domenica 31 luglio 2016

Servizio osceno in diretta al TG5. Mai nessuno era arrivato a tanto contro il M5S. Guardate cos'hanno detto:

Fabio Fucci, sindaco 5 Stelle di Pomezia, sbugiarda il TG5 facendo chiarezza sulle spese reali del Comune per "carta, cancelleria e stampanti". Il telegiornale di Canale 5 ha mandato in onda una grafica totalmente sbagliata, attribuendo al Comune 5 Stelle il primato delle spese di cancelleria: 1,4 milioni. La realtà è ben diversa, come scrive ‪Fabio Fucci. Le spese ammontano ad appena 55 mila euro.

Leggiamo il messaggio del sindaco 5 Stelle
Spese‬ di ‪‎cancelleria‬ a ‪‎Pomezia‬ ‪‎verità‬: i dati reali. Altro che 1,4 milioni! 55.000 € nel 2014 ed era già tutto rendicontato sul sito del Comune di Pomezia. I giornalisti troppo "pigri" si sono affrettati a pubblicare la notizia secondo cui Pomezia sarebbe la città in Italia con le maggiori spese per la cancelleria. Una notizia talmente inverosimile da indurre alla prudenza ogni "incauto" informatore. La realtà, come accade spesso, è diversa. Il nostro comune ha ridotto le spese di cancelleria da 369.000 € (2013) a 55.000 € (2014).

E' importante chiarire che il Comune di Pomezia ha ridotto in questi mesi tutte le spese e ha provveduto al pagamento dei fornitori che attendevano soldi da parte del Comune da anni. In particolare, l'azione dell'Amministrazione è stata volta fin dal nostro insediamento alla riduzione delle spese legate alla cancelleria, alla carta, alla rappresentanza. Abbiamo centralizzato le stampanti in tutti gli edifici comunali, abbiamo ridotto l'uso della carta attraverso la progressiva digitalizzazione dei documenti, abbiamo eliminato la carta stampata con gli abbonamenti ai giornali on line (la spesa per "Pubblicazioni, giornali e riviste" è scesa da € 11.334,20 del 2013 a € 929,74 nel 2014, ndr). Riduzione che risulta evidente anche nella voce incriminata: del totale della spesa di cancelleria nel 2014, la somma realmente spesa per l'annualità appena conclusa non arriva a 55 mila euro, la somma restante è da addebitare al pagamento di debiti pregressi.

" I dati - spiega il dirigente ai Servizi Finanziari Dott. Giovanni Ugoccioni - sono tratti dal sistema SIOPE (Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici) che aggrega i pagamenti giornalieri delle diverse PA attraverso una serie di codici gestionali. La tesoreria comunale comunica i dati alla Banca d'Italia che li trasmette a tale sistema. La classificazione economica SIOPE (introdotta per gli Enti locali gradualmente in base al decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze del 10 ottobre 2011 con decorrenza 1° gennaio 2012, che ha sostituito i decreti del 14 novembre 2006 e del 18 febbraio 2005, ndr), si va ad aggiungere a quelle previste dalla contabilità degli Enti locali stabilite con il TUEL. Nel caso di Pomezia, il software di contabilità non ha aggiornato i codici relativi agli impegni di spesa esistenti precedentemente all'introduzione della classificazione SIOPE.

Nel 2014 l'Amministrazione comunale, utilizzando i fondi relativi al DL 35, ha proceduto al pagamento di debiti pregressi il cui codice SIOPE non era stato quindi aggiornato, causando errori nella comunicazione delle singole voci di spesa. Dalla revisione effettuata sui pagamenti risulta che la spesa effettuata nel 2014 per il codice SIOPE 1201 "Carta, cancelleria e stampati" risulta pari a € 164.504,91 di cui soltanto € 54.722,91 relativi all'anno di competenza 2014. Si è trattato quindi di un errore legato al mancato aggiornamento dei suddetti codici: abbiamo trasmesso i dati aggiornati alla tesoreria comunale e da venerdì 23 gennaio prossimo saranno pubblicati corretti sul sito ministeriale".

