sabato 8 dicembre 2018

“Lucano lucrava sui migranti anche per ottenere voti” Le durissime accuse della Procura al sindaco rosso venerato in tv come se fosse un santo

Il Riesame sul sindaco di Riace: “Non può gestire denaro pubblico, viola la legge con naturalezza”
«Soltanto di Città Futura sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavoriamo». Parola di Mimmo Lucano, sindaco di Riace divenuto un eroe dell’accoglienza prima e dopo l’arresto chiesto e ottenuto nei suoi confronti dalla Procura di Locri per una lunga serie di reati.
Dopo la revoca degli arresti domiciliari, Lucano si sta esibendo in una lunga serie di esternazioni. Ora la sentenza del tribunale di Reggio Calabria che gli ha revocato i domiciliari ma ha confermato la gravità delle prove contro di lui rivela aspetti inediti e sconcertanti della disinvoltura con cui il primo cittadino di Riace ha trasformato i fondi per l’accoglienza dei migranti in una formidabile macchina di consenso elettorale. I fini di Lucano saranno stati anche nobili, scrivono i giudici nella sentenza, ma intanto ha pensato anche e robustamente ai fatti propri: «Ad un certo punto ha perso la bussola ed il senso dell’orientamento della legalità, tanto da far prevalere sugli scopi e le ragioni umanitarie la voglia di apparire e di presentare all’esterno un sistema che era tutt’altro che perfetto» si legge nella sentenza firmata dal presidente della sezione, il giudice Tommasina Cotroneo.
Le motivazioni della sentenza erano state depositate già da settimane, ma i difensori di Lucano si erano ben guardati dal divulgarle: perché se da un lato trasformavano in un semplice divieto di dimora gli arresti domiciliari disposti a carico di Lucano, sancivano esplicitamente la gravità degli elementi d’accusa a carico del sindaco. E aggiungevano, come si scopre ora, nuovi dettagli oltre a quelli contenuti nell’ordinanza di custodia eseguita a suo carico all’inizio di ottobre. Ma ieri sera a divulgare l’ordinanza (che anche la magistratura reggina aveva rifiutato di rendere nota) provvedono due piccoli siti locali, ilDispaccio.it e laCnews24.it. E si capisce perché i legali di Lucano avevano evitato di far girare il documento.

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