Poteva essere arrestato 40 anni fa, Cesare Battisti. A rivelare l’amara verità sul terrorista rosso estradato lunedì scorso dalla Bolivia è Nicola Longo, superpoliziotto italiano infiltrato nella criminalità per Sisde, Sismi e l’americana Dea fin dagli anni 70. Intervistato da La storia oscura di Fabio Camillacci a Radio Cusano Campus, l’agente ha puntato il dito sulle coperture politiche di cui ha goduto in quegli anni in Italia e, successivamente, durante la sua lunga fuga tra Francia, Messico e Brasile prima della recentissima cattura.
“Tra il 1977 e il 1978, dopo l’uccisione del collega della Digos Andrea Campagna, mio amico e conterraneo visto che era calabrese, per me sarebbe stata una questione di orgoglio arrestare il suo assassino Battisti: come si dice in gergo poliziesco, sarebbe stato un bell’arresto”. Ci andò molto vicino, Longo, che all’epoca operava sotto copertura a Ceccano e arrestò un ex rapinatore vicino alla banda del terrorista dei Pac: “Purtroppo però non riuscimmo a trovare niente di concreto per incastrare Battisti che quindi riuscì a cavarsela; anche perché Battisti è stato sempre aiutato da una corrente politica e da esponenti politici di quel periodo. E quasi certamente anche di recente è stato aiutato visto che è stato difficile catturarlo, nonostante l’Italia nel mondo sia al primo posto come investigatori e come intelligence. Non sarebbe stato difficile arrestarlo e riportarlo in Italia molto prima. E come lui, anche tanti altri terroristi sono stati aiutati e coperti da personaggi del nostro Paese”. Ora, conclude, il vento sta cambiando. In ogni caso Battisti “era un personaggio notevole, con una personalità multipla. Aveva una grande fantasia, una grande creatività, amava il rischio, si esponeva in prima persona. Fondamentalmente: era un criminale, un assassino, sia mandante che esecutore. Più bandito che ideologo. L’ideologia gli ha fatto comodo per giustificare i suoi crimini”.
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