martedì 14 febbraio 2017

RAGGI ALL'ATTACCO: ADESSO TREMANO BANCHIERI E POTERI FORTI, LI HA FATTI INFURIARE! ORA CAPISCI QUESTO ATTACCO CONTRO LEI?

Francesco Gaetano Caltagirone è infuriato.
Da un lato l’ascesa di Virginia Raggi al Campidoglio, che scompagina i meccanismi di tutela dei suoi interessi, in testa Acea, la multiservizi romana attiva nel settore dell'acqua, dell'energia e dell'ambiente.
Dall’altro l’investimento in Unicredit (circa l’1%) che gli ha procurato perdite ingenti (dall’inizio del 2016 il titolo si è deprezzato del 70%) e una rabbia incontenibile per la scelta, cui ha inutilmente cercato di opporsi, di Jean-Pierre Mustier come nuovo amministratore delegato al posto di Federico Ghizzoni.
Questi, in sintesi, i motivi del pessimo stato d’animo del costruttore ed editore romano.
VOGLIA DI ESPATRIARE. Un umore così negativo da pensare di voler lasciare l’Italia per proseguire all'estero la sua attività, come ha confidato agli interlocutori che ha incontrato in questi giorni.
Ma è davvero così o è solo lo sfogo del momento?
Non è la prima volta che ''Calta'' (come ormai tutti lo chiamano) reagisce in questo modo alle cose che non gli piacciono (e sono tante), ma poi, da uomo con i piedi per terra qual è, finisce per cercare soluzioni concrete ai problemi.
ATTRITI COL SUO GIORNALE. Per esempio, su Roma ha capito che una delle cose sbagliate cui porre subito rimedio è stata la linea del quotidiano di cui è editore, Il Messaggero, che prima e durante la campagna elettorale ha attaccato la Raggi a testa bassa anche quando era chiaro che avrebbe vinto.
Per questo ha messo nel mirino il direttore Virman Cusenza, accusato di essere stato più realista del re nell’eseguire gli ordini del padrone.
Ma, linea a parte, ''Calta'' imputa a Cusenza soprattutto di non essere capace di aprirgli strade che lo portino alla sindaca.
«Mi sto sbattendo io, che senso ha?», ha confidato a un amico al quale ha poi rivelato di aver trovato un pertugio per il tramite di un professionista che potrebbe essere un buon viatico alla corte della grillina nonché la fonte di future commesse.
GIRO DI POLTRONE AI VERTICI. Intanto a Il Messaggero tira aria di cambio al vertice.
E gli altri direttori del gruppo si agitano.
A cominciare dal direttore de Il Mattino di Napoli, Alessandro Barbano (forte di non essersi messo contro il rieletto sindaco Luigi De Magistris), che vorrebbe tornare a Roma, e Osvaldo De Paolini, il vice di Cusenza che scalpita da tempo per succedergli (ma tiene d’occhio anche la direzione de Il Sole 24 ore in vista di possibili futuri cambiamenti che potrebbero toccare la poltrona di Roberto Napoletano).
Ma ''Calta'' non vuole fare una scelta affrettata e sull'onda del momento, e ha intenzione di pensarci bene.
PIACCIONO BECHIS E PORRO. Soprattutto ha bisogno di capire se altrove c’è qualche giornalista, tipo Franco Bechis di Libero, più adatto alla piazza romana in salsa populista.
Senza contare che sua figlia Azzurra gli ha già detto che la sua personale preferenza è per Nicola Porro, l'ex conduttore di Virus epurato dal nuovo corso Rai.

Nella vicenda Unicredit sotto accusa lo spin doctor Fabio Corsico

Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.
(© Ansa) Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.

Nell’attesa di trovare una nuova guida per il quotidiano romano, Caltagirone si sta leccando le ferite riportate nella battaglia in Unicredit, dove aveva sposato la causa di Fabrizio Viola, che in effetti è andato a un millimetro dalla nomina.
ERA UNA SFIDA A TRE. Viola faceva parte di una terna, che oltre a lui e Mustier comprendeva anche il numero uno della Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, e sul suo nome c’era la convergenza di Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona, dopo che lo stesso Caltagirone e Montezemolo avevano preso atto della non presentabilità della candidatura di Corrado Passera (Banca centrale europea e Bankitalia sono state nette, Palazzo Chigi ha fatto sapere che non avrebbe gradito).
Ma Luchino e Fabrizio, all’ultimo momento, sul nome del numero uno di Montepaschi si sono sfilati.
Il primo a farlo è stato il rappresentante della Fondazione Crt, che ha negoziato una sua personale partita con il francese su cui poi ha virato.

La canzone-parodia di Dado e Marco Morandi su Caltagirone.

