Nel suo editoriale di oggi Marco Travaglio commenta la tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova.
Il giornalista scrive che in episodi come quello accaduto ieri “tutte le parole sono inutili” e “quelle di chi incolpa la pioggia, il fulmine, il cedimento strutturale, la tragica fatalità imprevedibile, il destino più cinico e più baro della ‘costante manutenzione’, sono offensive”.
A fare luce sulla vicenda saranno i giudici, prosegue Travaglio, il quale ricorda che “il ponte Morandi aveva due gemelli italiani”: uno di questi è “già a pezzi”, l’altro in manutenzione (ne avevamo parlato su Silenzi e Falsità nel marzo 2017, ndr). “Per tenere sotto osservazione il terzo” osserva il direttore del Fatto Quotidiano “non occorreva uno scienziato, bastava il proverbio ‘non c’è il 2 senza il 3′”.
Travaglio lancia quindi un monito al governo del cambiamento che se “vuole cambiare qualcosa, deve partire proprio di qui. Cioè da zero. Con scelte di drastica discontinuità col passato”.
Secondo Travaglio il governo deve:
– rivedere le concessioni ai privati che lucrano sui continui aumenti delle tariffe in cambio di manutenzioni finte o deficitarie;
– annullare le grandi opere inutili, dal Tav Torino-Lione in giù
– annullare le grandi opere inutili, dal Tav Torino-Lione in giù
Con i fondi risparmiate dall’annullamento delle grandi opere dovrebbe poi finanziare “piccole e medie opere di manutenzione, prevenzione e ammodernamento delle infrastrutture esistenti”.
E se “Confindustria, Confcommercio, Confquesta, Confquellaltra e i loro giornaloni si metteranno a strillare”, osserva il giornalista, è un “buon segno” perché “è a furia di dar retta a lorsignori che siamo finiti tutti sotto quel ponte”.
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