Dossier alla Procura
La più grande municipalizzata italiana aveva comprato (poi affittato) una sede non esistente. Forse presto un quinto esposto sulle pulizie: un appalto da 38,6 milioni
Sono sei pagine stringate, che però dicono tutto sul modo con cui è stato gestito a Roma per anni il denaro dei cittadini. Consigliamo alla sindaca Virginia Raggi di leggerle con attenzione, sicuri che non avrà difficoltà a farlo: l’amministratore unico dell’Atac Armando Brandolese e il direttore generale Mario Rettighieri, nominati dal commissario Francesco Paolo Tronca, le hanno portate in procura.
È il quarto esposto in poche settimane che i vertici della più grande municipalizzata italiana, quella che con quasi 12 mila dipendenti gestisce il trasporto pubblico nella capitale, recapitano ai magistrati, alla Corte dei conti e all’Autorità anticorruzione.
Il bersaglio è un palazzo nella periferia romana la cui costruzione è affidata al gruppo romano Parnasi, lo stesso che dovrebbe realizzare il nuovo stadio della Roma calcio. Un immobile da 114 milioni, pensato per ospitare la nuova sede di quell’azienda colabrodo. Tutto comincia nel 2006, sindaco Walter Veltroni. Ma l’accelerazione avviene nel 2009, quando al Campidoglio c’è Gianni Alemanno. Il Comune delibera di comprare un palazzo da destinare a «sede unica della mobilità».
Due mesi dopo l’amministratore delegato Adalberto Bertucci chiude l’operazione con Bnp Paribas, il proprietario dell’area del Castellaccio, dalle parti dell’Eur. Il contratto viene stipulato a razzo. E a razzo cambiano i numeri: la superficie passa da 21.000 a 26.000 metri quadrati e il corrispettivo sale da 99 a 118 milioni. Nel 2009 l’Atac sgancia pure 20 milioni sull’unghia, come anticipo, e questa diventa la pietra dello scandalo.
I lavori cominciano, ma subito scoppia un contenzioso sui ritardi. Per inciso, sono i mesi in cui lo scandalo parentopoli investe l’azienda. Passa un annetto e la cosa si sistema con una curiosa transazione. L’Atac non compra più l’immobile, impegnandosi invece ad affittarlo pagando il 7% del valore: 7 milioni 980 mila euro l’anno. Durata: nove anni più nove, fanno 143 milioni e 640 mila euro. In cambio, il locatore concede uno sconto di 4 milioni sul prezzo di un’eventuale vendita, che resta comunque un’opzione.
Sottolinea l’esposto come il progetto originale che doveva essere realizzato con le procedure di evidenza pubblica, abbia «subito ingiustificati stravolgimenti fino a tradursi in un vero e proprio affidamento diretto» con la trasformazione «in un contratto di locazione peraltro già in essere nonostante il bene non fosse ancora venuto ad esistenza e che a tutt’oggi neppure risulta collaudato e consegnato all’Atac». Non bastasse, «la direzione dell’Atac non ha mai proceduto alla risoluzione del contratto di compravendita coerente con gli interessi pubblici».
Sì, perché c’è anche questo. «Non è stata reperita documentazione attestante la certa copertura finanziaria dell’operazione. Va rilevato che la situazione dell’Atac non consentiva l’attivazione di mutui bancari», scrivono Brandolese e Rettighieri. Confermando la tesi già espressa a inizio 2014 dagli ispettori del ministero dell’Economia, secondo cui le condizioni economiche dell’Atac «difficilmente consentiranno di far fronte agli impegni». Per non dire che «un immobile di tali caratteristiche» nemmeno serve.
Anche questa rogna è adesso sul tavolo di Giuseppe Pignatone insieme a quelle sui distacchi sindacali, la gestione delle mense e la fornitura delle gomme. E non è escluso che venga presto raggiunto da un quinto dossier: quello delle pulizie. Una indagine interna su un appalto triennale da 38,6 milioni ha fatto venire alla luce tutto un mondo. Il rapporto descrive «lavorazioni non effettuate» o «imputate più volte», oltre a «superficialità nell’esecuzione» e «ripetute condotte inoperose». Ma ancor più colpisce l’elenco degli interventi di pulizia dichiarati in locali che risultavano «sotto sequestro, interdetti all’uso, inesistenti…».
Cose turche, con l’aggravante di graziosi sconti concessi sulle penali da applicare per contratto: dai 954 mila euro dovuti ai 92 mila effettivamente pagati. O di subappalti per gli impianti di erogazione del gas andati avanti per un anno e mezzo senza che esistessero i presupposti…
fonte: http://www.corriere.it/politica/16_giugno_30/atac-pasticcio-sede-esposto-pignatone-532fb97a-3e23-11e6-8cc3-6dcc57c07069.shtml
Sono i peggiori .A vita in galera dovrebbero metterli e da subito....basta arresti domiciliari per questa gente.levare i beni fino al terzo grado di parentela e da subito.Sequestri cautelativi fino al terzo grado di parentela del presunto e della moglie.../Raggi sei un raggio di sole in questa immondizia vivente.grazie di esserci
RispondiEliminaok, condivido in toto !