PALENZONA IL ''TRADITORE''. Palenzona aveva bisogno di essere tranquillizzato sulla sua permanenza alla vicepresidenza di Unicredit, almeno fino alla prossima assemblea (poi ci sarà il problema dell’influenza esercitata dalla neo sindaca Chiara Appendino sulla fondazione torinese), e come sua abitudine non ci ha pensato neppure un attimo a “tradire” l’amico ''Calta''.
Al quale non è rimasto che segnalare la sua contrarietà facendo astenere suo figlio Alessandro, che siede nel consiglio di amministrazione di Unicredit, in sede di votazione finale.
Anche in questo caso, come sua abitudine, ''Calta'' ha rotto con Palenzona e ha cercato un capro espiatorio.
Che nella fattispecie non poteva che essere il suo spin doctor Fabio Corsico.
UN GARANTE INEFFICACE. «Era lui il garante del rapporto con Fabrizio, gli ho lasciato fare quello che vuole, e poi va a finire così?», sembra che l'ingegnere abbia detto ai suoi figli, lamentando anche i numerosi interessi e incarichi che Corsico ha collezionato al di fuori del perimetro del gruppo, cui per altro ha sempre dato semaforo verde.
Corsico comunque deve aver sentito puzza di bruciato, se è vero che da tempo coltiva un rapporto con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, con il malcelato obiettivo di trovare nel cane a sei zampe una possibile alternativa.
ARIA DI (UN ALTRO) DIVORZIO. Però, anche in questo caso, come per Il Messaggero, ''Calta'' vuole pensarci bene prima di arrivare al divorzio da Corsico, uomo che in molte occasioni gli è stato ambasciatore nei palazzi del potere.
L’estate, trascorsa sulla sua amata barca dove vive come un pascià, gli porterà consiglio. Ma si sa: quando si mette in testa una cosa non gli fa cambiare idea nessuno.

Insomma: aria di divorzi in casa Caltagirone, dopo quello tra Azzurra e Pier Ferdinando Casini.

fonte: http://www.lettera43.it/politica/roma-caltagirone-furioso-per-colpa-di-raggi-e-unicredit_43675252113.htm

16 commenti:

  1. contro i poteri forti? e lo stadio io ho votato la Raggi perchè nel suo programma c'era l'ambiente ...sono delusa

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    1. Ma è già deciso tutto sullo stadio, o è da contrattare?

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    2. Scusa quali sarebbero questi criteri ? Mi sembra che è tutta una buffonata Unicredit rientrerà dei debiti di parnasi e i grattaceli verranno fatti pagliacci che delusione raggi di battista erc

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    3. Daccordissimo con te gaetano giammarino

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    4. Daccordissimo con te gaetano giammarino

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    5. Scusa quali sarebbero questi criteri ? Mi sembra che è tutta una buffonata Unicredit rientrerà dei debiti di parnasi e i grattaceli verranno fatti pagliacci che delusione raggi di battista erc

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  2. Alla vecchia guardia politica, compreso Matteo Renzi che di nuovo ha ben poco, direi quasi niente, l'idea di non andare al voto torna comoda. Anzi, mi spingo a dire che a qualcuno farebbe molto più piacere se non si andasse mai a votare. Sono quelli che a parole si lamentano del fatto che ci sia una buona percentuale di cittadini italiani che ad ogni chiamata elettorale diserta le urne mentre nel loro intimo sono contenti di questa mancanza di senso civico e di scarsa partecipazione alle scelte politiche, perché in tal modo possono agire, e malgovernare, indisturbati. Insomma, certi politici appartengono alla categoria di chi non vuole che si disturbi il conducente. Però le cose stanno cambiando. C'è una nuova mobilitazione di massa che cresce ogni giorno di più, fatta da cittadini che sono stanchi di non contare nulla e che vogliono dare il loro attivo contributo alle scelte economiche e politiche. Una nuova forma di consapevolezza politica si sta diffondendo grazie al Web in strati sempre più larghi del popolo, e questo significa che con essa sta crescendo anche la democrazia partecipata. Chi teme questa democrazia, in cuor suo, è un potenziale ducetto. Ma le sue ambizioni autoritarie saranno sconfitte da chi è stufo di subirle e non tollera più che il futuro di tutti sia deciso da poche persone nel loro esclusivo interesse e non nell'interesse di tutti. Più siamo a combattere questa battaglia di giustizia sociale e di libertà e più facile sarà vincerla. Ricordo che al recente referendum sulla Costituzione, molti giornalisti dicevano che più gente sarebbe andata a votare e maggiori sarebbero state per Renzi le possibilità di vincere e di vedersi confermata la sua schifosa riforma costituzionale. E invece così non è stato, più gente è andata a votare e più sonora è stata la sconfitta per Renzi e per chi lo ha sostenuto. Il cosiddetto Quarto Potere, ovvero il potere dell'informazione a senso unico, con il destinatario della notizia che non poteva replicare è finito, o per lo meno è stato radicalmente ridimensionato. Adesso c'è il Web, con la sua memoria storica moltiplicata innumerevoli volte per cui i bugiardi possono essere smentiti con facilità per le bugie pregresse, adesso c'è il Web che ci permette di entrare nei social condivisi, nelle redazioni dei giornali, nella posta elettronica dei politici, nelle case di chi lo utilizza, permettendoci così di dire la nostra, di esprimere liberamente il nostro pensiero di dissenso o di consenso. Viva il Web e abbasso il Quarto Potere.

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  3. oramai la "verità o realtà" non ce la posono più raccontare, con il web ce la troviamo da soli.

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  4. state a penzare alle palle ma penzate alavorare

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  5. ...bhe almeno il movimento 5 stelle ha già fatto un record. Quello della percentuale di amministratori indagati rispetto ai comuni amministrati. In questo sono veramente imbattibili!!!! Chi li segue in classifica non gioca un campionato già perso!!!!

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  6. Non e'sparando cazzate e denigrando sul web che si combatte la politica che non ci piace, perche' poi le cazzate vengono fuori prima o poi...e saranno dolori

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  7. Gaetano Giammarino :lo sai che il contratto ,per la costruzione , è stato sottoscritto dal sindaco precedente ( quasi tuo omonimo) e che ci sono pesanti penali? La cosa che la Raggi potrà e dovrà fare è impedire le "variazioni d'opera".

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  8. se ci sono penali sequestrassero i beni dei responsabili come quelle dello stretto di messina una opera impossibile lo sanno tutti ma non lo dice nessuno

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