sabato 15 luglio 2017

NEL SILENZIO PIU’ ASSOLUTO DEL GOVERNO, MIGLIAIA DI CORRENTISTI DI TRE BANCHE ITALIANE POTREBBERO PERDERE TUTTO.

E’ una vera e propria corsa contro il tempo quella che e’ in corso in Italia: Banca delle Marche ha bisogno di circa 1,2 miliardi di capitali freschi ed e’ il Fondo interbancario di garanzia dei depositi (Fitd), alimentato dall’insieme degli istituti finanziari del paese, che dovra’ sborsarli nelle prossime settimane.
Questa banca regionale e’ stata posta da un paio d’anni sotto amministrazione speciale dalla Banca d’Italia, dopo il fallimento dei diversi piani di salvataggio messi in opera per assorbire perdite per oltre 1 miliardo di euro ed a causa della sua incapacita’ a raccogliere fondi sul mercato.
Ma il governo Renzi deve agire adesso se vuole evitare di procedere al primo “bail-in” di un istituto di credito della Penisola sotto il nuovo regime europeo dei fallimenti, che sarebbe gravido di conseguenze nefaste per il sistema finanziario del paese.
A partire dal 1° gennaio prossimo, infatti, sara’ in vigore la nuova direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd), che da poco e’ stata inserita anche nella legislazione italiana. La direttiva prevede che dopo gli azionisti ed i creditori, siano chiamati a contribuire in casi di fallimento anche i detentori di obbligazioni “unsecured” e persino i titolari di conti correnti al di sopra dei 100 mila euro di questo istituto di credito. Un disastro per i risparmiatori marchigiani, che formano la maggioranza degli – incolpevoli – correntisti.
Se la Banca delle Marche fallisse, inoltre, l’ammontare da coprire da parte di Banca d’Italia per i conti correnti che invece sono garantiti perchè hanno importi inferiori ai 100.000 euro, sarebbe di 7,5 miliardi di euro. Un cifra formidabile, trattandosi di contanti. Che innescherebbe probabilmente un secco rialzo dello spread, dovendo essere reperita sui mercati.
Il governo ovviamente si augura di evitare il ricorso a questa procedura; tantopiu’ che ci sono altri due istituti di credito sotto tutela pubblica: la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio e la Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife) esattamente nelle medesime condizioni. Una catastrofe.
In tutto il Fidt sara’ chiamato a mobilitare circa 2 miliardi di euro in contanti per salvare le tre banche regionali. E saranno le banche piu’ grandi a metter mano al portafogli: Intesa Sanpaolo e UniCredit in particolare, con un versamento di 200 milioni ciascuna, copriranno il 40 per cento della somma, seguite da Mps, che è tutto dire, viste le sue fragilissime condizioni finanziarie.
I dettagli tuttavia di questo “salvataggio a catena” devono ancora essere approvati dalla Banca d’Italia e dalla Banca centrale europea. E il tempo stringe. Se non avverrà entro la fine dell’anno, moltissimi italiani correntisti di questi istituti di credito in dissesto si troveranno ad avere perso tutto. Proprio tutto.

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