Dal 2011, “il ruolo giocato dalla Presidenza della Repubblica in questi anni cruciali è stato unanimemente riconosciuto come centrale. Per cui (pur apprezzando lo straordinario impegno personale profuso) non si può non partire da un bilancio fallimentare della presidenza Napolitano”. I suoi obiettivi più volte sbandierati, anche durante “la drammatica rielezione del 2013”, sono stati tutti mancati: “Non siamo approdati ad alcuna riforma costituzionale” e, “unico caso in Europa, si è venuto maturando un successo enorme delle forze populiste” che, ironia della sorte, “ora governano pure insieme”. Poi, impossibile dimenticarlo, “le politiche di austerità volute dalle leadership europee, e che Napolitano ha condiviso e sostenuto, hanno prodotto una spaccatura insanabile tra élite e popolo, fino a condurre in tutta Europa e negli Stati Uniti alla sconfitta storica della sinistra democratica”, col Pd passato in 10 anni (di cui 6 al governo) da 12 a 6 milioni di voti. Qualcuno ringrazia, ma non è chi sperava Napolitano.

Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.