Una presa di posizione, quella di Draghi, che Savona riferì a Matteo Salvini. Il messaggio riportato dall’attuale ministro agli Affari europei era chiaro: “Senza la copertura della Bce l’Italia poteva solo andare a sbattere contro il muro della Commissione”. Ma in tempi più recenti, prosegue Dago, Savona ha rimproverato a Giovanni Tria “di aver completamente toppato la strategia negoziale con l’UE. I punti della manovra andavano affrontati in via confidenziale prima di presentarla, Reddito di Cittadinanza e Legge Fornero andavano posticipati e la spinta più forte (questo Savona lo ha sempre detto) bisognava darla sul lato degli investimenti”. Questa, dunque, la ragione che lo avrebbe spinto a voltare di fatto le spalle al governo.
Resta da capire cosa accadrà, adesso. Secondo Dago, “la trattativa sui conti italiani andrà avanti fino a fine anno e si chiuderà ad inizio 2019, con la mediazione della Merkel, realisticamente con un deficit intorno al 2,1%, abbastanza alto da non umiliare il governo ma ovviamente più basso per mostrare agli altri paesi europei che ancora una volta i paesi riottosi vengono riportati a cuccia“. Una mediazione che, però, potrebbe non andare a buon fine, e i toni decisi del governo italiano lo dimostrano. A quel punto, l’Italia dovrà fronteggiare a gennaio una procedura d’infrazione e, soprattutto, uno spread alle stelle. Sempre secondo Dagospia, a quel punto, Sergio Mattarella potrebbe chiedere un passo indietro a Giuseppe Conte: difficile, a quel punto, che il premier possa continuare senza la fiducia del Quirinale. Mistero su chi vorrebbe Mattarella a Palazzo Chigi, anche se tra le righe, Dago, lascia intendere che potrebbe trattarsi proprio di Mario Draghi.
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