Il “primo contatto” che Unicredit ebbe con Banca Etruria, ha rivelato Ghizzoni, “fu il primo settembre 2014”, con il tramite di Mediobanca. “Ci fu chiesto se avevamo interesse ad analizzare il dossier per un eventuale ingresso nel capitale. Rispondemmo immediatamente che non c’era interesse da parte nostra”. Poi il 6 e 7 settembre 2014, nel corso del Forum Ambrosetti di Cernobbio, “incrociai la ministra Boschi ma non ci fu nessun tipo di contatto con lei”. Il primo incontro tra Ghizzoni e l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Gentiloni, fu l’11 settembre a Palazzo Chigi: “Fu un incontro di natura istituzionale, si fece molto in generale sulle banche, ma non su specifiche banche, in questo incontro non ci fu nessun riferimento a Banca Etruria”.
In seguito, il 3 dicembre 2014, di nuovo su richiesta di Mediobanca, l’istituto di Piazza Gae Aulenti riconsiderò il dossier Etruria: la situazione era cambiata rispetto a settembre, ha spiegato il banchiere, perché “si trattava di valutare solo la good bank e lasciare la bad bank al suo destino”. “A quanto mi disse Gualtieri (consulente per trovare compratori per Etruria, ndr) prima di venire da Unicredit c’erano stati contatti a quanto so, anche se non ho assoluta certezza, con il mondo delle popolari. Perché Unicredit e non Intesa? Perché Intesa aveva già una posizione forte in Toscana e quindi era più semplice chiederlo a Unicredit, per un discorso di complementarietà territoriale”.
L’incontro con la Boschi: “Mi chiese se era pensabile un’acquisizione” – Il 12 dicembre, mentre i suoi uffici stavano dunque già esaminando l’operazione, Ghizzoni ebbe con la ministra “un incontro fissato dalle segreterie”, sempre a Palazzo Chigi, a tu per tu. “Affrontammo il tema specifico delle banche in crisi. La ministra Boschi mi manifestò la sua preoccupazione non tanto per le banche in crisi del suo territorio, Mps ed Etruria, quanto che cosa questo avrebbe comportato in termini negativi come impatto su famiglie e piccole imprese in termini di erogazione del credito. La ministra mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare l’acquisizione o un intervento sulla popolare dell’Etruria, sulla base di questa preoccupazione. Dissi che non ero in grado di dare nessuna risposta e che Unicredit avrebbe deciso solo nel suo interesse. Un ceo di una banca come Unicredit deve mettere in chiaro che è la banca che prende la decisione e questo messaggio fu assolutamente condiviso dal ministro Boschi”.
La ministra “fu cordialenon avvertiipressioni da parte del ministro, ci lasciammo con l’accordo che l’ultima parola spettava a Unicredit che avrebbe deciso solo nel suo interesse. Da allora non ci sono stati ulteriori contatti”. Una “pressione“, ha poi chiarito Ghizzoni rispondendo a una domanda dei commissari, “sarebbe stata se mi avesse detto di acquisire la banca, invece lei mi chiese se era pensabile. Anche dal punto di vista semantico fa la differenza. Sentire pressioni è anche soggettivo. Io dissi che non potevo dare una risposta subito, avrei incaricato i miei. Quindi la richiesta non ha leso la nostra capacità di decidere in maniera indipendente“. Quanto al fatto che Pier Luigi Boschi fosse vicepresidente della banca, “sapevo ovviamente della parentela di Boschi con il padre ma per me non era una cosa rilevante, magari lo era per il ministro ma per me no”.
La mail dell’amico di Renzi: “Mi è stato chiesto di sollecitarti” – In ogni caso secondo Ghizzoni gli uffici di piazza Gae Aulenti continuarono a valutare il dossier come se nulla fosse accaduto. “Non c’era nulla da nascondere: incontrando un paio di colleghi, tra cui anche il capo del settore fusioni e acquisizioni (m&a), dissi del colloquio in cui c’era stata la richiesta e dissi ‘voi continuate a lavorare in totale indipendenza senza interferenza da parte di nessuno’. L’analisi fu fatta da tecnici in assoluto rispetto e l’analisi si fece in totale indipendenza”. Mentre la due diligence era ancora in corso, il 13 gennaio, “mi arrivò una mail da Marco Carrai: “Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti per una risposta nel rispetto dei ruoli”. La mia reazione fu di pensare chi poteva avere chiesto un sollecito da parte del dottor Carrai. Esclusi che fosse stata la banca. Decisi però di non chiedere nessun chiarimento. Il nostro canale di comunicazione era solo la banca, quindi risposi che stavamo lavorando e alla fine avremmo contattato i vertici di Etruria e comunicato loro le conclusioni”. Ghizzoni ha poi precisato che aveva conosciuto in precedenza Carrai nella veste di presidente di Aeroporti di Firenze e consulente nel settore della sicurezza informatica.
Conclusioni che furono negative: “La risposta alla banca l’abbiamo data il 29 gennaio 2015. Abbiamo deciso di non investire per più di una ragione. Nel frattempo era arrivata una comunicazione Bce, i ratio patrimoniali erano stati alzati e quell’investimento richiedeva unassorbimento di capitale di 27 basis point(25 erano un miliardo). Quindi non c’era la possibilità di investire questo capitale senza avere ritorni certi. E il portafoglio, anche della good bank, sembrava non di buona qualità. Poi c’era i tema di avere l’ok della Bce”.
L’attivismo di Carrai sulle banche – L’interesse particolare di Marco Carrai per il mondo bancario non è senza precedenti. Molti ricorderanno l’editoriale di Ferruccio de Bortoli uscito sul Corriere della Sera il 3 ottobre del 2016 in cui l’ex direttore del quotidiano di via Solferino criticava duramente la gestione governativa dell’ennesima crisi del Monte dei Paschi di Siena. Secondo de Bortoli, tra il resto, era stato il manager fiorentino vicino al premier ad annunciare all’ad del Monte Fabrizio Violala sua sostituzione con Marco Morelli. “La notizia è totalmente falsa“, aveva fatto sapere Carrai. Promettendo però che avrebbe provveduto a “ritirare immediatamente la querela non appena il dottor de Bortoli riterrà di riconoscere il suo errore“. Cosa effettivamente successa nel giro di poche ore, quando de Bortoli ha diffuso via Facebook una nota in cui si legge: “L’errore è mio. Da una verifica con il destinatario, l’sms di Carrai risulta inviato dopo la telefonata di Padoan”. Tuttavia, prosegue, “la domanda che formulavo nel mio articolo resta legittima e colgo l’occasione per rivolgerla al dottor Carrai. Mi aspetto una risposta ugualmente sincera. Qual è il suo ruolo nella vicenda Monte Paschi e, in particolare, nella sostituzione di Viola con Morelli?”. Non sono ancora pervenute risposte

La Boschi: “Confermo Ghizzoni, non ho fatto pressione”. Ma aveva smentito richieste – La Boschi ha commentato l’audizione con un tweet in cui dice di “confermare la relazione di Ghizzoni”, nonostante come è noto a maggio abbia smentito la ricostruzione – identica al racconto del banchiere – fatta da Ferruccio de Bortoli in Poteri forti (o quasi) e a inizio dicembre abbia annunciato di aver avviato una causa civile nei confronti del giornalista per il risarcimento dei danni. La sottosegretaria scrive “adesso la parola al tribunale”. Anche se, appunto, il resoconto dell’ex direttore del Corriere risulta confermato: nel libro scrive infatti, testualmente, che “Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo”. 

FONTE: ilfattoquotidiano