Mario Giordano per “la Verità”
Modello Sanremo. Adesso non resta che applicare il meccanismo di voto del Festival ai prossimi appuntamenti politici. È semplice, no? Si fanno votare i cittadini, come d’abitudine. Poi però una piccola conventicola di eletti si raduna nel salotto buono e, fra una tartina di caviale e un sorso di champagne, decide se il voto è giusto o sbagliato.
Nel secondo caso lo ribalta, perché è chiaro: la democrazia va bene, ma solo quando si allinea al pensiero di Beppe Severgnini.
Non è fantastico? Pensate a quanti errori si sarebbero potuti evitare nel recente passato applicando il metodo elettorale Sanremo. Dalla Brexit a Donald Trump, fino ad arrivare alla vittoria in Italia di Lega e 5 stelle: tutte scelte del popolo che vanno chiaramente contro i gusti della giuria di qualità.
Che ne dice Ferzan Özpetek? Che dicono Serena Dandini e la sedicente «lesbica dentro» Claudia Pandolfi? Ovvio: non condividono. E dunque sovvertono. Vorrete mica che a decidere siano quei puzzoni dei cittadini che non hanno nemmeno mai partecipato a una David di Donatello o a una trasmissione su Raitre? L’ idea è vincente, credetemi. E non va fermata al campo musicale. Bisogna pensare una nuova riforma costituzionale che prenda spunto proprio dall’ innovazione del teatro Ariston.
Se la gente vota in modo che non si confà ai palati fini, i palati fini hanno il diritto di ribaltarlo. Gli elettori vogliono la Brexit? La giuria di qualità dice no. Vogliono Trump? La giuria di qualità dice no. Bocciano Emmanuel Macron? La giuria di qualità dice no. Scelgono Matteo Salvini? La giuria di qualità dice no. La giuria di qualità applicata alla politica permetterebbe di evitare quelle ripetute follie del popolo che, inspiegabilmente, non sempre si assoggetta al volere della élite. Razza di screanzati: bisogna pur correre ai ripari, no?
Ecco, il meccanismo sanremese è semplicissimo: se Mahmood vince con il 14% dei voti popolari, forse anche Emma Bonino potrebbe diventare presidente del Consiglio con il 2%. Non vi pare? Funziona così: si ritrovano il presidente Sergio Mattarella, il direttore del Corriere della Sera, il governatore di Bankitalia, qualche intellettuale scelto con il consenso dell’ Espresso-Repubblica, si autoproclamano Detentori assoluti della qualità e decidono chi vince e chi perde, fregandosene allegramente dei voti popolari, che proprio in quanto popolari fanno schifo assai.
Ci si potrebbe chiedere: ma perché allora chiedere ancora alla gente di esprimersi? Non si potrebbe evitare? Eh, no amici: bisogna dare la possibilità alla gente di scegliere, perché così Camila Raznovich e Beppe Severgnini possono cancellare la scelta della gente con un tratto della loro penna, ovviamente d’ oro. È il bello della nuova democrazia. La democrazia dei miei Baglioni.
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