Si chiude la carriera politica dell’ex ministro Anna Finocchiaro, ma non senza polemiche tra i magistrati e in particolare al Csm, dove questa mattina c’è stato da discutere. Finocchiaro passa dall’incarico di ministro per i Rapporti con il Parlamento al ruolo di funzionario al ministero della Giustizia. Dove arriverà nonostante il nuovo ministro. Era stato Andrea Orlando, Guardasigilli del governo Gentiloni, a chiedere il 18 aprile scorso al Csm di confermarle il collocamento fuori ruolo per destinarla al Dipartimento per gli affari di giustizia con funzioni amministrative. E il plenum di Palazzo dei marescialli ha dato oggi il suo via libera, a governo appena cambiato e senza aspettare il placet di Bonafede, come generalmente accade per garbo istituzionale.
Una scelta che non è piaciuta al consigliere di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi, che ha chiesto inutilmente un rinvio della decisione per verificare se la scelta del suo predecessore fosse condivisa dal nuovo ministro . La maggioranza del plenum ha deciso che si dovesse andare avanti: perché la legge prevede che il nuovo Guardasigilli si debba pronunciare, entro 30 giorni, solo sugli incarichi di vertice al ministero per confermarli o revocarli; non invece sui funzionari, ruolo destinato a Finocchiaro. A favore di questa scelta – di cui ha beneficiato anche l’ex senatrice Doris Lo Moro, pure lei destinata al ministero della Giustizia con lo stesso incarico di Finocchiaro e sempre su richiesta di Orlando – si è pronunciato il Pg della Cassazione Riccardo Fuzio, per ragioni di «opportunità amministrativa»: «Se fermiamo la delibera – ha avvertito prima del voto del plenum – le colleghe non tornano a lavorare e comunque percepiranno la retribuzione». Alla fine il via libera a Finocchiaro e Lo Moro è passato a larga maggioranza: con tre astensioni e il voto contrario dell’unico consigliere del M5S Alessio Zaccaria.
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