di Michele Focarete per Libero
Come prevedibile, il Consiglio comunale di Milano di ieri è stato di fatto “un atto di accusa” nei confronti del comandante della polizia Locale, Marco Ciacci. In riferimento al suo comportamento durante l’incidente per il quale è stata indagata per omicidio stradale Alice Boccassini, e sull’uso improprio delle pattuglie dei “ghisa“, i consiglieri Patrizia Bedori (M5S), Massimiliano Bastoni(Lega), Alessandro De Chirico, (FI) e Gianluca Corrado (M5S), hanno parlato di «atti gravi». Patrizia Bedori (M5S) ha addirittura usato termini pesanti come «episodi inquietanti», aggiungendo che «Ciacci non deve rispondere alla Procura, ma al Comune di Milano». Ha poi toccato l’argomento dell’ex vice comandate Silvio Scotti e direttore del settore procedure sanzionatore che fu costretto ad andarsene su pressioni dell’allora capo dei vigili, Tullio Mastrangelo e da Marco Granelli, ex assessore alla Sicurezza e alla polizia Locale, perché aveva fatto «un regalo» da 800 mila euro alla ditta per il recupero di auto abbandonate di Domenico Inga, rinnovandogli l’appalto. «C’è da chiedersi come mai Scotti», sottolinea Bedori, «dopo essere stato allontanato, viene ripreso nello stesso settore sempre come responsabile».
COMMISSIONE
Gianluca Corrado ha invece posto l’accento sull’intervento di sei pattuglie e la scientifica inviate per un furto nell’appartamento di un dirigente comunale. «Se fosse accaduto a me», sottolinea Corrado, «sarei andato al più vicino commissariato o dai carabinieri a sporgere denuncia. Come fanno tutti i comuni cittadini». È stata poi chiesta una commissione ad hoc per l’audizione del numero uno di piazza Beccaria. La richiesta di convocazione è firmata dai consiglieri del M5S, FI Lega e Milano Popolare.
Gianluca Corrado ha invece posto l’accento sull’intervento di sei pattuglie e la scientifica inviate per un furto nell’appartamento di un dirigente comunale. «Se fosse accaduto a me», sottolinea Corrado, «sarei andato al più vicino commissariato o dai carabinieri a sporgere denuncia. Come fanno tutti i comuni cittadini». È stata poi chiesta una commissione ad hoc per l’audizione del numero uno di piazza Beccaria. La richiesta di convocazione è firmata dai consiglieri del M5S, FI Lega e Milano Popolare.
A questo punto c’è stata una difesa d’ufficio del vicesindaco con delega alla sicurezza, Anna Scavuzzo, che ha promosso un incontro per le 14 con le rappresentanze sindacali della polizia Locale che avevano mosso appunti all’operato in occasione dell’incidente stradale del 3 ottobre, nel quale aveva perso la vita un medico di 61 anni, investito sulle strisce pedonali dallo scooter guidato dalla Boccassini jr. «Da una prima analisi dell’attività svolta dagli agenti intervenuti negli episodi contestati», dice Scavuzzo, «appare che si siano eseguite le procedure standard che regolano l’attività della polizia Locale di Milano».
LA DINAMICA
«Riteniamo necessario», ribatte Giovanni Aurea, delegato Rsu della polizia Locale, «un chiarimento in risposta alle gravi accuse di scorrettezza lanciate dal sindacato Usb e la richiesta di dimissioni dell’ex comandante Antonio Barbato». All’incontro dovrebbe intervenire in videoconferenza anche il comandante Marco Ciacci, che in questi giorni si trova all’estero.
«Riteniamo necessario», ribatte Giovanni Aurea, delegato Rsu della polizia Locale, «un chiarimento in risposta alle gravi accuse di scorrettezza lanciate dal sindacato Usb e la richiesta di dimissioni dell’ex comandante Antonio Barbato». All’incontro dovrebbe intervenire in videoconferenza anche il comandante Marco Ciacci, che in questi giorni si trova all’estero.
È proprio sulla presenza di Ciacci sul luogo dell’incidente prima delle pattuglie che c’è contestazione. È risaputo che lui ha collaborato per anni con Ilda Boccassini quando dirigeva la sezione di polizia giudiziaria della Procura, e questo integrerebbe una violazione del codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che all’articolo 7 dice: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale”.
C’è anche discussione tra gli agenti del radiomobile sul non aver eseguito l’alcol test che non è obbligatorio ma in genere lo si fa anche per incidenti meno gravi. A dire però dei vigili intervenuti quella sera, la dinamica era chiara e la ragazza non dava segni che potessero indurre a pensare che avesse bevuto. L’omicidio stradale prevede una pena da 2 a 7 anni di carcere. Ma da 8 a 12 anni, quando chi provoca la morte è in stato di ebbrezza.
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