 

NOTIZIA STREPITOSA! Neo sindaco del M5S rinuncia allo stipendio e punta a istituire un fondo di solidarietà

A distanza di poco più di un mese dalla sua elezione e dopo le prime formalità amministrative poste in essere in Comune, il sindaco di Nettuno Angelo Casto ha compiuto un atto davvero rilevante: ha comunicato al segretario comunale e al dirigente dell'area Affari generali la volontà di rinunciare a tutto (o a parte di esso) lo stipendio percepito come sindaco della città.
Ricordiamo che Casto è un dipendente pubblico non in aspettativa e, come tale, aveva diritto a una indennità di carica.
Questa, per volontà del sindaco, non sarà percepita. Ma c'è di più.
Casto, infatti, a fronte della rinuncia allo stipendio, ha chiesto che questi emolumenti - qualora sia possibile - finiscano in un capitolo di bilancio - una sorta di fondo di solidarietà - dedicato al sostegno (ovviamente ben regolamentato) dei cittadini italiani residenti a Nettuno da almeno cinque anni e che risultino effettivamente indigenti o bisognosi.

fonte: http://www.latinaoggi.eu/news/news/24485/il-sindaco-rinuncia-allo-stipendio-e-punta-a-istituire-un-fondo-di-solidarieta.html


Clamoroso: la notizia che stavamo tutti aspettando. Renzi ufficialmente denunciato. Ecco da chi..

Si mette male per Matteo Renzi. Stando a quanto scrive il ilfattoquotidiano.it , il Premier sarebbe stato denunciato dal Presidente Adusbef, Elio Lannutti.

Riportiamo l'articolo:


L'ex senatore Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, ha presentato un esposto. Elencati i big che avrebbero usufruito della depenalizzazione. Oltre l'ex Cavaliere, anche Profumo e Prada.Tra i reati ipotizzati, il falso in atto pubblico.


Una denuncia penale alla Procura di Roma. Con trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Il tutto per accertare se la delega fiscale abbia travalicato le normali competenze «costituendo in tal modo un reato commesso nell’esercizio delle funzioni del ministro o del presidente del Consiglio».
Guai in vista per Matteo Renzi, preso con le mani nel sacco per le impronte digitali lasciate sul luogo del “delitto”. E’ stato il premier in persona, del resto, ad ammettere che la famosa “manina” di Palazzo Chigi che aveva scritto le norme più  contestate era proprio la sua. Un’ammissione che ora rischia di costargli un’indagine per falso in atto pubblico. Per l’esposto-denuncia presentato dall’ex senatore Elio Lannutti, presidente dall’Adusbef (Associazione di utenti bancari finanziari assicurativi e postali) allaProcura della Repubblica di Roma in seguito alla vicenda della norma salva-Silvio, spuntata la vigilia di Natale nella delega fiscale dopo che il Consiglio dei ministri aveva già deliberato sul provvedimento. L’associazione di Lannutti vuole vederci chiaro e per questo chiede alla magistratura di accertare se con la normativa, «probabilmente scritta da studi legali che difendono imputati eccellenti di frodi fiscali a danno della fiscalità generale e dei contribuenti onesti tartassati», anche per colpa «di evasori che sottraggono circa 120 miliardi l’anno» all’Erario, il premier non sia andato oltre i limiti  delle norme che regolano le sue competenze e la correttezza dei procedimenti legislativi.
La vicenda è nota. Con il pretesto della certezza del diritto nei rapporti tra contribuenti e fisco, la norma voluta dal premier avrebbe finito per depenalizzare, con effetto retroattivo, i reati di frode ed evasione fiscale qualora l’Iva o le imposte sui redditi evase non superassero il limite del 3 per cento rispettivamente sull’ammontare dell’imposta o dell’imponibile dichiarato. Risultato: chi più evade più guadagna, senza rischiare la galera, ma solo sanzioni amministrative. «Chi fattura un milione di euro, poteva evadere fino a 30 mila euro, chi fattura un miliardo poteva evadere, per effetto del 3 per cento, 30 milioni di euro – si legge nell’esposto dell’Adusbef – Uno schiaffo ai contribuenti onesti spina dorsale della fiscalità generale» e un vero e proprio regalo per una serie di famosi personaggi e aziende di primo piano finite nel mirino dell’amministrazione finanziaria e delle procure.

