Certo, ci sono gli undici amministratori delegati (dal 1974 a oggi) che con le loro scelte hanno trasformato Alitalia nel rottame dei cieli che è oggi. Solo un paio sono riusciti, al termine del loro mandato, a consegnare risultati economici in "nero". Ma dietro Alitalia e dietro le nomine dei suoi vertici c'è sempre stata la politica, almeno fino a pochissimo tempo fa. E due figure hanno avuto grande rilievo nelle scelte sciagurate che hanno ridotto la ex compagnia aerea nelle condizioni in cui versa oggi.
Nella lista degli ad compilata sabato dal quotidiano "Il Tempo", si scopre che fu Romano Prodi, allora non ancora politico ma numero uno dell'IRI, a volere al timone della compagnia Roberto Schisano. Era la fine degli anni '80 e nel decennio precedente l'azienda era stata guidata dal duo Maurizio Maspes-Luciano Sartoretti, che chiusero ben sette esercizi commerciali in utile e in nove anni di amministrazione registrarono un risultato complessivo in attivo per quelli che oggi sarebbero 223 milioni di euro. Erano, Maspes e Sartoretti, legati al predecessore Umberto Nordio che, lasciata la posizione di ad nell'86, assunse la presidenza di Alitalia. E quando Nordio, come scrive sempre Il Tempo, finì ai ferri corti con Prodi che voleva imporre alla compagnia aerea di acquistare aerei dall'IRI, Nordio si dimise. Di lì a un paio d'anni finì anche l'era di Maspes e Sartoretti, che lasciarono il posto all'ex vicepresidente di Texas Instrument Roberto Schisano, arrivato in Alitalia per desiderio di Prodi.
Schisano restò al timone per soli due anni facendo disastri e chiudendo con un passivo di 538 milioni di euro. Ma, cosa peggiore, fu l'uomo che puntò forte sul mercato domestico ed europeo, ovvero su quei voli di corto raggio che con gli anni sono diventati per Alitalia una zavorra, causa mercato cannibalizzato dalle low cost. Dopo Schisano toccò a Domenico Cempella che, partendo da una situazione gravissima, fece il mezzo miracolo di riportare i conti in attivo dopo due anni pur chiudendo la sua era con un rosso complessivo di 680 milioni di euro.
qui entra in gioco un altro pezzo da novanta della politica italiana: Giuliano Amato, che da presidente del Consiglio individua in Francesco Mengozzi il nuovo ad della compagnia di bandiera. E' un periodo difficilissimo per l'aviazione civile mondiale, a causa dell'11 settembre e delle successive guerre in Afghanistan e Iraq. Mengozzi resta al timone due anni con risultati economici devastanti, tanto che per la prima volta nella sua storia, nel 2002, Alitalia rischia il fallimento. Reagisce alla crisi tagliando aerei e destinazioni a lungo raggio: un'altra scelta che avrebbe avuto conseguenze letali sul futuro della compagnia aerea. Chiude i suoi circa mille giorni da ad con un passivo di 1 miliardi 677 milioni di euro.
Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12371960/crisi-alitalia-romano-prodi-giuliano-amato.html
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