Alla vigilia del referendum Matteo Renzi sta dimostrando un cuore grande. Per far vincere il Sì ha promesso 50 euro ai pensionati e 85 agli statali, ma quelle sono solo mancette. Il suo governo ha nominato una marea di dirigenti all’ Anpal, il nuovo portale per i disoccupati istituito con fondi europei (oltre 150 milioni di euro) dal ministro Giuliano Poletti. Ma l’ex Rottamatore, ovviamente, non si è dimenticato neanche degli amici più stretti. Da salvaguardare nella malaugurata evenienza di una vittoria del No.
Per questo l’1 dicembre a Firenze non si è stupito nessuno quando è arrivata la comunicazione ministeriale che Elisabetta Cecchi, dipendente in aspettativa del Comune, aveva visto cambiare i termini del proprio contratto a Palazzo Chigi. Infatti la Cecchi non è esattamente un renziana qualsiasi. In Comune era considerata il braccio destro di Antonella Manzione, l’ex comandante dei Vigili passata all’ ufficio legislativo di Palazzo Chigi e ora al Consiglio di Stato.
Ma soprattutto, quando il fidatissimo Luca «lampadina» Lotti venne eletto alla Camera in quota Renzi, la Cecchi lo sostituì su una delle poltrone più ambite di Palazzo Vecchio, quella di capo di gabinetto, il Gran ciambellano dei tempi moderni. Risultato: quando Matteo ha scalzato Enrico Letta anche Elisabetta ha preparato le valigie per Roma. Le toccò un incarico, questa volta dirigenziale, presso il «Dipartimento della funzione pubblica – Unità per la semplificazione e la qualità della regolazione»: la decorrenza era dal 24 novembre 2014, «fino al termine del mandato politico del governo».
Ma adesso la scadenza è cambiata e non è più legata alla caduta dell’ esecutivo, forse troppo imminente. I nuovi termini sono riportati nella determina dirigenziale del Comune di Firenze, che modifica la sua aspettativa da funzionario amministrativo. Si legge nel provvedimento dirigenziale dell’ ufficio Risorse umane: «È in corso di perfezionamento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il procedimento per il conferimento di un nuovo decreto di incarico, per la durata di anni tre, a decorrere dal 1.12.2016, con contestuale revoca dell’ incarico precedentemente attribuito».
Per questo la sua aspettativa durerà sino al 2019. Ma un’ altra iniziativa dell’ ultimo momento è stata la modifica segreta del regolamento segreto dei servizi segreti. Una mossa che ha permesso di sbloccare la promozione a vicedirettore dell’ Aisi, l’ Agenzia informazioni e sicurezza interna, di Valerio Blengini, per circa un decennio capocentro dei nostri 007 a Firenze, in strettissimi rapporti con il Giglio magico.
Sulla Gazzetta ufficiale l’ informazione è criptica: «Comunicato relativo all’ adozione del Regolamento che modifica i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri n° 1/2011 e n° 3/2015». Dietro a questa formula si cela l’ obiettivo di Renzi di piazzare i suoi fedelissimi ovunque, anche ai vertici dei nostri servizi. Magari prima di dover sloggiare da Palazzo Chigi. Ma se questi sono due tessere incastrate in extremis, ad attendere con ansia l’ ordalia referendaria sono tutti i componenti del Giglio magico.
Gli stessi che da quando il premier è approdato nella Capitale macinano affari milionari. Tanto che molti dei petali si sono già ampiamente sistemati in questi due anni e mezzo di governo. Presidente del Consiglio compreso. Il babbo di Matteo, Tiziano, non fa mistero con gli amici che l’ ex Rottamatore ha già pronta l’ exit strategy: girerà il mondo e farà conferenze, magari come consulente di banche e multinazionali, da Jp Morgan ad Amazon. Tra gli altri, Renzi senior lo ha confidato a un suo vecchio collaboratore, Mariano Massone: «La crisi sta colpendo tutti, meno che la Eventi 6, l’ azienda dei Renzi, che si sta comprando un nuovo capannone da oltre 1 milione di euro». Nel 2010 gli affari andavano maluccio, tanto che la famiglia del premier dovette vendere una società in difficoltà, la Chil post.
Ma dal 2014 è cambiato tutto. Per esempio il fatturato della Eventi 6 è passato dai 2.000.000 scarsi del 2013 (governo Letta) ai 4.263.000 del 2014 ai 5.589.000 del 2015. Un balzo in avanti del 175 per cento nello spazio di due esecutivi. Nel maggio scorso Tiziano ha acquistato la nuova sede aziendale a Rignano sull’ Arno: magazzino, ufficio e 5 appartamenti in cambio di 1.325.000 euro, garantiti in parte da un mutuo con il Monte dei Paschi di Siena. Pochi mesi dopo essere diventato deputato pure Luca Lotti ha comprato casa, al prezzo di 300.000 euro, vicino alla stazione fiorentina di Campo di Marte, anche grazie allo stipendio da parlamentare ben superiore a quello che aveva da capo di gabinetto (meno di 60.000 euro).
Uno di quelli a cui è andata meglio è Carrai, l’ ex affittacamere di Renzi. Già dal 2009 i principali introiti gli derivavano dagli incarichi che gli aveva affidato l’ allora sindaco di Firenze: consigliere della Cassa di risparmio cittadina, amministratore delegato della municipalizzata Firenze parcheggi e, a partire dal 2013, presidente della società che guida l’ aeroporto cittadino, un incarico da 80.000 euro l’ anno: emolumenti pubblici che messi insieme tre anni fa valevano più di 120.000 euro. Ma, indossati i panni di consigliere strategico di Renzi, Carrai ha privilegiato la sua attività imprenditoriale a discapito di quella di piccolo boiardo.
Così la sua società di consulenza Cambridge management ha visto crescere in modo esponenziale il fatturato: 50.000 euro nel 2102; 1.722.000 nel 2013; 5.709.000 nel 2014; 6.274.000 nel 2015, quando il margine ha superato i 2.000.000. Sempre nel 2015 lui e la giovane sposa hanno comperato una bella dimora sulle colline fiorentine, a due passi da San Miniato. La casa è stata acquistata dalla Venerabile arciconfraternita della Misericordia di Firenze e il prezzo convenuto è stato di 751.000 euro per un immobile su due piani, un garage e un ampio terreno.
Anche Renzi aveva acquistato la sua villa di Pontassieve da un istituto religioso, l’ Opera assistenza malati impediti (Oami), tre giorni prima della sua elezione a presidente della Provincia. Affari che evidentemente capitano ai politici e ai loro amici, ma che forse non riescono a tutti i comuni mortali. Guadagna bene pure Emanuele Boschi, fratello della ministra delle Riforme Maria Elena: nel 2015 ha incassato, come ha rivelato Il Fatto quotidiano, una consulenza da 150.000 euro da una delle più grandi cooperative rosse emiliane.
Un bel salto in avanti per chi, come lui, in Banca dell’ Etruria aveva uno stipendio da poco più di 30.000 euro. Vanno a gonfie vele pure gli affari dell’ ex fidanzato della Boschi, Francesco Bonifazi, deputato e tesoriere del Pd, oltre che socio dello studio legale BL dello stesso Emanuele Boschi e di Federico Lovadina, collezionista di poltrone pubbliche, da quella di presidente di Toscana energia a quella nel cda di Ferrovie dello Stato. Tutti professionisti con redditi da diverse centinaia di migliaia di euro.
FONTE
DAGOSPIA
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.