Il caso di Silvio Berlusconi, già condannato in via definitiva per frode fiscale e che ovviamente avrebbe beneficiato pure lui del “condono”, non è neppure il più eclatante. Perché, come ricorda Lannutti, quella norma rischiava di far saltare una lunga serie di processi in corso. «Dai presunti fondi neri e tangenti in relazione agli appalti per il Sistri dell’inchiesta Finmeccanica a quella per presunta frode fiscale nella cosiddetta “operazione Brontos”, che vede indagato anche l’ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo (si parla di 245 milioni di euro sottratti al fisco dal 2007 al 2009), di cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nel giugno scorso». Tra i potenziali beneficiari c’è anche la famiglia Riva, già proprietaria dell’Ilva di Taranto, finita nei guai proprio per frode fiscale. Ma c’è anche la famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici, nella bufera per i «178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca Mps», che gli inquirenti sospettano siano arrivati «da 1,2 miliardi di euro accumulati con la contestata truffa sui principi attivi dei farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di frode fiscale». Senza contare i vantaggi che ne avrebbero tratto big dell’imprenditoria «come Prada (ha sborsato 470 milioni, ma la procura di Milano come “atto dovuto” ha ancora aperto un fascicolo per “omessa o infedele dichiarazione dei redditi”, che vede indagati proprio Miuccia Prada, Patrizio Bertelli, e il loro commercialista) e Armani (270 milioni)».

Chiara Appendino inarrestabile! Arrivano i primi super tagli clamorosi: guardate cosa sta combinando

Appendino fa rotolare le prime teste: via city manager, capo dei vigili e portavoce

Teste che rotolano. Teste che addirittura spariscono. «No alla liste di proscrizione», aveva messo le mani avanti Piero Fassino, lo sconfitto di questa tornata elettorale.


Ma, a quanto pare, il neosindaco di Torino Chiara Appendino ha le idee chiare e intende procedere con l'accetta. Sostituzioni, dunque, ed eliminazioni. Ma anche risparmi corposi, perché gli incarichi in questione sono ben retribuiti.
Balla più di una poltrona, a cominciare da quella, simbolica, del direttore generale del Comune Gianmarco Montanari. Lui sta già preparando gli scatoloni, del resto Appendino, quando era semplice consigliera comunale, aveva puntato il dito contro la figura del city manager con parole definitive: «Non è necessaria». Per la cronaca Montanari guadagna 203.615 euro lordi l'anno. Un gruzzolo discreto che rientrerebbe nelle casse del municipio.
Destinati a non essere sostituiti anche il portavoce di Fassino, Gianni Giovannetti, e il dirigente ai Grandi progetti urbani Anna Prat che porta a casa 91.330 euro l'anno. La sua casella potrebbe essere cancellata, mentre Appendino ha messo nel mirino Giovannetti e il suo compenso, 138.560 euro, sin dall'inizio del suo mandato.
Insomma, se non è un repulisti poco ci manca. E sta chiudendo le valigie anche il comandante dei vigli urbani Alberto Gregnanini, la cui retribuzione è di 113.796 euro. Forse, Gregnanini verrà prorogato di qualche settimana, ma solo per permettergli di chiudere dignitosamente e di andare in pensione, il prossimo 8 agosto, senza retrocedere prima ad un ruolo più modesto.
Ma la scure dei 5 stelle dovrebbe abbattersi anche su altri dirigenti. Circola più di un nome. A rischio sono l'architetto Valter Cavallaro, dirigente del settore arredo urbano; e poi Giuseppina Grognardi, responsabile delle strategie urbane e Francesco D'Alessandro, del servizio qualità, che, notava ieri repubblica, prende 75.731 euro l'anno.
«Stiamo lavorando sulla base di due criteri - afferma Davide Bono, storico consigliere pentastellato ala Regione Piemonte - il merito e il risparmio. Cosi, per formare la sua giunta e scegliere i 12 assessori, Appendino non guarda più alla vicinanza politica ma ai curricula ricevuti dai candidati che devono convincere sul piano professionale. Naturalmente sulla base della condivisione di un programma».
Questo è un aspetto. Poi ci sono le forbici. «Si tagliano gli incarichi inutili - riprende Bono - il city manager è sostanzialmente un doppione del segretario comunale e il portavoce lo è del capo di gabinetto».
Teoria e pratica, a braccetto. «Con i soldi risparmiati - conclude Bono - alimenteremo un fondo di 5 milioni di euro per le piccole e medie imprese».
Cosi la ghigliottina si appresta a colpire a Palazzo di Città.

fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/appendino-fa-rotolare-prime-teste-1274951.html

Canone Rai in bolletta demolito: martedì ti restituiscono i soldi?

