venerdì 5 gennaio 2018

LA "NUOVA TASSA" IN ARRIVO DI CUI NESSUN GIORNALE PARLA. GUARDATE CHE INFAMATA

È possibile pagare di più un prodotto quando il suo prezzo scende? Per quanto bizzarro possa sembrare, è esattamente quello che accade con la bolletta elettrica. Solo qualche giorno fa l’Autorità per l’energia ha diffuso le nuove tariffe per l’erogazione del servizio ai clienti in maggior tutela, quelli che non hanno scelto il mercato libero. Chiarissimo il verdetto: i costi per il prossimo trimestre saliranno del 5,3%. Neanche il tempo di ingoiare a fatica l’ennesima stangata, che il Gestore del mercato elettrico ha diffuso le periodiche rilevazioni sul prezzo dell’elettri-cità nell’ultima settimana del 2017, dal 25 al 31 dicembre. Ebbene, il prezzo medio di acquisto dell’energia nella borsa elettrica è sceso di 15,71 euro/MWh, in percentuale si tratta di un calo del 24,8%.
Un errore? È tutto vero. Andiamo allora a riguardare le componenti di costo che hanno provocato il rincaro annunciato dall’authority. Una quota non indifferente, secondo il bollettino dell’organismo di controllo, è dovuta all’impatto dei nuovi incentivi varati dal governo per consentire alle imprese energivore (che consumano molta elettricità) di avere costi in linea con i competitori europei. Obiettivo nobile, che però costa circa 1,7 miliardi di euro ed è stato scaricato, come si legge nello stesso bollettino, sul groppone dei consumatori attraverso l’aumento degli oneri di sistema, una voce che già copre i circa 13 miliardi di incentivi per le rinnovabili che ogni anno fiscono in bolletta.. Tale aumento, ha spiegato l’authority, contribuisce sulla spesa dei clienti nel prossimo trimestre per l’1,9%.
Il resto del rincaro del 5,3% è quasi interamente dovuto alla materia prima. L’incremento comprende, infatti, una crescita dell’1,3% dei costi di acquisto, dell’1,2% dei costi di dispacciamento e dell’1,3% della componente di perequazione per il recupero tra costi di approvvigionamento attesi e quelli regsitrati nei trimestri precedenti. Si tratta, in soldoni, di un aumento complessivo del 3,8% determinato dalla crescita del prezzo dell’energia elettrica.
Per giustificare tale balzo, considerato anche dalla stessa authority un po’ inusuale, sono stati elencati ben 9 diversi motivi. Dalla ripresa dei consumi fino all’indisponibilità prolungata di alcuni impianti nucleari francesi, che ha spinto verso l’alto i prezzi d’Oltralpe e ridotto i flussi di energia verso l’Italia. Al di là delle osservazioni tecniche effettuate dall’autorità, la maggior parte difficilmente comprensibile a chi non abbia profonda dimestichezza con la materia, il risultato è che i 9 fattori congiunti hanno comportato «una decisa crescita dei prezzi all’ingrosso nell’ultimo trimestre del 20%».
A questo punto possiamo solo tornare al punto di partenza e strabuzzare gli occhi: come è possibile che il prezzo sia salito del 20 e diminuito del 24%. Certo, nel primo caso si tratta di un trimestre e nel secondo di una settimana. Ma la cosa strana è che il prezzo, secondo il Gme, è sceso anche nella settimana tra il 18 e il 24 dicembre, dell’11,8%. E anche, del 4,8%, tra l’11 e il 17 dicembre. Messa così, viene da chiedersi, a quale trimestre faccia esattamente riferimento l’authority. Un dubbio che è venuto pure all’Istituto studi sul consumo, che dopo aver definito «poco credibili» le considerazioni portate dall’Autorità per l’energia per «giustificare» la stangata in bolletta, ha invitato i tecnici a «ricalcolare i rincari per non far ricadere aumenti spropositati che non solo impoveriscono i ctaddini, ma danno segnali di forte preoccupazione e di distacchi ulteriori tra cittadini e istituzioni».
In attesa di chiarimenti, preparate il portafoglio.
di Sandro Iacometti


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