sabato 15 settembre 2018

MATTARELLA NON HAI CAPITO: NON E’ SALVINI, MA IL GIUDICE ROSSO QUELLO FUORI DALLA LEGGE: il commento sul caso Diciotti che nessun giornalone ti pubblicherà mai

Il commento sull’insensata uscita di Mattarella su Salvini e l’indagine sul caso Diciotti che avremmo voluto leggere dagli editorialisti e che invece abbiamo trovato solo su Facebook. Ve lo riportiamo integralmente. Non conosciamo l’autore, ma condividiamo anche le virgole tratto dalla pagina Facebook Il Sofista
Una recente frase di Mattarella sintetizza la posizione della sinistra sul processo a Salvini per il caso Diciotti: «Nessun cittadino è al di sopra della legge,nemmeno le cariche pubbliche».
La legge vale anche per i ministri, dunque Salvini può tranquillamente andare in galera.
Tutto molto suggestivo.
Ma c’è un problema. Una piccola omissione, una dimenticanza, una quisquilia.
È verissimo che anche un ministro può incorrere in un reato – omicidio, furto, sequestro di persona – e merita in tal caso di finire in galera.
Quello che sta succedendo a Salvini, però, è un’altra cosa.
C’è un magistrato agrigentino che utilizza il nome «sequestro di persona» per definire un comportamento del ministro che non è affatto un reato comune. Non è l’aver chiuso a chiave la suocera, o l’aver rapito l’amichetto del figlio per chiedere il riscatto ai genitori. Sono questi i reati comuni, quelli che portano a dire che un ministro è soggetto alla legge come i comuni cittadini.
Di che cosa è accusato invece Salvini?
Di un atto di governo: l’avere rifiutato lo sbarco a stranieri privi di permesso di soggiorno. Uno sbarco che avrebbe comportato rischi alla sicurezza e alla salute pubblica, nonché oneri finanziari per lo Stato e, non da ultimo, la violazione della sovranità nazionale, visto che avrebbe implicato il principio aberrante che gli ingressi sul territorio dipendono dal volere delle organizzazioni criminali che mettono in mare gli immigrati clandestini, anziché dal volere dello Stato.
Dunque un atto politico rientrante nelle potestà di un governo legittimo.
Si può dubitare che il vietare un ingresso a stranieri non autorizzati rientri tra i poteri del ministro degli interni?
No.
Si può dubitare che il governo goda di piena discrezionalità nel valutare i profili di ordine pubblico connessi ad un ingresso illegale?
No.
Si può dubitare che sia vietato alla magistratura interferire in tale discrezionalità, pena la violazione del principio di separazione dei poteri e quindi l’eversione dello Stato?
No.
Ecco dunque il tassello mancante alla frase di Mattarella.
Una carica pubblica può essere indagata da un magistrato, ma non per gli atti legittimi che compie in veste di carica pubblica, e che esprimono la sovranità e la potestà dello Stato.
Un magistrato che, con l’espediente di definire tali atti come reati comuni, li incrimina, non sta applicando la legge, la sta violando.
Ma che parlo a fare, tutto questo Mattarella lo sa benissimo.
Si chiama uso politico della magistratura.
E non è che un reato comune.
Lui ha detto: «Nessun cittadino è al di sopra della legge, nemmeno le cariche pubbliche».
Quindi sarà d’accordo sul fatto che i magistrati che commettono reati debbano essere processati.
O no?

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