In questi giorni gli italiani si sono trovati il canone Rai nella bolletta elettrica: 70 euro, per il computo del primo semestre. Soldi che, forse,potrebbero tornare nelle vostre tasche. Da che è stata ideata in questo modo, la gabella è stata contestata con veemenza, in particolare dalle associazioni di consumatori. In questi giorni, inoltre, si è scatenato il caos per una serie di variabili denunciate da Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumo: "Quel che sta succedendo - ha spiegato - era prevedibile in un Paese burocratizzato dove però non si registrano a volte i cambi di residenza per non parlare delle difficoltà create dalle seconde case e infine dai trasferimenti dei contratti tra un gestore elettrico e l'altro che ha creato ulteriore confusione". In soldoni, la tassa ha creato il caos, situazioni dubbie, pagamenti indebiti e parecchi grattacapi.
E mentre le associazioni insistono sulla "impraticabilità" della tassa e sullanecessità di rivederla già dal prossimo anno, c'è chi è passato alle carte legali. Ed è questa l'iniziativa che potrebbe restituirvi i soldi versati a Viale Mazzini. Il Codacons, infatti, ha presentato al Tar del Lazio un ricorso contro il metodo di pagamento del nuovo canone Rai, e la pronuncia del Tribunale amministrativo è prevista per martedì. Il presupposto del ricorso è semplice, ed è basato sulla non legittimità dell'inserimento della gabella in bolletta perché l'imposta è legata al possesso dell'apparecchio televisivo, mentre le bollette servono per pagare un servizio. È stata dunque avanzata la richiesta di sospensione del provvedimento: se venisse accolto, le aziende elettriche potrebbero restituire ai cittadini la prima rata.

Fonte: liberoquotidiano.it

Umiliati i colleghi Rai. Milena Gabanelli, che lezione: "Ecco quanti soldi guadagno"

L'inchiesta de Il Tempo sugli stipendi dei collaboratori Rai si arricchisce col capitolo Milena Gabanelli. Si ricorda, in breve: Viale Mazzini non è tenuta a svelare i compensi dei collaboratori (non assunti direttamente dall'azienda), così il quotidiano capitolino li sta interpellando, uno a uno, per sapere quanto intascano. E se nessuno, o quasi, ha voluto parlare dei suoi affari economici, ecco che la Gabanelli rifila un metaforico schiaffone ai colleghi: "Il mio compenso dipende dal numero di puntate, quindi varia. Mediamente 200mila euro lordi l'anno. Contratto di lavoro autonomo che scade ogni anno a fine produzione", afferma senza troppi giri di parole. Dunque aggiunge: "Il grosso di Report è autoprodotto, con il giornalista che gira e monta. Io sono una freelance. L'edizione finale e la parte i studio si fa negli studi di via Teulada, dove c'è anche una piccola redazione". Una lezione, quella della Gabanelli, che della trasparenza ha sempre fatto la sua bandiera. Una lezione che i colleghi-collaboratori Rai dovrebbero imparare

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11936700/milena-gabanelli-stipendio-rai-200mila-euro-lordi.html

Così il Parlamento umilia gli italiani. La vergogna: giovedì in ferie, fino a...

Onorevoli (e vergognose) vacanze. Leggi da approvare, il morso della crisi tutt'altro che allentato, le bizze delle banche, il referendum costituzionale, l'emergenza terrorismo: tutto archiviato per 41 giorni. Già, 41 giorni di ferie. È quanto si concedono i parlamentari italiani, che giovedì interromperanno in fretta e furia i lavori in aula per darsi "alla macchia" fino al 13 settembre, quando riprenderanno le loro attività. Ferie che i "comuni mortali" si possono soltanto sognare. Ferie più lunghe di quanto ne vengano concesse da qualsiasi contratto nazionale di lavoro. Uno scandalo tutto italiano, che si ripete ogni anno ma che in questo 2016, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, assume contorni ancor più inaccettabili, stabilendo un nuovo record di inattività. Il tutto, lo si ricorda, mentre resta ancora da definire la data del referendum costituzionale sul quale, di fatto, si giocherà (anche) il futuro del governo.

