A Tripoli plaudono con soddisfazione alla nuova presa di posizione italiana sulla questione migranti. «Finalmente il ministro Matteo Salvini ordinando la chiusura dei porti inizia a prendere il problema dal verso giusto. Una scelta che senza dubbio frenerà gli arrivi in Libia dall’Africa sub-sahariana e ridurrà le partenze verso l’Europa», spiegano al Corriere i responsabili della guardia costiera e delle milizie legate al premier Fayez Sarraj, che da tempo guardano con preoccupazione alle centinaia di migliaia di disperati che con ogni mezzo arrivano nelle regioni costiere della Tripolitania, pronti a tutto pur di attraversare il Mediterraneo.
«Certo nell’immediato sono da prevedere ulteriori sofferenze per i migranti in mare. Ma le chiusure italiane indurranno chi è ancora a terra a pensarci sopra mille volte prima di imbarcarsi. E ciò significa che le loro partenze sono destinate a diminuire», afferma Ayoub Qasem, comandante della marina militare nella capitale.
Sono posizioni ben note. Da almeno tre anni i capi delle varie milizie libiche, da Misurata al confine con la Tunisia, pur divisi tra loro e in lotta per la supremazia interna, su di un punto concordano: vorrebbero bloccare gli arrivi degli africani nel loro Paese e accusano le organizzazioni non governative assieme ai governi europei di fungere da involontari fiancheggiatori del movimento migratorio, oltre che delle bande criminali di trafficanti d’esseri umani, che proprio grazie alla politica dei salvataggi in mare e dei porti aperti hanno enormemente facilitate le loro attività.
«Ai tempi del regime del colonnello Gheddafi gli africani rappresentavano la nostra forza lavoro a basso prezzo. Avevano mercato nella Libia dell’export petrolifero. E Ghaddafi poteva anche utilizzarli come arma di politica estera per fare pressione sui governi europei. Ma oggi le centinaia di migliaia che si assiepano sulle nostre coste, assieme alle bande di criminali che li accompagnano, significano unicamente destabilizzazione e caos. Non li vogliamo, ma voi europei con la vostra cieca politica umanitaria ci create problemi immensi», ripetevano pochi mesi fa i responsabili dei porti di Misurata e Garabulli.
Ancora più netta è la critica libica alle organizzazioni non governative. «Per noi hanno sempre rappresentato un ostacolo gigantesco. Sappiamo che, almeno alcune di loro, sebbene non tutte, operano a fini umanitari. Altri sono criminali “travestiti” da Ong. Però, anche nel caso di quelle più pulite, ogni volta che le loro navi si avvicinano alle nostre coste vediamo puntualmente la crescita esponenziale delle partenze dei migranti. Non so che grado di coordinamento esista con gli scafisti. Sta di fatto che gli umanitari inglesi, tedeschi, danesi, olandesi, spagnoli, facilitano le attività criminose», ci diceva ieri al telefono Massud Abdel Samat, responsabile della guardia costiera per la regione di Tripoli.
A suo parere: «Salvini ha fatto la mossa giusta. Ma occorre che adesso il nuovo governo italiano si coordini con noi. In Libia abbiamo le capacità per fermare le bande degli scafisti. E l’Italia deve continuare ad aiutarci in questo senso».
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