Ci sono voluti quasi 5 anni per capirlo, ma alla fine la giustizia ha trionfato.
Il prelievo forzoso dalle casse di previdenza dei professionisti, introdotto con la spending review del 2012 varata dal governo tecnico guidato da Mario Monti, è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Il professore ed ex-premier nel giugno 2012 varò una legge sulla spending review che causò gravi danni a molti cittadini. Tra le norme c’era anche quella che colpiva la Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti.
La Consulta ha decretato l’illegittimità questa norma perché “la scelta di privilegiare, attraverso il prelievo, esigenze del bilancio statale rispetto alla garanzia, per gli iscritti” all’Ente di “vedere impiegato il risparmio di spesa corrente per le prestazioni previdenziali non è conforme né al canone della ragionevolezza, né alla tutela dei diritti degli iscritti alla Cassa, garantita dall’art. 38 della Costituzione”.
Secondo la Consulta, inoltre, l’art. 3 della Carta “risulta violato per l’incongrua scelta di sacrificare l’interesse istituzionale” della Cassa “ad un generico e macroeconomicamente esiguo impiego nel bilancio statale”.
Ora si apre uno spazio per la richiesta di un rimborso che potrebbe aprire una falla di circa 10 milioni di euro sui conti pubblici.
Nel 2015, secondo dati Adepp, sono stati dati all’Erario “10 milioni 777.468 euro”. Adesso, riferisce il presidente della Cassa forense Nunzio Luciano, “possiamo chiedere il rimborso del pregresso versato”.
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