Taglio stipendi parlamentari, Pd compatto dice No alla proposta di legge M5s
La proposta di legge dei 5 stelle arriva in Aula a Montecitorio e gli onorevoli fanno le barricate con una lunga serie di giustificazioni che vanno dal "populismo" alle note spese controverse dei grillini (che però sono gli unici a restituire la diaria non rendicontata). Grillo ai deputati dem: "Siate generosi, non deludete i cittadinI". A sorpresa è arrivato anche il sostegno del presidente Cei Bagnasco: "La riduzione degli stipendi sarebbe sicuramente un segnale positivo"
Se fossimo a scuola sarebbe la giornata in cui si giustificano tutti, della serie “maestra non è colpa mia ma il compito a casa me l’ha mangiato il cane”. Il Parlamento davanti alla proposta di legge dei 5 stelle per ridurre le indennità degli eletti a 5mila euro lordi (e non netti) al mese ha risposto con arrampicate sugli specchi degne di una quinta elementare il giorno della verifica a sorpresa. “Farsa”, “demagogia”, “populismo”. E poi ancora: “Usate gli scranni per fare il vostro show”. Fra tutti ha spiccato la renzianissima Alessia Morani: “Volete ridurvi lo stipendio? Tagliatevelo voi da domani”. I colleghi devono averla considerata una bella scusa e uno dopo l’altro hanno cominciato a mettere sotto i riflettori le controverse note spese dei grillini. Una sorta di boomerang considerato che gli eletti M5s restituiscono metà dello stipendio da quando sono entrati in Parlamento e la diaria non rendicontata (pubblicando online i rimborsi spese che ricevono nel dettaglio). Renato Brunetta l’ha pensata meglio di tutti: rilanciare una proposta perché l’indennità sia calcolata sulla base del reddito pregresso, ovvero pagare di più chi è già ricco e meno chi è povero. E chi è disoccupato? “In quel caso si farà ricorso al reddito di cittadinanza“, che per la cronaca in Italia non esiste tanto che i 5 stelle hanno depositato una legge perché venga introdotto per legge. Oltre alla beffa l’autogol. Sulla scia di Brunetta si è messo con orgoglio il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti che ha detto no ai “tagli lineari” e proposto uno stipendio pari a quello che il parlamentare ha dichiarato in media negli ultimi 3 anni prima di essere eletto.
Grillo e Di Maio: “Pd vota o affossa e tiene il malloppo?” – Per i 5 stelle questa è una delle battaglie più importanti, sia in vista del referendum sia per la campagna referendaria. Il ddl è stato uno dei primi presentati in Parlamento e già per 8 volte dall’inizio della legislatura hanno proposto la riduzione a 5mila euro lordi al mese le indennità degli eletti (odg alla legge di Bilancio sempre bocciati dalla maggioranza). Grillo ha lanciato un appello dal blog: “Chi voterà contro questa legge lo farà per egoismo“, ha scritto poco dopo essere arrivato a Roma per l’occasione, “per tenersi i suoi privilegi, per tenersi i suoi soldi. Nulla vi è dovuto e il vostro non è uno stipendio, ma un privilegio inaccettabile: avete gli stipendi parlamentari più alti di tutta Europa. Renzi è stato sordo al nostro appello, per questo mi rivolgo direttamente ai parlamentari del Pd e di tutti i partiti: lasciatevi andare a uno slancio di generosità e votate la legge. In cambio riceverete gli abbracci dei cittadini e il mio personale”. Poco prima era stato Di Maio a rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio che a In mezz’ora di Lucia Annunziata lo aveva accusato di assenteismo, con “il 37% di presenze in aula”, proponendo allora di tagliare gli stipendi in proporzione alle assenze: “Va benissimo l’idea, però si parte dalla base dello stipendio dimezzato, perché oggi già esiste una norma alla Camera e al Senato per cui se non partecipi a una giornata di voti ti tolgono 250 euro, però se il tuo stipendio base è 10mila lordi euro più rimborsi, capirai che 250 euro che ti tagliano sono relativi”. E anche sul dato personale di Di Maio Renzi ha detto un’inesattezza, ha risposto il vicepresidente di Montecitorio: “In realtà io ho solo il 12% di assenze”, ha replicato il grillino a Rtl 102.5, “il resto ovviamente, io sono un vicepresidente della Camera, quando non voto, mi trovo o a presiedere o a svolgere un’altra serie di funzioni che mi vedono in missione. Infatti tre vicepresidenti su quattro abbiamo circa lo stesso numero di voti in missione, quindi in linea“.
Grillo e Di Maio: “Pd vota o affossa e tiene il malloppo?” – Per i 5 stelle questa è una delle battaglie più importanti, sia in vista del referendum sia per la campagna referendaria. Il ddl è stato uno dei primi presentati in Parlamento e già per 8 volte dall’inizio della legislatura hanno proposto la riduzione a 5mila euro lordi al mese le indennità degli eletti (odg alla legge di Bilancio sempre bocciati dalla maggioranza). Grillo ha lanciato un appello dal blog: “Chi voterà contro questa legge lo farà per egoismo“, ha scritto poco dopo essere arrivato a Roma per l’occasione, “per tenersi i suoi privilegi, per tenersi i suoi soldi. Nulla vi è dovuto e il vostro non è uno stipendio, ma un privilegio inaccettabile: avete gli stipendi parlamentari più alti di tutta Europa. Renzi è stato sordo al nostro appello, per questo mi rivolgo direttamente ai parlamentari del Pd e di tutti i partiti: lasciatevi andare a uno slancio di generosità e votate la legge. In cambio riceverete gli abbracci dei cittadini e il mio personale”. Poco prima era stato Di Maio a rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio che a In mezz’ora di Lucia Annunziata lo aveva accusato di assenteismo, con “il 37% di presenze in aula”, proponendo allora di tagliare gli stipendi in proporzione alle assenze: “Va benissimo l’idea, però si parte dalla base dello stipendio dimezzato, perché oggi già esiste una norma alla Camera e al Senato per cui se non partecipi a una giornata di voti ti tolgono 250 euro, però se il tuo stipendio base è 10mila lordi euro più rimborsi, capirai che 250 euro che ti tagliano sono relativi”. E anche sul dato personale di Di Maio Renzi ha detto un’inesattezza, ha risposto il vicepresidente di Montecitorio: “In realtà io ho solo il 12% di assenze”, ha replicato il grillino a Rtl 102.5, “il resto ovviamente, io sono un vicepresidente della Camera, quando non voto, mi trovo o a presiedere o a svolgere un’altra serie di funzioni che mi vedono in missione. Infatti tre vicepresidenti su quattro abbiamo circa lo stesso numero di voti in missione, quindi in linea“.
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