Sta facendo discutere il post condiviso nei giorni scorsi da Potere al Popolo sulla sua pagina Facebook.
Il copyright del messaggio è di un’attivista della Rete Antirazzista Iblea ma il movimento guidato da Viola Carofalo sposa a pieno il concetto, tanto da averlo diffuso sui suoi canali social. “Desirèe si drogava, aveva mentito alla nonna e se n’era andata a Roma a comprare droga” ma “nella sciagura è stata fortunata” perché “pare l’abbiano stuprata e uccisa dei migranti; è stata fortunata perché, perlomeno, le viene riconosciuto lo status di vittima”.
“Grazie alla nazionalità dei suoi aguzzini”, prosegue il commento, “Desirèè può essere pianta, la massa può provare dolore per la sua morte e i colpevoli possono essere perseguiti”. Insomma, a parere di chi scrive, viviamo in un modo mosso dall’odio razziale e non dalla umana pietas. Il cordoglio, il dolore, la rabbia della gente che si è riversata nelle strade per denunciare quell’orribile delitto sarebbero solo il segno di una società tremendamente patriarcale, intrisa di ipocrisia, razzismo e sessismo. Sì perché la “fortuna” di Desirèe “evidenzia che non ci sono diritti effettivamente riconosciuti per le donne, tutto dipende da chi ti fa del male; una donna non viene automaticamente difesa, dipende da chi la si deve difendere; una donna stuprata e uccisa non merita rispetto, di essere tutelata e compianta, a prescindere, tutto questo accade solo se a farle del male è stato qualcuno che gode di meno tutela sociale di lei”. In poche parole, secondo Potere al Popolo, “la fortuna di Desirèe è la tragedia di migliaia di donne abusate e vessate da uomini italiani”. Desirèe “era una tossica” che viene “ammantata da un velo di santità perché, per essere riconosciute come vittime, noi donne dobbiamo poter essere descritte come madonne”.
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