martedì 20 dicembre 2016

IL PD FAREBBE BENE A TACERE SU RAFFAELE MARRA: FU IGNAZIO MARINO A PROMUOVERLO



IL PD FAREBBE BENE A TACERE SU RAFFAELE MARRA: FU IGNAZIO MARINO A PROMUOVERLO, DANDOGLI LA GUIDA DI UNA DIREZIONE ALL’INTERNO DEL DIPARTIMENTO RISORSE UMANE SULLE RELAZIONI SINDACALI - E NAPOLITANO LO FECE PURE COMMENDATORE! - IL POTERE DI MARRA RAFFORZATO DA UNA MISTERIOSA ASSOCIAZIONE ATTIVA A MALTA

Franco Bechis per “Libero Quotidiano”


Per l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che lo ha spiegato l'altro giorno in una intervista al Fatto Quotidiano, Raffaele Marra avrebbe fatto parte di quel mondo opaco che lui aveva fatto fuori alla sua epoca. E che è rispuntato come un topino appena gatto Marino fu fatto fuori dal Pd. «Fra Marra e Raggi», ha raccontato l'ex sindaco marziano, «c' è un rapporto di lunga durata. Io lo avevo relegato in un ufficio senza poteri esecutivi. Leggo che in quel periodo Marra entrò in contatto con i grillini. Immagino che, una volta eletta sindaca la Raggi, si sia sentito in diritto di incassare un posto centrale nell' Amministrazione comunale».


Naturale che dopo l'arresto di Marra sia un piacere per Marino appuntarsi una medaglia sul petto. E di medaglie in questa vicenda ne sono girate parecchie. Questo però proprio non esiste, nemmeno di latta. Marino non solo non fece mai fuori come rivendica il dirigente del comune di Roma ora finito in manette.

Ma fu lui a promuoverlo e a toglierlo dalla naftalina in cui era finito nelle ultime settimane di Gianni Alemanno sindaco. Alemanno ha raccontato di avere rotto infatti con Marra nel 2010 «perché voleva avere dei ruoli che non gli potevo dare. Voleva stare nel Gabinetto del sindaco, ma non lo ritenevo maturo. Ci fu una rottura e andò con altre amministrazioni».


Marra infatti transitò in Rai grazie a una consulenza, e poi fu preso per qualche tempo dall'allora presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. Anche lì terminò l'incarico e dovette ritornare al comune di Roma dove era distaccato. Non essendo più nelle grazie di Alemanno, ma restando pur sempre dirigente, fu assegnato a una di quelle direzioni un po' finte che si creano proprio per risolvere casi di questo tipo. Infatti non esisteva, e veniva chiamata «ufficio di scopo».

Aveva il compito di «definire il modello e gli strumenti di cooperazione con le associazioni dei consumatori». Marra sarà stato in quell'ufficio ad elaborare modelli per relazionarsi meglio con Carlo Rienzi o qualche altro capo di associazioni di consumatori, ma lì schiumava rabbia, perché era come essere relegato in uno scantinato a girarsi i pollici.
Fino a quando non è arrivato il suo salvatore, dalla memoria assai corta e labile.


Perché a tirarlo fuori dalla polvere e innalzarlo sugli altari del potere fu proprio il sindaco marziano, Ignazio Marino. Fu lui a firmare l'ordinanza del sindaco numero 26 con cui diede un incarico dirigenziale vero a Marra, dandogli la guida di una direzione esistente all'interno del dipartimento risorse umane sulle relazioni sindacali e la formulazione del contratto decentrato e dei sistemi premianti, e alla direzione era stata assegnata anche la delega sul «trattamento giuridico-contrattuale-disciplina».

Altro che avergli tolto potere, Marino diede a Marra il potere di decidere il contratto decentrato e i premi da assegnare ai dipendenti del comune di Roma. Una posizione strategica per costruirsi una rete interna al comune. Ma quando uno finisce nei guai è normale che le memorie di chi invece lo aveva elevato agli altari diventino improvvisamente annebbiate.


D'altra parte sugli altari Marra era stato portato da tanti. Anche dall' ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che due volte gli concesse a sua firma altrettante onorificenze: commendatore dell' ordine al merito della Repubblica italiana, e attestazione al merito della sanità pubblica.

Marra che fu riportato sugli altari da Marino prima ancora che con la Raggi, rafforzò il suo potere anche nel periodo in cui il sindaco marziano finì in disgrazia, facendosi distaccare dal comune a un corso di aggiornamento presso l'Università di Salerno. Secondo molte testimonianze raccolte interne al Comune, però in quel periodo quando c'era bisogno di cercare Marra raramente lo si trovava a Salerno. Il suo telefonino rispondeva spesso dall'estero, perché si trovava gran parte del tempo a Malta.

Lì si riuniva a uno dei suoi fratelli, Catello Marra che ancora oggi guida con la carica di governatore centrale la Iodr - International organization for diplomatic relations.


Uno strano centro di potere, che spesso faceva le sue riunioni in Italia, ma anche a New York e a Miami.

Dai video che esistevano sul sito dell' organizzazione, e che improvvisamente dopo l'arresto di Raffaele sono stati cancellati, si intravedevano alle varie cerimonie in alta uniforme personaggi della diplomazia italiana, e alti ufficiali dell' esercito italiano e delle forze di polizia. Relazioni che evidentemente sono servite anche al dirigente del comune di Roma per costruire e rinforzare il suo potere.

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/pd-farebbe-bene-tacere-raffaele-marra-fu-ignazio-marino-137988.htm

3 commenti:

  1. Vorrei dare un idea a di Maio nel caso abbia successo con le elezioni del 4 marzo. Fare una legge subito per tutti i politici sequestro dei beni e controllo sui guadagni.come per i mafiosi attuare la stessa legge...

    RispondiElimina
  2. Sbloccare anche tutti gli edifici e case sequestrati e assegnarli a persone bisognose e nullatenenti sarebbe una bella idea secondo ????

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.