Il decreto sicurezza, punto decisivo per Matteo Salvini, è ancora fermo al Quirinale: non è stato emanato mercoledì, così come previsto. Nella mattinata di ieri, il vicepremier leghista aveva affermato: “Conto di avere buone notizie entro oggi e chiudere il percorso e che tutti abbiano firmato quello che devono firmare”. Speranze vane, però. Il punto è che, secondo quanto sostengono alcuni parlamentari del Carroccio e del M5s, ci sarebbero da risolvere ancora un paio di punti, in particolare l’automatismo tra l’eventuale reato commesso da un immigrato e la sospensione per il riconoscimento della protezione internazionale.
L’automatismo, insomma, è nel mirino di Sergio Mattarella, che mira a rendere più soft il testo. E ancora, il Quirinale vuole ammorbidire l’idea che un immigrato possa essere espulso, previo parere della commissione, sulla base di una denuncia. Sul decreto sicurezza, insomma, si profila un nuovo scontro tra governo (o meglio, Salvini) e il Quirinale. Per uscire dall’impasse ci sono diverse strade. La più semplice: le parti critiche del testo potrebbero essere scritte dagli uffici del Colle, dunque Mattarella firmerebbe il testo. La seconda strada, più formale, sarebbe quella di non firmare il testo per poi riproporlo in Consiglio dei ministri e, dunque, di nuovo a Mattarella. Una seconda strada però più pericolosa perché aprirebbe un vero e proprio scontro. La trattativa, intanto, continua.
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