Sergio Rizzo per il Corriere della Sera
C’ è una storia che forse meglio di ogni altra fa capire quali vette di ipocrisia può raggiungere il nostro ottuso apparato burocratico. È quella dei gettoni d’ oro con cui vengono pagate le vincite dei concorsi a premi della Rai, a cominciare dal popolarissimo format televisivo Affari tuoi . L’ ha scoperta la scorsa primavera Sigfrido Ranucci, giornalista della trasmissione Report di Milena Gabanelli che stasera racconta cos’ è accaduto da allora, fra indagini giudiziarie e terremoti aziendali.
Tutto comincia quando la vincitrice di uno di quei concorsi denuncia che l’ oro di cui è fatto un gettone recapitatogli dalla Zecca (il Poligrafico dello Stato è titolare del contratto con la Rai per la fornitura di quei gettoni) non è purissimo come invece previsto dai regolamenti. Mancano infatti 5 grammi per chilo.
Fatto già abbastanza grave di per sé, ma durante l’ inchiesta di Report viene pure alla luce il meccanismo demenziale che regola da decenni il rapporto fra la tivù pubblica e i vincitori dei concorsi. Secondo le norme vigenti, infatti, i premi non possono essere corrisposti in denaro: ecco perché i gettoni d’ oro. Ma ai vincitori è concesso comunque di avere soldi contanti anziché il metallo prezioso, purché si completi un insensato circolo vizioso.
Formalmente il vincitore riceve i gettoni coniati, del valore della vincita detratte le tasse, l’ Iva, il costo del conio e la perdita fisiologica della fusione: a quel punto li rivende alla Zecca allo stesso prezzo, da cui però viene detratta una seconda volta la perdita fisiologica e il costo della fusione.
Piccolo particolare, il vincitore quei gettoni non li vede neppure. Una follia in piena regola. Anche perché nessuno è in grado di dire se siano stati effettivamente coniati, e successivamente fusi.
Le rivelazioni di Report scatenano un putiferio. Salta pure fuori che l’ oro è stato per decenni acquistato senza fare le gare, ma con semplici indagini di mercato. I nuovi vertici del Poligrafico presentano allora un esposto alla magistratura perché accerti i fatti e avviano una verifica interna. Che a quanto pare evidenzia una serie di problemi e falle nelle procedure. Di sicuro il rapporto di lavoro con Marco Cerù, che per vent’ anni è stato a capo della direzione finanziaria del Poligrafico, viene risolto. Consensualmente, tengono a precisare alla Zecca. Ma qualcosa vorrà dire.
Dal canto suo la magistratura continua a indagare. Ricorda Milena Gabanelli: «L’ ipotesi è frode in pubblica fornitura. Dal 2012 alla data della messa in onda della nostra puntata, cioè aprile scorso, si sarebbe fatta pagare dalla Rai 20 milioni di euro per prestazioni mai effettuate e oltre 700 mila euro da quei vincitori che hanno optato per il controvalore in denaro».
Una vicenda assurda, generata da un sistema assurdo che nessuno ha mai voluto correggere, e mette due aziende dello Stato una contro l’ altra. Per inciso, contrariamente al passato gli attuali amministratori del Poligrafico hanno deciso di comprare l’ oro facendo una gara pubblica. Che però ha vinto lo stesso fornitore di sempre: Banca Etruria.
FONTE
DAGOSPIA
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