Esplode la protesta in Sardegna contro il prezzo del latte, troppo basso per sostenere l’attività. Dopo i primi episodi dei giorni scorsi oggi le manifestazioni hanno coinvolto più parti del territorio, diventando anche più violente, come nel caso dell’assalto ad un caseificio nel Sassarese.
LA PROTESTA AI CANCELLI DI ASSEMINI – A fine mattina un gruppo di allevatori si è presentato davanti ai cancelli del centro sportivo di Assemini, dove si allena la squadra di calcio del Cagliari, sistemando le auto davanti all’ingresso, e chiesto di parlare con i giocatori e la società. Qualcuno ha minacciato di voler stare lì sino al pomeriggio quando i giocatori dovranno uscire dal centro sportivo per partire a Milano per la gara di domani contro il Milan. Sul posto è intervenuta la Polizia.
ASSALTO AL CASEIFICIO – La protesta dei pastori sardi arriva al caseificio Pinna di Thiesi (Sassari), una delle più grandi industrie del settore caseario sardo. Centinaia di pastori hanno manifestato davanti allo stabilimento e agli uffici dell’azienda, scagliando il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all’interno degli uffici. Poco prima i pastori avevano bloccato una cisterna lungo la strada, a poche centinaia di metri dal caseificio, sversando sull’asfalto 30mila litri di latte. Sul posto ci sono polizia e carabinieri in assetto antisommossa.
Andrea, pastore di Sant’Andrea Frius: “Latte rumeno spacciato per sardo, stiamo facendo la fame”
Ha vuotato la cisterna anche lui, in segno di protesta, per un “dramma” – quello del prezzo del latte – che lo colpisce in pieno “da tre anni. Trecentoquaranta litri, pari al lavoro di una giornata. Hanno prima abbassato il pagamento a sessanta centesimi al litro, poi l’hanno portato a ottantacinque e poi, di nuovo, a sessanta”. Andrea Casu, 50enne di Sant’Andrea Frius, è a capo di una piccola azienda che produce latte. Insieme ad un aiutante cercano, ormai, di sbarcare il lunario: “Vivo grazie ai 1300 euro al mese di mia moglie che fa l’insegnante, mio figlio ha diciotto anni e studia, non ho potuto nemmeno pagargli una piccola vacanza in Spagna”. E, oltre a ciò, tante altre e dolorose rinunce.
“Il latte lo fanno arrivare dalla Bulgaria e dalla Romania, spacciandolo per sardo. Prima, quando la quota era fissata a ottantacinque centesimi, rientravo a malapena nelle spese. Adesso non più, non posso nemmeno acquistare un trattore nuovo. Pigliaru e tutti i politici regionali ci hanno abbandonato, faccio i salti mortali per pagarmi il mutuo della casa che finirà solo tra nove anni”.
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