Pernigotti, doccia fredda dai turchi dopo l’incontro a Roma: “Marchio e azienda non sono in vendita”
In una nota l’azienda smentisce le notizie trapelate da Palazzo Chigi e chiede il supporto del governo Conte per “consentire ai soggetti potenzialmente interessati di prendere visione degli asset e formulare proposte concrete di acquisizione del polo industriale”
«Né il marchio né la società sono, allo stato attuale, in vendita – si ribadisce invece nella nota della società, che cancella l’ottimismo di ieri sera -. Nel corso dell’incontro con Conte e Di Maio l’azienda ha confermato la decisione di cessare la conduzione in proprio delle attività produttive presso il sito di Novi Ligure, e l’intenzione di terziarizzare in Italia la produzione, preferibilmente individuando partner industriali interessati all’acquisizione o alla gestione degli asset produttivi a Novi , nel tentativo di ricollocare il maggior numero possibile di lavoratori».
L’azienda conferma solo un fatto: «Per favorire l’individuazione e l’approfondimento del dialogo con tali partner, Pernigotti ha accolto la richiesta del Governo di posticipare il termine relativo alla richiesta di cassa integrazione fino al 31 dicembre 2018». Nel corso dell’incontro di ieri, Pernigotti dice di aver richiesto il supporto del governo «affinché favorisca la cessazione del blocco dello stabilimento di Novi Ligure al solo fine di consentire ai soggetti potenzialmente interessati di prendere visione degli asset e formulare proposte concrete di acquisizione del polo industriale. E di permettere al personale incaricato dall’azienda di accedere allo stabilimento allo scopo di prelevare scorte di prodotto per la loro commercializzazione». Dunque, la fabbrica attualmente non è sul mercato, ma Pernigotti non nega che potrebbe metterla in vendita in un immediato futuro.
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