EliminaNon è effetto Raggi ma effetto Tronca, leggete tutto l'articolo. Raggi & Company litigano ancora per le poltrone!non c'è stata ancora una giunta ma solo l'insediamento
EliminaD'accordissimo.
RispondiEliminaCONDIVIDO PIENAMENTE
RispondiEliminaVai Virginia sei unica. Bisogna distrugere la corruzione.
RispondiEliminaSono sei pagine stringate, che però dicono tutto sul modo con cui è stato gestito a Roma per anni il denaro dei cittadini. Consigliamo alla sindaca Virginia Raggi di leggerle con attenzione, sicuri che non avrà difficoltà a farlo: l’amministratore unico dell’Atac Armando Brandolese e il direttore generale Mario Rettighieri, nominati dal commissario Francesco Paolo Tronca, le hanno portate in procura.
EliminaÈ il quarto esposto in poche settimane che i vertici della più grande municipalizzata italiana, quella che con quasi 12 mila dipendenti gestisce il trasporto pubblico nella capitale, recapitano ai magistrati, alla Corte dei conti e all’Autorità anticorruzione. Quindi la Raggi non centra ancora niente e anzi le consiglio di rinnovare l'incarico a Rettighieri che sta facendo un ottimo lavoro!!
Tutti sapevano da decenni ma il denari pubblico si può delapidare....... ladri infami w disonesti da decenni.
RispondiEliminaTutti sapevano da decenni ma il denari pubblico si può delapidare....... ladri infami w disonesti da decenni.
RispondiEliminaNo galera....pena di morte !!!!
RispondiEliminaNo galera....pena di morte !!!!
RispondiEliminaè ora che queste cose siano pubbliche lo devono sapere tutti
RispondiEliminabasta dire io non lo sapevo
Mandiamoli tutti da... Erdogan
RispondiEliminaAncora siamo agli inizi,porcherie ne usciranno giorno per giorno.Per troppi anni hanno rubato.
RispondiEliminaAncora siamo agli inizi,porcherie ne usciranno giorno per giorno.Per troppi anni hanno rubato.
RispondiEliminaSi ma è una notizia di tre, settimane fà
RispondiEliminaSi ma è una notizia di tre, settimane fà
RispondiEliminaChe importa che sia di tre settimane fa? Io per esempio non la conoscevo e per questo che è valido, in senso lato, il "ripetita iuvant"
Eliminaleggo tutto circostanziato dai nomi. adesso mi chiedo quanto tempo passerà prima che costoro siano condannati? Da come sono riportati i fatti non c'è possibilità di contraddittorio.....oppure come al solito bisogna fare campagna elettorale anche con questi reali dissesti?
RispondiEliminaIn cina o in corea del nord oggi non ci sarebbero più questi bastardi , in corea un parlamentare corrotto e sta ucciso con una cannonata
RispondiEliminase fossimo in corea del nord, tu queste righe non le avresti scritte... fermo restando che quella gentaglia dovrebbe essere messa in modo da non poter più nuocere, basterebbe fargli raccogliere la "monnezza" sulla quale si sono arricchiti...
EliminaConcordo con "ele" e comunque preferisco vivere in Italia che in Corea
EliminaTutti questi soldi spariti dovrebbero farli pagare ai due partiti politici che alternativamente hanno gestito Roma in tutti questi anni. Invece i veri colpevoli non rischiano mai niente.
RispondiEliminaera ora...
RispondiEliminaIniziamo a respirare aria frizzante e pulita; spero che duri fino alla pulizia totale :-)
RispondiEliminaOttimo lavoro, bellissimo scoprire che vengono scovate le magagne, ma la domanda principale "chi ripiana questo sperpero di denaro pubblico?" rimane senza risposta.
RispondiEliminaRammento che siamo una delle regioni (LAZIO) con la più alta addizionale Regionale per coprire i buchi nella sanità causati da persone incriminate e condannate, ma alle quali non è stato chiesto un euro !
Capito!! E sti merdosi parlano di giustizialismo! Ai lavori forzati li manderei sti manager ladri ed imbroglioni perché rubano il pane ai poveri
RispondiEliminaIl giudice deve "pretendere" da coloro che hanno lucrato ,la restituzione del maltolto!! E poi spedirli in galera!!!
RispondiEliminaIl giudice deve "pretendere" da coloro che hanno lucrato ,la restituzione del maltolto!! E poi spedirli in galera!!!
RispondiEliminaNon ci resta che mettere mani alle armi altrimenti questi ci scuoiono vivi.
RispondiEliminaCome mai tutto questo non e' uscito durante Mafia Capitale ed esce oggi giusto quando c'e' la Raggi?
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