Germania disponibile ad accogliere parte dei migranti della nave Diciotti, ma a patto che partecipino anche altri Paesi. Regna assordante il silenzio nelle cancellerie europee sulla sfida italiana lanciata dai vicepremier Di Maio e Salvini sui 150 migranti bloccati nel porto di Catania.
LA REAZIONE
La minaccia di sospendere 20 miliardi di contributi al bilancio dell’Unione da parte di Di Maio viene accolta con fastidio e senza clamore a Bruxelles, mentre ferve il lavorìo diplomatico della Commissione per ottenere non solo la disponibilità dei Paesi UE ad accogliere parte dei migranti della Diciotti, ma soprattutto una soluzione duratura, che sia accettata da tutta l’Unione e costituisca la formula regia per distribuire i migranti ogni volta che un problema Diciotti si ripresenti.
Soltanto la Germania si esprime per bocca di un portavoce del ministro dell’Interno, solo per dire che «una decisione sull’ accoglienza non è stata ancora presa». Fondamentalmente aggiunge la Germania sta alla sua responsabilità umanitaria nell’àmbito della solidarietà europea. Ci aspettiamo però che anche altri Stati membri partecipino all’ azione di accoglienza, la solidarietà non può essere una strada a una corsia.
Parole che fanno capire come Berlino sia pronta a fare la sua parte, in linea con la strategia moderatamente aperturista di Angela Merkel che però proprio il suo ministro dell’Interno mette in discussione. E che possa quindi accettare di ospitare parte dei migranti della Diciotti. Ma a condizione che altri Paesi si mettano a disposizione.
Nelle precedenti emergenze (Aquarius e Protector-Monte Sperone) la situazione si era poi sbloccata grazie al pressing del presidente Juncker sulle capitali. Adesso, invece, nessuno sembra voler tendere ufficialmente la mano verso quello che anche ieri un portavoce della Commissione ha definito un imperativo umanitario. E soprattutto nessuno, in Europa, vuole vedersi dettare il calendario delle priorità dal governo italiano, tanto più se arriva da singoli ministri e non dal premier Conte o dal capo dello Stato.
IL VERTICE
Oggi si terrà una riunione degli sherpa, gli esperti di 12 governi europei più l’Austria che presiede l’Unione, che in passato hanno mostrato disponibilità ad aiutare l’ Italia. Abbiamo contattato gli Stati membri che hanno fornito sostegno con la ripartizione dei migranti sbarcati d’estate, ma l’ incontro, spiegano alla Commissione, è aperto a tutti gli Stati membri interessati a trovare una soluzione europea. Lo stallo di nave Diciotti non sembra turbare il sonno ai governanti UE. Nessuna accelerazione.
L’esecutivo comunitario si aspetta possibili idee, più legate a una soluzione stabile. Nel Comitato politico e di sicurezza (Cops) che si è tenuto ieri a Bruxelles, i delegati di Francia, Spagna, Germania, Irlanda e Portogallo si sono perfino irrigiditi di fronte alla proposta di un piano, ispirato dall’Italia, per correggere lo schema operativo della missione Sophia (che oggi, sulla base di accordi presi in precedenza con il governo italiano, prevede lo sbarco soltanto in Italia dei migranti salvati). La nostra diplomazia si appella alle conclusioni del Vertice UE di giugno che parlano di condivisione, ma su basi solo facoltative. Roma chiedeva modifiche consistenti entro la fine di agosto. Nulla da fare.
Nessuna eco pure al dramma della Diciotti. I nostri partner non accettano quelli che considerano ricatti. Si continua perciò a lavorare, ma senza fretta. Si attende di vedere fin dove arriverà la sfida (e minaccia) italiana. Stiamo rafforzando il lavoro per trovare una soluzione a lungo termine, dicono le fonti comunitarie. Ma senza urgenza. I ministri degli Esteri e della Difesa europei si riuniranno a Vienna alla fine del mese. Ma neanche da lì usciranno conigli dal cilindro. L’Europa, insomma, fa muro (di gomma). I leader sentono avvicinarsi la prova elettorale delle Europee e non vogliono apparire come quelli che aprono le porte ai boat people.
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