lunedì 19 giugno 2017

CITTADINI:ADESSO BASTA, HANNO SUPERATO OGNI LIMITE. HANNO MESSO IN GINOCCHIO L'ITALIA.

I voucher sono stati aboliti dal governo per evitare al referendum proposto dalla CGIL.
Così Palazzo Chigi ha evitato di subire un’altra sconfitta nel giro di pochi mesi, ma non ha rinunciato ai buoni lavoro, che sono stati reintrodotti infilandoli in una manovra correttiva. Un classico, l’ennesima mega-truffa contro la Costituzione.

In un altro post abbiamo riportato l’opinione della costituzionalista Roberta Calvano la quale in un video pubblicato su Facebook dal Comitato per la Democrazia Costituzionale aveva parlato di “frode” con riferimento alla reintroduzione nuovi voucher perché contro l’articolo 75 della Costituzione che disciplina il referendum abrogativo.
In barba alla Costituzione, alla democrazia e ai lavoratori, l’esecutivo ha reintrodotto i buoni lo scorso 28 maggio e mercoledì scorso il parlamento ha fatto diventare questa norma legge. Col voto inconsapevole del Senato, ieri (15 giugno, ndr) il Parlamento ha avallato una vera e propria presa in giro ai danni dei cittadini italiani e, in particolare, del milione e 100mila che hanno firmato ognuno dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil per abolire i voucher, garantire che la società appaltante fosse responsabile in solido anche per i subappalti e ripristinare l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (quest’ultimo quesito è stato bocciato dalla Corte costituzionale, che lo ha ritenuto in sostanza “propositivo” visto che non si limitava ad abolire un pezzo del Jobs act, ma estendeva il divieto di licenziamento senza giusta causa anche alle aziende tra 5 e 15 dipendenti)”.
Palombi ripercorre la vicenda dalle origini:
“Per apprezzare appieno quella che il costituzionalista Gaetano Azzariti ha chiamato sul Fatto “una frode ai danni dell’articolo 75 della Costituzione” (quello sui referendum), basta ricordare i fatti. L’11 gennaio scorso la Consulta ha ammesso due dei tre quesiti presentati dalla Cgil. Dopo oltre due mesi di melina, a metà marzo, il governo Gentiloni ha fissato la data per il referendum: il 28 maggio 2017. Solo tre giorni dopo, però, lo stesso governo varava un decreto che aboliva i voucher ed estendeva alla ditta appaltante la responsabilità anche per i subappalti: in sostanza, venivano accolte le richieste del comitato referendario. Il decreto è stato convertito dal Parlamento in un solo mese: il 17 aprile. A quel punto la Cassazione ha stabilito che non c’era più motivo di tenere i due referendum e il voto è stato annullato”.
Poi, a colpi di emendamento, il governo reintroduce i voucher a fine maggio e avalla tutto la settimana scorsa:
“E siamo a maggio, quando l’esecutivo Gentiloni si permette quel che nessuno s’era mai permesso: con un emendamento – ancora prima che fosse passato il 28 maggio in cui si sarebbe dovuto tenere il referendum – reintroduce i voucher sotto altro nome e non solo per le famiglie (per pagare colf, badanti e piccoli lavori), come era possibile anche secondo la Cgil, ma pure per le imprese sotto i 5 dipendenti, che sono il 90% delle imprese italiane e quelle che ne fanno un uso più esteso. Ieri, questa norma è diventata legge certificando il fatto che governo e Parlamento hanno preso in giro gli italiani pur di evitare il voto referendario”.
Insomma, in Italia chi fa le leggi è il primo a non rispettarle. Che messaggio viene mandato ai cittadini?




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.