Caro Dago, dal momento della mia nomina a direttore di Rai 1, ho scelto di lavorare in silenzio perché già è un lavoro difficile, già ci sono arrivata a campionato inoltrato e scelte fatte da altri secondo le ferree regole dei palinsesti; perdere tempo a chiacchierare, secondo il mio modo di vivere e pensare, non dimostra serieta’.
A quanto pare è impossibile, nel clima avvelenato del nostro Paese, e la vicenda della conferenza stampa di Sanremo lo dimostra.
Sono solo canzonette, o almeno dovrebbero esserlo, una settimana di grande cerimonia di svago e spettacolo nazionale. Invece, e non solo per responsabilità di Claudio Baglioni, sono state trasformate nel solito comizio.
Quello che penso lo dirò al momento opportuno. Per il momento mi preme ricordare che Rai 1 si chiama rete ammiraglia perché e’ la rete più importante e produttiva dell’azienda, guai ad attaccarla senza sapere che ci rimette l’intera Rai.
Mi preme anche ricordare a te, dato che ci conosciamo da quarant’anni, che io sono sempre criticabile come tutti quelli che lavorano con una pubblica esposizione, ma “direttore in quota Isoardi” non me lo puoi dire perché conosci la mia storia (quarantennale) di giornalista e dirigente.
A suo tempo (16 anni fa) fui io ad assumere Elisa Isoardi, una ragazza che naturalmente nemmeno sapeva chi fosse Matteo Salvini, e che reputo ieri come oggi una brava professionista, ormai esposta più del dovuto a uno scrutinio quotidiano che non sempre è di carattere professionale.
Cio’ detto, Teresa De Santis come tutti gli italiani vota e ha un opinione politica, ma è direttore di Rai 1 in quota De Santis. Su questo punto sono leggermente suscettibile.
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