giovedì 23 agosto 2018

NON MI CALO LE BRAGHE DAVANTI ALL’EUROPA: caso Diciotti, dal Quirinale premono per l’ennesima figura da cioccolatai, il Ministro minaccia le dimissioni

Un braccio di ferro violentissimo. Matteo Salvini non si piega alle pressioni arrivate dal Quirinale – via Palazzo Chigi – e sul fronte immigrazione tira dritto, fino a minacciare le proprie dimissioni da ministro degli Interni. Il caso Diciotti è esplosivo, la polemica con il presidente della Camera grillino Roberto Fico è la goccia che rischia di far traboccare il vaso.
Pubblicamente, Salvini ha ribadito la volontà di non far sbarcare nessun migrante a Catania, eccetto i minori: “O cambiate ministro o cambiate Paese”, ha risposto a chi lo accusava di un crimine. “Matteo sai che io sto con te. Siamo perfettamente allineati con le richieste all’Europa. Però ora basta, non possiamo andare avanti così con la Diciotti”, è stato l’avvertimento recapitatogli via telefono dal premier Giuseppe Conte. Salvini, però, non si smuove. E via Facebook replica a lui e al presidente Sergio Mattarella: “Se vogliono intervenire, lo facciano. Ma non con il mio consenso. Non mi faccio prendere in giro dall’Europa vigliacca. E se cedo ora, poi non andiamo da nessuna parte. Se vogliono, si prendano la responsabilità Conte e Mattarella”.
Con i suoi si sfoga ed è ancora più duro: “Già a Pozzallo ci hanno fregato. Voglio garanzie e tempi certi. Altrimenti, per quanto mi riguarda, possono anche tornare tutti indietro”. La sfida è totale, anche ai magistrati: “Vogliono arrestarmi? Leggo che la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona. Sono qua, non sono ignoto”. La partita si gioca tra l’Italia e l’Europa, tra il pubblico (i social) e il privato (i palazzi). E su Facebook, lancia l’ultimo messaggio a Bruxelles: “Dall’Europa già rompono le palle. E basta, fateci sopravvivere. Ricordo ai fenomeni europei che dovevano accogliere 35mila profughi e invece ne hanno accolti 12mila. Un terzo. E fate la morale a me?”.
I retroscena dei quirinalisti descrivono Sergio Mattarella come “preoccupato e irritato” per il caso Diciotti, la nave della Guardia Costiera con a bordo l’equipaggio italiano e 177 migranti che da una settimana non può attraccare in Italia, bloccata dallo scontro tra ViminaleFarnesina e Unione europea. Un pasticcio politico e diplomatico su cui il presidente della Repubblica è intervenuto in prima persona, telefonando al premier Giuseppe Conte e imponendo una mediazione con il ministro degli Interni Matteo Salvini. Finora, i risultati sono parziali: Salvini ha dato il via libera allo sbarco dei soli minorenni a bordo, 27 ragazzi di 14-16 anni. Ma il leader della Lega sul resto non molla, e l’ha detto anche pubblicamente su Facebook arrivando a minacciare le dimissioni.
Secondo la Stampa, però, il lungo silenzio del Colle, intervenuto solo dopo giorni di tensione, sarebbe legata a un (brutto) sospetto: “Si ricorda – scrive il quotidiano torinese – come il 12 luglio scorso, quando Mattarella chiamò il premier, quella loro conversazione riservata fosse stata messa immediatamente in piazza”. Da chi? La risposta è un grave atto d’accusa alla Lega: “Da fonti politiche interessate a dimostrare come l’approdo della nave avvenisse contro il volere di Salvini”. Di fatto, il Quirinale teme che anche stavolta la soluzione “buonista” venga scaricata esclusivamente sulle spalle della Presidenza, dando ulteriore forza alle posizioni da “falco” di Salvini. Una frizione, quella tra Colle e Lega, sempre più evidente al di là del caso Diciotti, con lo scontro con l’Unione europea sempre all’orizzonte. E non è detto che Mattarella sia disposto a fare da parafulmine anche su quel versante.

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