Il Fatto Quotidiano nei prossimi giorni pubblicherà dei resoconti sulle macroaree del contratto proposto dal governo del cambiamento: il primo punto, relativo ai costi della politica, è trattato dal giornalista Thomas Mackinson.
Il taglio ai costi, previsto dalla Lega e dal M5S, riguarda la cancellazione di 350 parlamentari, la cancellazione dei vitalizi e delle pensioni sopra i 5 mila euro, così da risparmiare 250 milioni l’anno.
In relazione ai parlamentari, nel punto 19 “Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta” è scritto, nero su bianco, che si pensa di ridurre di un terzo il Senato, passando da 320 seggi a 120 per un totale di 200 senatori in meno, mentre la camera diminuirebbe il numero dei deputati da 630 a 400. Per questo cambiamento non serve solo un regolamento ma anche una modifica costituzionale, tuttavia così facendo, si terrebbero da parte 2,7 milioni di euro al mese per il senato mentre per la Camera 4,8 milioni, per un totale di 8 milioni al mese e di 100 milioni annui.
Il punto 24 del contratto, intitolato “Costi della politica e istituzioni” propone una modifica del sistema previdenziale dei parlamentari, dei consiglieri regionali, di tutti i componenti e i dipendenti degli organi costituzionali, per renderlo uguale a quello dei cittadini e ricavare 150 milioni di euro. Si prevede anche una riduzione delle pensioni d’oro, superiori a 5000 euro al mese, che non sono giustificate dai contributi versati.
Con tutti questi provvedimenti si conserverbbero 1,2 miliardi di euro in cinque anni, cifra che corrisponde a quella prevista per un anno di servizi di cura rivolti all’infanzia e agli anziani non autosufficienti in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; e che corrisponde alla cifra considerata per 5 anni per il costo del mancato innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, così da garantire l’aumento dell’età pensionaible nel 2019.
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