25 luglio 2018 – L’UNICEF Italia ha un nuovo Presidente: è Francesco Samengo, eletto oggi dal nuovo Consiglio Direttivo riunitosi per la prima volta a Roma, alla presenza del notaio Vincenzo Lino.
Nella stessa riunione Paolo Rozera è stato riconfermato Direttore generale e Carmela Pace è stata nominata Vice Presidente del Comitato.
Il nuovo Consiglio Direttivo dell’UNICEF Italia, nominato dall’Assemblea lo scorso 7 giugno, è composto, oltre che dal Presidente Samengo e dalla Vice Presidente Pace, dai seguenti membri: Alberto Baban, Eleonora Baltolu, Brunello Cucinelli, Matteo De Mitri, Ginevra Elkann, Giovanni Malagò, Anna Miccoli, Carmela Pace, Claudia Sella, Patrizia Surace, Diego Vecchiato e Walter Veltroni.
Andiamo a vedere chi è davvero il signor Samengo?
ecco Repubblica del 18 ottobre 1989
CARICAL, PROCESSO AL VECCHIO VERTICE
REGGIO CALABRIA Non sono imputabili di peculato, ma di appropriazione indebita aggravata gli ex amministratori, dirigenti e funzionari della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania coinvolti nel cosiddetto scandalo della Jonicagrami e arrestati nel marzo del 1987. All’ azienda di Caulonia, infatti, furono concessi fidi facili per 47 miliardi, che si tradussero in una perdita secca per l’ istituto di credito calabro-lucano. Ora la sezione istruttoria presso la Corte d’ appello di Reggio Calabria ha deciso il rinvio a giudizio di quindici persone: Francesco Sapio, democristiano, uomo di fiducia del ministro Misasi, all’ epoca presidente della banca, i membri del comitato di gestione che avevano approvato le operazioni di fido (i socialisti Luigi Bloise, ex senatore e vicepresidente e Antonio Gentile, e i democristiani Francesco Samengo e Mario Mancini) il direttore e il condirettore generale, Alvaro Jannuzzi e Vincenzo Serafini, il vicedirettore Raffaele Jacoe e alcuni funzionari (Francesco Lione, Corrado Plastina, Paolina Surace) che avevano istruito la pratica con parere favorevole, e i tre revisori dei conti: Angelo Albano, Salvatore De Simone (ex senatore comunista), Renato Scarnati, perché non avevano effettuato i dovuti controlli. Contro gli amministratori, i dirigenti e i funzionari implicati nella vicenda davanti al tribunale di Cosenza pende anche il giudizio di responsabilità civile promosso dagli ex commissari straordinari della banca che intendevano così rivalersi e recuperare le somme che la Carical ha perso. E lo stesso istituto di credito si è costituito parte civile tramite il professore Franco Bricolo, docente a Roma e Bologna, del processo che sarà celebrato prossimamente a Locri. Il crollo della Carical, il commissariamento disposto dal ministro del Tesoro su sollecitazione della Banca d’ Italia, avevano chiuso un capitolo amaro della vita dell’ istituto di credito che detiene adesso, dopo i recuperi, il 52 per cento del mercato bancario in Calabria e il 25 per cento in Basilicata (amministra mezzi finanziari per 7 mila miliardi e nel primo semestre di quest’ anno ne ha guadagnato una novantina). Quasi contemporaneamente al commissariamento il sostituto procuratore di Locri, Ezio Arcadi che aveva condotto un’ indagine sui finanziamenti concessi alla Jonicagrumi di Ilario Di Masi, apriva il capitolo penale ordinando l’ arresto dell’ industriale e dei vertici della Carical. Dopo qualche mese, essendo intervenuta una sentenza della Cassazione secondo cui i banchieri pubblici non sono imputabili del reato di peculato aggravato, lo stesso magistrato sollecitava al giudice istruttore Marcello Rombolà di concludere l’ indagine con un non doversi procedere. Ma rimaneva la storia dei 47 miliardi che la Carical aveva perso. Possibile che non ci fossero reati da perseguire? Il sostituto procuratore generale Franco Scuderi impugnò la sentenza istruttoria del magistrato di Locri e chiese alla sezione istruttoria della Corte d’ appello di Reggio il rinvio a giudizio degli imputati o per truffa o per interesse privato. La sezione istruttoria confermò la sentenza del giudice Rombolà, ma la Cassazione a cui Scuderi si era rivolto, dispose il riesame della vicenda, da fare nella stessa sede (Reggio) ma da magistrati diversi: si intravvedevano, infatti, tra le carte reati ed era giusto proseguire nel procedimento. Ecco dunque la nuova decisione. Il processo si farà. L’ onorevole Giacomo Mancini, intanto, ha interrogato il mininistro del Tesoro per sapere se la banca calabro-lucana ha provveduto a tutelarsi in giudizio, perché, a suo avviso, c’ è un aperto tentativo di minimizzare le responsabilità politiche e personali del gravissimo dissesto bancario, con l’ occultamento organizzato delle azioni giudiziarie in corso. Dalla Carical nessun commento.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.