Marcello Veneziani senza freni contro i radical chic: “L’altro giorno Michele Serra confessava onestamente su La Repubblica che quando sente la notizia di uno stupro si augura vivamente che gli stupratori siano italiani, perché teme l’ondata razzista contro i neri. Altrettanto onestamente ammettiamo che a gran parte degli italiani succede esattamente l’inverso, preferiscono pensare che gli stupratori siano immigrati, come del resto il più delle volte accade. Entrambi brutti vizi, ma se permettete il primo è leggermente peggiore”.
Il giornalista apprezza l’onestà dello scrittore, ma incolpa Serra di “un vizio tipico dell’uomo di sinistra”, il cosiddetto razzismo etico, per il quale “gli italo-razzisti di questa contrapposizione ci campano, mentre gli antirazzisti illuminati ne soffrono”. “No, Michele, posso assicurarti che anch’io ne soffro, non mi piace patire di questi pregiudizi e soprattutto di questi odi incrociati – rivela Veneziani -. Però poi ho collegato l’osservazione di Serra a una serie di eventi recenti e ho notato una cosa: gli spacciatori nigeriani che straziano il corpo e la vita di Pamela a Macerata passano nel dimenticatoio rispetto al gesto folle di Traini, che volendo vendicare la ragazza, spara all’impazzata, senza uccidere nessuno, contro un gruppo di neri”.
Marcello Veneziani senza freni contro i radical chic: “L’altro giorno Michele Serra confessava onestamente su La Repubblica che quando sente la notizia di uno stupro si augura vivamente che gli stupratori siano italiani, perché teme l’ondata razzista contro i neri. Altrettanto onestamente ammettiamo che a gran parte degli italiani succede esattamente l’inverso, preferiscono pensare che gli stupratori siano immigrati, come del resto il più delle volte accade. Entrambi brutti vizi, ma se permettete il primo è leggermente peggiore”.
Il giornalista apprezza l’onestà dello scrittore, ma incolpa Serra di “un vizio tipico dell’uomo di sinistra”, il cosiddetto razzismo etico, per il quale “gli italo-razzisti di questa contrapposizione ci campano, mentre gli antirazzisti illuminati ne soffrono”. “No, Michele, posso assicurarti che anch’io ne soffro, non mi piace patire di questi pregiudizi e soprattutto di questi odi incrociati – rivela Veneziani -. Però poi ho collegato l’osservazione di Serra a una serie di eventi recenti e ho notato una cosa: gli spacciatori nigeriani che straziano il corpo e la vita di Pamela a Macerata passano nel dimenticatoio rispetto al gesto folle di Traini, che volendo vendicare la ragazza, spara all’impazzata, senza uccidere nessuno, contro un gruppo di neri”.
A riprova di ciò, lo stesso ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha pubblicato un libro interamente dedicato a Macerata e all’invettiva, per il giornalista, contro l’Uomo Bianco. “Secondo episodio, più recente, lo stupro e poi lo strazio di Desi, sul quale Gad Lerner interviene facendo sapere che la droga era di casa nella famiglia italiana di lei. Come a dire, ben gli sta, ecco gli spacciatori made in Italy”. Gli esempi di Veneziani non finiscono qua: “Terza storia, infinita, il caso Cucchi. Come voi sapete l’unica etnia nera che suscita livore e disprezzo a sinistra è l’etnia dei Carabinieri, con le loro divise nere e il loro minaccioso ruolo di garantire ordine e sicurezza al paese. Il caso Cucchi, non dello spacciatore Cucchi ma del geometra Cucchi, per carità, diventa l’occasione per processare, discreditare, delegittimare l’Arma dei Carabinieri – prosegue -. In un paese sano si sarebbe portati a circoscrivere la vicenda ai diretti, presunti colpevoli, lasciando che la giustizia faccia il suo corso. Da noi no, non basta cercare coperture dei superiori ma si deve allargare il cerchio nero del discredito anche ai vertici dell’Arma che cercano come è giusto e naturale, difendere l’onorabilità dei Carabinieri e limitare la portata della brutta storia ai soli responsabili”.
Quest’anno cade il centenario della Vittoria, l’anniversario in cui l’Italia vinse una guerra, fu effettivamente una tragedia, una catastrofe di morti, ma fu anche “un evento glorioso per l’Italia e un evento da ricordare anche per quanti sacrificarono la loro vita sul fronte”. “Ma di quell’evento cruciale non si parla affatto, se non per parlare dei generali felloni, delle diserzioni e delle carneficine. Mai nessuno che ricordi quei poveri soldati morti al fronte, quegli eroi, quei militi ignoti, quel momento in cui un popolo si scoprì patria. In compenso, si commemorano da svariati mesi, quasi ogni giorno, su tg, giornali, con le istituzioni, le infami leggi razziali del ’38. Sembra che sia la cosa più importante che abbia fatto l’Italia, e non solo il fascismo”.
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