Travolta da un’intercettazione telefonica, l’ormai ex ministro Federica Guidi, a tempo record, ha rassegnato le dimissioni. Lei parla di “buona fede”, ma la “spintarella” all’emendamento che tanto serviva al suo fidanzato (ora indagato) nell’ambito del caso Tempa Rossa, almeno stando agli atti dell’inchiesta, pare troppo evidente per evitarle di capitolare. Ed è curioso notare come, subito dopo il passo indietro, nelle reazioni delle opposizioni in un qualche modo nel mirino ci finisca Maria Elena Boschi, lambita dal caso poiché citata nelle intercettazioni (“la Boschi è d’accordo”) e, soprattutto, più che lambita dal recente caso di Banca Etruria, l’affare di famiglia per il quale, però, non ha mollato lo scranno al dicastero delle Riforme.
Non poteva mancare il – durissimo – intervento di Beppe Grillo, secondo il quale “le dimissioni del ministro Guidi sono un’ammissione di colpa, dimostrano il coinvolgimento del ministro Boschi e del Bomba che fanno l’interesse esclusivo dei loro parenti, amici, delle lobby e mai dei cittadini. Devono seguire l’esempio della Guidi e dimettersi subito: la misura è colma. Che altro deve succedere perché si schiodino dalla poltrona questi abusivi non eletti da nessuno? I cittadini vengono prima dei papà banchieri indagati e dei compagni petrolieri. Basta battute, basta supercazzole, basta balle”, conclude Grillo sul suo blog.
Fendenti contro il governo arrivano anche da Arturo Scotto, capo dei deputati di Sinistra italiana: “Le dimissioni della ministra Guidi sono un atto dovuto. Ma un problema resta: il conflitto d’interessi è la cifra prevalente di questo governo. Serve un chiarimento parlamentare”.
Riuscirà il ministro Boschi a resistere a questo nuovo assedio e al fatto che il suo nome sia stato tirato in ballo anche in questo “fattaccio”? Per inciso, anche secondo Dagospia, “lei è la prossima”…
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