Il caso della barca arrivata a Lampedusa con 13 immigrati a bordo ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri, sabato 10 novembre. Anche per le accuse di Matteo Salvini a Malta, che avrebbe aiutato il natante ad arrivare in Italia, senza farsene carico come previsto dai trattati. Molti gli indizi che suggeriscono come la Valletta suggerisca ai barchini la via per raggiungere il nostro Paese (ed evitare il loro). Le accuse di Salvini hanno innescato un caso diplomatico con Malta prima e con l’Europa poi, che ha preferito riprendere il leghista per le sue accuse piuttosto che Malta, nonostante le diverse evidenze circa il comportamento scorretto delle autorità locali.
Già, perché ad inchiodare la Valletta non ci sono soltanto le testimonianze dei passeggeri del natante. Un ritrovamento a bordo della nave, infatti, non lascia spazio a dubbi: a bordo c’erano i giubbotti di salvataggio di marca Mecca Marine, putacaso l’azienda che produce le uniformi della Marina maltese. Un caso? No, impossibile. Una prova che però, ad ora, l’Europa continua ad ignorare. Secondo le ricostruzioni, il barchino era stato avvistato nella notte tra giovedì e venerdì dalla nostra Guardi di finanza in acque Sar maltesi. Il barchino aveva finito la benzina ed era in balia della corrente: dunque le autorità italiane hanno segnalato la situazione a Malta. E la Valletta che avrebbe fatto? Presto detto: rifornito di carburante gli immigrati per poi indicargli la rotta verso Lampedusa, dove puntualmente è arrivato.
“Troppi indizi fanno credere di essere di fronte a un vero e proprio atto ostile di un altro Paese dell’Unione europea”, ha tuonato Salvini, che ha parlato anche di “Italia sotto attacco”. E ancora: “Alcuni Paesi membri della Ue si disinteressano degli immigrati e ce li rifilano mentre Bruxelles ci minaccia di sanzioni per la manovra. Non ci faremo intimidire”, ha concluso.
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