Franco Bechis, Valeria Fedeli vuole mandare in galera per legge chi fa complimenti osè
di Franco Bechis per Libero
Il nome non lo rivelerò nemmeno sotto tortura. Ma qualche tempo fa un senatore un po’ avanti negli anni mi confidò in modo colorito un’ insana passione che nutriva per l’ allora ministro della Pubblica istruzione, Valeria Fedeli: «Mi fa impazzire – disse, – quella rossa mi fa proprio sangue».
Non so se sono ancora in tempo per fermarlo, ma oggi consiglierei a quel senatore di mordersi la lingua e di non provare nemmeno per scherzo ad esternare quella “simpatia” alla nostra ex ministra. Perché lei, che è tornata in Senato nelle fila del Pd, si è trasformata nell’ Asia Argento del palazzo, buttandosi alla testa dell’ esercito delle #MeToo – il movimento ormai planetario che ha, come ragione sociale, la caccia a chiunque si renda colpevole di vere o presunte molestie.
E in questa veste è pronta a mandare senza pietà in galera uno spasimante come il nostro anonimo senatore, facendogli trascorrere lì da una a due legislature.
E in questa veste è pronta a mandare senza pietà in galera uno spasimante come il nostro anonimo senatore, facendogli trascorrere lì da una a due legislature.
La nostra Fedeli infatti – accompagnata, manco a dirlo, da Monica Cirinnà, un gruppo di senatrici e pure qualche maschietto del Pd – ha presentato (ed è stato appena assegnato alla discussione) in Senato un disegno di legge assai severo per dare la caccia agli Harvey Weinstein de’ noantri dentro e fuori i palazzi della politica.
NUOVO REATO – In quel testo propone di aggiungere nel codice penale, dopo l’ articolo 610 sulla violenza privata, anche un 610 bis sulle molestie sessuali. Che recita così: “Chiunque compia atti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’ effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo, è punito con la reclusione da 5 a 10 anni».
Il nuovo reato è perseguibile su denuncia-querela da parte della vittima, esercitabile entro 12 mesi “dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato”. Adesso la notizia del senatore impazzito per la rossa del Pd l’ ho data, ma è inutile che la Fedeli mi mandi i carabinieri a casa, perché – ribadisco – non confesserò la sua identità nemmeno sotto tortura. Intendiamoci, il reato proposto ha un suo perché, ma la molestia “verbale” potrebbe diventare assai scivolosa e prestarsi a più di un abuso. E sai quanto può costare caro il complimento fatto mesi fa (anche solo sull’ abbigliamento) a un/una collega con cui poi si è litigato, scatenando risentimento.
TUTELE SUL LAVORO – La Fedeli è partita lancia in resta nella sua #MeToo, con piglio da agguerrita femminista (il testo della norma considera anche gli uomini come possibili vittime, ma è una finzione perché lei non li considera affatto nella relazione di accompagnamento). «Sappiamo bene – spiega nella introduzione al disegno di legge, – che quello che succede ad Hollywoood e nel mondo dello spettacolo non è molto diverso da quello che succede in altri ambienti lavorativi, in cui lo squilibrio di potere porta alcuni uomini a sfruttare la propria posizione attuando comportamenti molesti, lesivi della dignità e della integrità fisica e psicologica delle lavoratrici, accompagnati spesso da ricatti, vessazioni e mobbing».
Secondo la senatrice, almeno 1.403.000 donne in Italia «nel corso della propria vita lavorativa sono state oggetto di molestie o di ricatti a sfondo sessuale sul luogo di lavoro». Quindi nel disegno di legge l’ ex ministro della pubblica istruzione, oltre a prevedere particolari codici di condotta sui luoghi di lavoro, stabilisce che per chiunque faccia denuncia di molestie sessuali non può seguirne alcuna conseguenza sul posto di lavoro, né essere oggetto più di qualsivoglia “misura organizzativa”. Solo per le donne in questi casi è prevista la possibilità, con preavviso di sette giorni, di avvalersi di un congedo speciale di tre mesi, mantenendo l’ ultimo stipendio ricevuto. Donne e uomini vittime di molestie sessuali possono entrambi chiedere la trasformazione del proprio contratto a tempo pieno in tempo parziale “verticale od orizzontale” fino a quando lo riterranno utile, per tornare a tempo pieno “in qualunque momento” a loro stessa richiesta. Chiunque faccia denuncia, poi, dovrà essere da quel momento protetto e vigilato dall’ ispettorato del lavoro.
In tutta la pubblica amministrazione verranno inoltre istituiti e finanziati dei “comitati unici di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni”, che avranno risorse per attuare “piani formativi di prevenzione delle molestie e delle molestie sessuali” e varare i “codici etici e di condotta” che la pubblica amministrazione dovrà adottare.
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