giovedì 2 marzo 2017

LA BOMBA DI TRAVAGLIO: RAI E TV DI REGIME METTONO IL BAVAGLIO SUL PEGGIOR SCANDALO DI CORRUZIONE MONDIALE: 2,7 MILIARDI DI EURO

La famiglia RENZI, il ministro LOTTI, la CONSIP, altissimi esponenti dei Carabinieri… un VERMINAIO in un caso di corruzione da 2,7 MILIARDI DI EURO. Eppure, agli italiani tutto questo viene nascosto. La RAI non ne ha fatto parola alcuna.
“Chi s’informa (si fa per dire) dai tg Rai, cioè la stragrande maggioranza degli italiani, non sa quasi nulla dell’indagine della Procura di Napoli che vede indagati Luca Lotti (il ministro più vicino a Renzi) e i generali Tullio Del Sette (comandante generale dei Carabinieri) ed Emanuele Saltalamacchia (capo dell’Arma in Toscana) per la soffiata che ha vanificato le intercettazioni alla Consip a proposito di un appalto in odor di tangenti destinato all’imprenditore Alfredo Romeo, napoletano, grazie ai buoni uffici di Carlo Russo, fiorentino di Scandicci intimo della famiglia Renzi.
Chi invece si informa sui giornaloni qualcosa sa, anche se, visti gli spazi angusti riservati all’indagine svelata dal Fatto, pensa che sia robetta. Nulla di paragonabile alle firme false dei 5Stelle a Palermo, all’indagine sulla Muraro e alla nomina del fratello di Marra in Campidoglio da parte della Raggi che “potrebbe essere indagata”: queste vicende tengono banco da mesi o da settimane sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti su Del Sette subito ascoltato in Procura seguito a ruota da Lotti. Del resto, mentre i 5Stelle litigano notte e giorno sui giornali, sui social e in tv per le proprie disavventure, dal Pd non si leva un monosillabo. Tutti zitti e mosca. Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è il più grosso d’Europa: acquisti per 2,7 miliardi (sì, miliardi) deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. E i personaggi coinvolti, indagati e non, sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima stazione appaltante del Paese. Tutti mobilitati – a prescindere dagli eventuali reati commessi o meno – attorno all’indagine di Napoli. Poche settimane fa i pm incaricano i carabinieri del Noe di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi-commessa a Romeo, sponsorizzato da Russo. Ma subito il presidente e l’ad di Consip, Luigi Ferrara e Luigi Marroni, vengono avvertiti da uno o più uccellini di stare attenti a come, dove e con chi parlano. Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici. Questa toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti se ne accorgono subito: da Consip non esce più una parola. E interrogano Marroni, il quale, sapendosi intercettato, indica 4 uccellini che, in rapida successione, misero in guardia lui e Ferrara. Questi: Del Sette (di cui gli parlò Ferrara), Saltalamacchia, Lotti e Filippo Vannoni. Ex scout fiorentino, amico da una vita di Renzi che l’ha nominato presidente della municipalizzata Publiacqua, Vannoni dichiara – pure lui sotto giuramento – che non solo Lotti&C., ma anche Matteo sapeva in anticipo dell’indagine segreta (si fa per dire). E che sapesse tutto anche Tiziano Renzi l’ha scritto il 6 novembre La Verità, mai smentita. Come se non bastasse, tutti i protagonisti e comprimari dello scandalo sono fedelissimi di Renzi. Sia gli accusati: dai due generali (l’uno è comandante in Toscana, l’altro è stato nominato comandante generale proprio da Renzi) ai due imprenditori (Russo, compagno di pellegrinaggi a Medjugorie di Tiziano, e Romeo, finanziatore dichiarato della fondazione renziana Big Bang). Sia gli accusatori: non solo Vannoni, ma soprattutto Marroni, direttore dell’Asl di Firenze quando Renzi era presidente della Provincia e poi sindaco, poi assessore regionale Pd alla Sanità, infine promosso un anno e mezzo fa al vertice di Consip da Renzi e Lotti. Ce n’è abbastanza per rivolgere, a chi si degnerà di rispondere, cinque domandine semplici semplici.
1. Chi ha informato dell’indagine l’intera catena degli uccellini, cioè Matteo e Tiziano Renzi, Lotti, Vannoni e i due generali, e in quale ordine? Forse la prima fuga di notizie la fa un carabiniere che indaga per conto dei pm, avvertendo i superiori che, anziché custodire il segreto, lo spifferano al Giglio Magico.
2. Perché i generali avvertono proprio l’entourage di Renzi, mettendo a repentaglio le proprie carriere, se nessuno del Giglio Magico era indagato? Forse sanno che dietro Romeo c’è Russo, dietro Russo c’è Tiziano e dietro Marroni ci sono Russo, Tiziano, Matteo e Lotti. E vogliono proteggere il premier & famiglia.
3. Lotti e Del Sette, sentiti a tempo di record dal pm di Roma nonostante le ferie, dicono che è tutto falso: perché allora non querelano Marroni per calunnia? E perché Lotti e il suo governo non licenziano Marroni dalla Consip? Se non lo fanno, possiamo dedurne che Marroni dice la verità, anche perché non ha alcun motivo per calunniare l’amico ministro che l’ha nominato e il più alto ufficiale d’Italia.
4. Perché Renzi non parla, non smentisce e non querela l’amico Vannoni? Se non lo fa, possiamo dedurne che Vannoni dice la verità, cioè che anche Renzi – non si sa a quale titolo – sapeva di un’indagine segreta e non denunciò (com’era suo dovere di pubblico ufficiale) i militari infedeli che violarono, con lui o con altri, il segreto investigativo.
5. È vero, come ci risulta, che l’indagato Del Sette ha chiesto al governo di non confermarlo nel suo incarico che scade tra pochi giorni, ma Gentiloni & C. hanno deciso di lasciarlo lì per altri due anni? Forse perché, se salta Del Sette, tutti si domanderanno come mai non salti anche Lotti?
Domandare è lecito e rispondere non è solo cortesia: in questo caso, sarebbe proprio doveroso.”
(Marco Travaglio FQ)

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