“Non sappiamo se Atlantia abbia un cuore, ma se ce l’ha è certamente quello del coniglio”. È una Lucia Annunziata durissima, quella che nel suo editoriale sull’Huffington Post punta il dito contro il gruppo che fa capo alla famigliaBenetton. Il suo giudizio non è tanto sulle responsabilità di Autostrade per l’Italia, quanto sulla gestione mediatica del disastro del ponte Morandi a Genova.
Dopo il crollo di martedì, per due giorni seguono comunicati freddi, burocratici, al limite del cinismo e oltre, “senza un parola sulle vittime” per molte, troppe ore. “La società dei Benetton non ha mai smesso di fuggire da ogni umana emozione, ma anche da ogni assunzione di responsabilità morale”, accusa la Annunziata. Non ci hanno mai messo la faccia, scrive il direttore di HuffPost, rispondono piccati a chi chiede se ci fossero dei sospetti sul cattivo stato di stabilità del ponte (con il tragico passaggio sul “crollo inaspettato“). Poi, finalmente, poche e sbrigative parole per chi ha perso la vita cadendo da un viadotto di cui proprio i Benetton, da qualunque parte la si guardi, dovevano garantire la sicurezza. Non solo, c’è anche la vergogna del pedaggio di quel tratto che nelle prime ore è stato fatto pagare anche alle ambulanze che stavano arrivando sul luogo della sciagura. “Sì, certo, lo Stato di diritto sarà sicuramente ferito dalla forzatura legale di avviare la procedura di rescissione della concessione – concede la Annunziata -. Ma, francamente, in questo caso è difficile difendere i diritti di una azienda che non ha a cuore i diritti di tutti”. E la vicenda diventa lo specchio di un Paese in cui “la cautela legale travasa in pura indifferenza umana” e “la logica astratta del denaro” prevale “sul servizio”.
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