Il documento conterrà una serie di dati importanti, soprattutto in relazione al chilometraggio del veicolo. Il certificato attesterà l’ultimo controllo effettuato, e inoltre registrerà i chilometri percorsi dall’auto. Si tratta di dati che verranno resi pubblici e consultabili da chiunque sul Portale dell’Automobilista, selezionando il tipo di veicolo da controllare (auto oppure moto) e inserendo il numero di targa.
Il primo obiettivo è quello di scoraggiare la manomissione del contachilometri al fine di trarre maggior profitto a danno degli acquirenti: gli ispettori, infatti, potranno verificare la correttezza dell’inserimento dei dati nel Portale da parte del centro revisioni, così un obbligo di legge qual è l’indicazione del chilometraggio percorso potrà essere maggiormente controllabile al fine di evitare le frodi. Il certificato, insomma, attesterà i chilometri effettivi: i furbetti sono avvisati.
Un punto di debolezza della nuova legge, però, riguarda la frequenza delle revisioni: in sostanza il regime stabilito dalla direttiva, per scongiurare frodi e assicurare il rispetto delle norme di legge, varrebbe solo per le auto più vecchie di quattro anni, dopo che è scattato l’obbligo di legge della revisione obbligatoria. Nei primi quattro anni, dunque, il proprietario del mezzo potrebbe ipoteticamente ancora manomettere il chilometraggio della vettura.
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