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11936677/parlamento-ferie-record-fino-a-meta-settembre-record.html

venerdì 29 luglio 2016

IL FALLIMENTO DEL PAPA’ DI RENZI? INDOVINA COSA HA DECISO IL GIUDICE. POI SEGNATI IL NOME: SCOMMETTIAMO CHE FARA’ CARRIERA?

ARCHIVIATA L’INCHIESTA SU TIZIANO RENZI, IL PAPA’ DI MATTEO: A GENOVA ERA ACCUSATO DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA PER IL FALLIMENTO DELLA “CHILL POST”, UNA SOCIETA’ DI DISTRIBUZIONE DI PUBBLICITA’ E GIORNALI
Giuseppe Filetto per “Repubblica.it
Il gip di Genova Roberta Bossi ha archiviato l’inchiesta per Tiziano Renzi, padre del premier Matteo, indagato nell’ambito dell’indagine sulla bancarotta della Chil post, la società di distribuzione di pubblicità e giornali con sede a Genova. Tiziano Renzi era indagato di bancarotta fraudolenta.
Un anno fa, a fronte della richiesta di archiviazione da parte della procura, il gip aveva disposto un supplemento d’indagine per chiarire i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e la Chil post. Secondo il pm Marco Airoldi, che coordina l’inchiesta sul fallimento della Chil post, non avrebbe influito sul crac della società.
La Chil post era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà dal padre del premier Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone. Il padre del premier era stato accusato di bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi Laura Bovoli, per poco più di 3000 euro, cifra non ritenuta congrua.
Subito prima della cessione della Chil post, Tnt riduce la collaborazione con l’azienda  e successivamente implementa quella con la Eventi 6″. Dalle nuove indagini non sarebbe emerso che questo avrebbe comportato un depauperamento della Chil e per questo il pm ha chiesto una nuova archiviazione

CLAMOROSO: Antonio Di Pietro: "Oggi voterei M5s. Sono stato tradito dai miei"

Antonio Di Pietro, ex magistrato ed ex politico, è stato da poco nominato presidente della società autostradale lombarda Pedemontana. In un'intervista al Corriere della sera racconta come vede la politica attuale. Confessando anche per chi voterebbe.

"Oggi voterei per il Movimento Cinque Stelle. Sono riusciti a dare rappresentanza a un mondo che ho provato a rappresentare anch’io. Non sono né invidioso né geloso, ma devono stare attenti a non fare l’errore che ho commesso io".
Quale è stato l'errore di Di Pietro?

"La scelta della classe dirigente. Quello è stato il mio errore fatale. A un certo punto ho pensato di aprire l’Italia dei valori a chi aveva già esperienza politica, pensavo fosse un prezzo da pagare per il salto di qualità. E invece è stata la fine di tutto. Stiano in guardia anche loro, che oltretutto prendono tre volte i voti che prendevo io".
Alla domanda "da chi si è sentito tradito?", l'ex pm risponde:

"Da quelli del mio partito. Li ho fatti entrare io in Parlamento e poi per amore di qualche cadrega sono rimasti aggrappati al carro del vincitore".
Sulle vicissitudini del suo grande "nemico" Silvio Berlusconi, dice:

"Mi è dispiaciuto sapere dei suoi problemi di salute. Si goda la terza parte della vita, la smetta con la politica. Mi viene da dargli questo consiglio".


FONTE: http://www.huffingtonpost.it/2016/07/29/di-pietro-oggi-voterei-m5s_n_11254594.html

"Caro Renzi, per te non c'è storia". Sondaggio infernale: le cifre-choc. Inguaiato dal M5S

Altro giro, altro sondaggio, altro dolore per Matteo Renzi. In caso di ballottaggi non ci sarebbe storia. L'Italicum, dunque, rischia di far fuori il premier. È quanto emerge da una rilevazione di Ixè per Agorà, secondo la quale il Pd sale dello 0,2% arrivando al 31,4 per cento. Dunque, per restare sempre al primo turno, cresce anche la Lega Nord, dello 0,3% al 14,4 per cento. Dunque ilM5s al 28,7% e in calo dello 0,2%, mentre Forza Italia lascia lo 0,3% e cala a 10,1 punti percentuali. Sinistra italiana stabile al 3,5 per cento.
Come detto, però, ad oggi quel che conta è la proiezione sul secondo turno, il famigerato ballottaggio. I dati parlano chiaro: trionferebbero i grillini. Contro il Pd, il M5s s'imporrebbe con il 54% dei voti contro il 46%; in caso di ballottaggio contro il centrodestra, il divario si allargherebbe a 60-40, ovviamente in favore dei pentastellati. Infine, in un ipotetico e ad oggi improbabile secondo turno tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra, vincerebbero le truppe renziane col 55% contro il 45% dell'altra coalizione.

