In carica da pochi mesi a Bologna dopo aver presieduto la corte del maxiprocesso alla n’drangheta a Reggio Emilia, Francesco Maria Caruso ha affidato il suo pensiero a un post privato su Facebook, ma il commento era comunque visibile a 230 “amici” ed è finito sulla Gazzetta di Reggio.
Parole fortissime più che forti, con un’analogia storica dalle implicazioni spinose: «Una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima non può cambiare la Costituzione trasformandone l’anima, rubando la democrazia ai cittadini», premette il giudice, per poi affondare il colpo riesumando fratture risalenti alla guerra civile italiana: «I sinceri democratici che credono al sì, riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ’43 scelsero male, pur in buona fede». Furente reazione di Castagnetti, ex parlamentare Pd e prima ancora dei popolari, che sempre insistendo sul delirio ha rincarato: «Ma è consentito a un giudice delirare?».
I grillini sono entrati nel clima da derby sposando le ragioni del tribunale, in particolare l’accusa di Caruso a una riforma «fondata su valori del clientelismo scientifico e organizzato, del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo». Parole commentate così da Luigi Di Maio: «Noi dei 5 stelle ve lo avevamo detto, lo sosteniamo da tanto tempo: questa riforma creerà più corruzione». Nel suo intervento sul social, il magistrato aveva anche chiamato in causa il professore della Lega: «Si avvera la profezia dell’ideologo leghista Gianfranco Miglio che nel 1994 proponeva una riforma che costituzionalizzasse le mafie».
Il giudice è tornato poi sulle sue dichiarazioni, confermandone il contenuto ma rivendicandone l’uso privato: «Non era destinato alla pubblicazione sul giornale, non richiesta né autorizzata, trattandosi di un testo privato, scritto sulla propria pagina Facebook, destinato a un numero limitato di lettori». Limitato, ma abbastanza numeroso da ospitare qualche “pettegolo” che l’ha subito spifferato al quotidiano reggiano.
FONTE:
LA STAMPA
il giudice,ha fatto bene ad esprimere il suo concetto come cittadino,non come giudice durante lo svolgimento del suolavoro.
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