stato mi renda quando andrò in pensione quello che io ho versato". 

Lo stesso ragionamento vale per gli stranieri che oggi «anticipano» denaro che in seguito dovranno legittimamente ricevere. 

"Sugli immigrati non possiamo limitarci a fare un discorso di cassa. Oggi il bilancio dell' immigrazione può essere anche positivo, perché abbiamo persone giovani che versano i contribuiti e non incassano. Boeri dice una cosa vera quando sostiene che i soldi degli stranieri servono anche a pagare le pensioni erogate oggi. Ma il ragionamento non può fermarsi qui. Dobbiamo considerare il sistema di competenza. E cioè calcolare che quello che viene versato oggi a fini contributivi è una anticipazione. Gli immigrati non stanno dando un contributo al Paese: stanno versando una somma che sta lì in attesa di essere restituita". 

Quindi l' arrivo degli immigrati non salverà il nostro sistema pensionistico, tutt'altro. 

«Ripeto: non si possono fare solo discorsi di cassa. Certo, un vantaggio l' immigrazione lo porta, da quel punto di vista. Ma i contributi versati oggi dagli immigrati giovani non risolvono il problema dell' invecchiamento della popolazione». 

Perché anche gli immigrati invecchiano, appunto. 

"Per invertire la tendenza sull'invecchiamento, servirebbero flussi di immigrati tali da pompare costantemente persone giovani, al ritmo di almeno 400-500 mila individui all'anno". 

Beh, è quello che alcuni politici e analisti auspicano o teorizzano. 

"Certo, una cosa del genere rallenterebbe l' invecchiamento. Ma porrebbe una serie di problemi collaterali. Come si fa a integrare un numero così alto di persone? Da tempo studiamo il problema dell' integrazione. Quello che emerge è che la vera soluzione è il tempo. Più c' è anzianità migratoria - cioè più gli immigrati passano del tempo qui - più c' è la possibilità che si integrino. Ma se hai ogni anno dei flussi di giovani così alti, come si fa a integrare? Il sistema ha dei limiti". 

Dunque oggi l' immigrazione non risolve il problema dell' invecchiamento. 

"Lo sposta. Gli immigrati ci danno una boccata d' ossigeno. Poi però anche gli immigrati invecchieranno e i nodi verranno al pettine". 

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3 commenti:

  1. ..Chi fa questi ragionamenti distruttivi deve anche fare dei ragionamenti costruttivi e suggerire la maniera migliore per uscire indenni da questo labirinto salvando capre e cavoli... Nella mia immane incompetenza penso che bisognerebbe far lavorare i giovani a cominciare da 14 anni in maniera che allo scadere dei 65 anni avranno maturato 51 anni di contributi previdenziali dei quali trent'anni di contributi serviranno a coprire la sua pensione se vivesse fino a 95 anni e i rimanenti contributi di 25 anni a coprire la pensione di un altro lavoratore che andra' in pensione un mese dopo di lui... E' chiaro che non tutti i giovani potranno arrivare al diploma ma e' anche vero che non tutti hanno voglia di studiare e vorrebbero cominciare da subito ad avere uno stipendio con un lavoro manuale che non richieda molta cultura.

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  2. Facendo seguito a quanto gia' anticipato,Le persone che avranno cominciato a lavorare a 50 anni, lo dico solo come ipotesi, dovrebbero avere una pensione adeguata ai contributi versati ma dovrebbe essere data la opportunita' di lavorare ancora qualche anno dopo aver compiuto i 65 anni anni voglia e salute permettendo.

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  3. Siamo in una Nazione con tutte le possibili situazioni in fatto di sopravvivenza, opportunità di lavoro, pensioni ecc. Nella nostra Costituzione chi l'ha scritta auspica che ogni italiano possa avere un lavoro in cui esprimere le proprie doti, preparazione, creatività ecc. Val la pena di rileggerla.

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