giovedì 23 marzo 2017

TANGENTI SULLA TAV, ARRESTATI FIGLI DI POLITICI E DI ALTI PAPAVERI DI QUESTO STATO INFAME E PARASSITA

Spiccano due nomi illustri nell’inchiesta della Procura di Roma su appalti e corruzione delle grandi opere. Uno è l’imprenditore Giandomenico Monorchio (figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio) arrestato stamattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma. L’altro, che risulta indagato a piede libero, è invece Giuseppe Lunardi, anch’egli imprenditore, nonché figlio dell’ex potente ministro Pdl ai Trasporti e alle Infrastrutture del governo Berlusconi, Pietro Lunardi.

Sono in totale ventuno gli arrestati tra Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria nell’indagine condotta dai carabinieri di Roma e denominata «Amalgama» (per simboleggiare i legami stretti). Ipotizza la corruzione per ottenere contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta Tav «Av./A.C Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi» (Alta Velocità Milano-Genova), del 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e della People Mover di Pisa. Agli indagati i procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino contestano, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione.

Uno scambio di favori tra dirigenti e imprenditori. Falsi certificati sui lavori in cambio di subappalti. Ruolo «chiave» era quello del direttore lavori, l’ingegner Giampiero De Michelis, considerato il «promotore e organizzatore» della banda insieme all’imprenditore calabrese Domenico Gallo. Era proprio lui che, incaricato della direzione dei lavori dal «contraente generale», svolgeva compiacenti controlli di qualità e rilasciava certificati dove si affermava il falso, ottenendo come contropartita «commesse per beni e servizi» fatturati a ditte riferibili a parenti o amici.


Il complesso meccanismo è spiegato dalle intercettazioni telefoniche con le quali i carabinieri, agli ordini del generale Antonio De Vita, hanno incastrato i due principali protagonisti e gli altri indagati coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta. Tantissime le telefonate ascoltate dagli inquirenti. C’è ad esempio quella dell’aprile 2015, nella quale Gallo dice a un coindagato: «Chi fa il lavoro… la stazione appaltante… i subappaltatori… deve crearsi l’amalgama, mo’ è tutt’uno… Perché se ognuno tira e un altro storce non si va avanti… Quando tu fai un lavoro diventi… parte integrante di quell’azienda là… E devi fare di tutto perché le cose vadano bene… è giusto?».
I carabinieri annotano nel verbale, poco dopo, lo stupore dello stesso Gallo nell’apprendere che il suo interlocutore credeva che i controlli sui lavori venissero svolti secondo le regole: «Ah, perché pensavi che erano…». Quello risponde: «Io sì», e Gallo chiarisce: «Nooo… non pensare…. Chi pensa male fa peccato ma non sbaglia mai».

Fonte: LA STAMPA

8 commenti:

  1. Dove' la novità?da sempre si fa cosi,siamo governati da un sistema in cui ci sono politici attivi in quando organizzano truffe,furtietc,etc,poi ci sono politici passivi i quali non commettono reati ma facendosi pagare il loro silenzio sono in egual misura colpevoli!

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  2. Tutto nasce nella Prima Repubblica e lo si è perpetrato fino ad oggi attraverso la creazione di Forze di Polizia come Gladio ed Istituzioni in mano ad "amici di merenda" sempre. Io continuo a credere e ad impegnarmi che CE LA POSIAMO FARE A CAMBIARE QUESTO LURIDO PAESE ISTITUZIONALE. Uscire dalla UE e riproporre alleanze su altre basi. Rivedere i Patti Lateranensi. Nel Movimento ci voglio persone CON LE PALLE e non eletti in rete fra gli amici delle pizzate del sabato sera. A Foggia è accaduto questo e tu Grillo hai ascoltato sirene vuote e lascive..

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  3. la stessa cosa e successa per il mose ...

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  4. questa è mafia pura.nemmeno i vampiri hanno un simile comportamento.

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  5. Calma e sangue freddo perchè alla fine tutto arriva a chi sa' aspettare (vd. l'anèddoto del cinese seduto sul greto del fiume). Anche in Italia, pur non sembrando, "c'è un giudice a Berlino (!)" (dalla storia, vera, di un povero mugnaio che vessato e defraudato da un nobile locale e condannato dai giudici ottenne infine giustizia dal re di Federico di Prussia, detto il Grande che risarcì il mugnaio e condannò i giudici) e alla fine i malfattori, ladri e quant'altro, forti dell'essere figli, parenti o amici di "potenti" (politici e/o ex) nonostante tutto ciò vengono arrestati, processati e condannati... se non interviene in tempo la "prescrizione" i cui termini sono stati sempre più ridotti, "casualmente", da quegli stessi potenti o dai loro compari e complici!!!

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