L’Europa è oggi chiamata ad una sfida non indifferente. I Capi di Stato e di Governo dell’Ue si incontrano a Salisburgo in un vertice informale per parlare, tra le altre cose, di migrazioni.
E di come affrontare un tema che con ogni probabilità diventerà il centro della prossima campagna elettorale per le elezioni europee del 2019. Dal Consiglio di giugno, nonostante le tante belle parole, poco o nulla è cambiato. E molti Paesi continuano a pressare l’Ue affinché faccia qualcosa per presidiare i confini. A partire dall’Italia.
È cosa nota la contrapposizione tra il ministro dell’Interno Salvini e diversi colleghi europei. Basti ricordare lo scontro dell’altro giorno con l’omologo lussemburghese. Ma liti non sono mancate neppure con Macron e altri Paesi. L’Italia spinge per trovare una soluzione condivisa all’”invasione” di stranieri. E forse il pugno duro potrebbe aver convinto l’Ue a dargli ragione. Almeno a parole.
In una intervista al Messaggero, infatti, il Commissario Ue per le migrazioni, Dimitris Avramopoulos, ha infatti detto che “gran parte delle proposte di Salvini coincidono con le misure che ho presentato a Bruxelles“, anche se ha negato che i flussi migratori sia ora una “emergenza”. “A furia di dai e dai vuoi vedere che smuoviamo la Commissione europea?“, ha subito commentato l’inquilino del Viminale. “Con il Commissario lavoriamo bene: dimostra attenzione e sensibilità, ha un’attenzione che mi fa piacere, più di quella di Merkel e Macron“. Certo, le dichiarazioni di Avramopoulos vanno tarate con quelle di pochi giorni fa di Junker e le tante precedenti frasi contro il pugno duro italiano. Ma è un passo avanti.
Ma se si valutano le proposte della Commissione Ue sul tema migranti, in effetti non si può non notare un certo irrigidimento delle politiche migratorie. IlGiornale.it aveva anticipato la volontà della Commissione di “militarizzare” i confini europei con 10mila guardie di frontiera. Ma c’è anche dell’altro. I punti principali delle proposte Avramopoulos li elenca così: “Il rafforzamento di Frontex e la sua trasformazione in una vera polizia di frontiera, una migliore gestione delle frontiere esterne della Ue, la velocizzazione dei rimpatri, collaborazione e accordi con i paesi terzi“.
Occorrerà poi rivedere anche il regolamento di Dublino, anche se indiscrezioni sussurrano che oggi al vertice dei leader Ue con ogni probabilità le trattative finiranno in un buco nell’acqua. “Quello che hanno chiesto i leader europei al vertice di giugno, è di velocizzare i tempi di riforma del Regolamento ed arrivare ad un accordo – spiega il Commissario – Quello che si chiede è che tutti capiscano che paesi come la Grecia, l’Italia e la Spagna non possono essere lasciati soli sotto una pressione perenne“.
Tra le ipotesi allo studio e fatte trapelare saggiamente dalla Commissione c’è anche quella di aprire dei centri di identificazione “chiusi”. “Abbiamo proposto la creazione di centri controllati – ha detto Avramopoulos – ma vorrei dire che non si tratta assolutamente di centri di detenzione. È una proposta della Commissione e di molti ministri dell’Interno, tra cui anche Matteo Salvini“. E i due sembrano in armonia anche quando si parla di intensificare i rimpatri in Tunisia (e non solo): “Il piano di azione della Commissione è molto vicino a questa richiesta – conlude il commissario – L’Europa sta rafforzando il meccanismo dei rimpatri. Abbiamo anche proposto di rafforzare il ruolo della Guardia Costiera e di Frontiera Europea, che con le sue nuove responsabilità, con un incremento di mezzi e personale, sarà in grado di assolvere a questo compito“.
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