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11935435/sondaggio-ixe-agora-ballottaggio-pd-m5s-nessuna-speranza-per-renzi.html

Terremoto a Roma. Ferrari e case con i soldi di Etruria, due arresti per la bancarotta della Privilege Yard

Civitavecchia, sviluppi nell'inchiesta sulla società che doveva costruire il maxi yacht. Al cardinale Bertone 700mila euro per beneficenze, consulenza da 500mila euro per l'ex senatore Baldassarri

ROMA - Se mai qualcuno avrà il coraggio di varare quella carcassa di yacht arrugginito, adagiato nel cantiere abbandonato della Privilege Yard al porto di Civitavecchia, un azzeccato nome di battesimo potrebbe essere "Mangiatoia". Quel progetto, infatti, nato col preciso obiettivo di succhiare denaro a un pool di banche (Etruria, Banca Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm e Mps) ha sfamato l'appetito di tanti: dell'ex segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, degli ex parlamentari Mario Baldassarri e Vincenzo Scotti, del presidente dell'Autorità portuale Pasqualino Monti. E naturalmente quelli dell'imprenditore 76enne Mario La Via. L'uomo che diceva di voler costruire uno yacht, e invece regalava soldi non suoi.

Mario La Via, amministratore delegato della Privilege Yard fallita nel 2015, e Antonio Battista, componente del cda e unico delegato a operare sui conti bancari della società, sono finiti agli arresti domiciliari su ordine della procura di Civitavecchia, per i reati ipotizzati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari e violazione della normativa antimafia. Con il denaro prestato dagli istituti bancari, per dire, avevano acquistato una Maserati e una Ferrari Coupé da 320mila euro. L'indagine del Nucleo tributario della finanza ricostruisce tutte le distrazioni patrimoniali attorno allo yacht mai varato. Rendendolo un corpo di reato lungo 127 metri.

Il maxi finanziamento concesso alla Privilege dal consorzio di banche (Etruria era la capofila) ammonta a 190 milioni di euro, di cui circa 125 milioni effettivamente erogati. Un progetto che non stava in piedi fin dall'inizio ma che ebbe sponsor di alto livello e coperture. Risulta agli atti una lettera di garanzia da parte della Barclays, ottenuta "ricorrendo a pressioni di organi amministrativi e politici".
Non solo.

L'ex ministro Vincenzo Scotti della Privilege era presidente onorario. Lui e l'ex parlamentare Fli Mario Baldassarri andarono di persona a una riunione con esponenti di Banca Etruria per perorare la causa di La Via. Lo ha raccontato ai finanzieri Carlo Maggiore, il responsabile della Direzione Corporate Finance di Etruria. E che c'entra Baldassarri? È il rappresentante legale della Economia Reale srl, società che ottiene da Privilege un paio di consulenze, "per attività svolta presso Unicredit e Intesa al fine di concretizzare la loro partecipazione al pool bancario". Il compenso era di 500mila euro.

Quando i finanzieri vanno a perquisire la mega villa di Mario La Via a Roma in zona Quarto Annunziata - una sobria dimora di 4 piani con sala cinema, discoteca, palestra, 3 saloni di rappresentanza, parco, campo da tennis, piscina e spogliatoi, ristrutturata con 4 milioni di euro stornati dalle casse della Privilege e fatta passare come la foresteria della società - scoprono un dettaglio minimo, ma che racconta molto. "Sono stati rinvenuti segnaposti per cene eleganti con personaggi di prestigio e la corrispondenza con il cardinale Bertone". Ecco che viene fuori quanto ricostruito da Repubblica e Liberonelle settimane scorse: 700mila euro di bonifici erogati a favore di associazioni italiane ed estere "su richiesta, indicazione e sollecitazione di Tarcisio Bertone, tra il febbraio 2008 e il novembre 2012". Privilege Yard pagava anche l'affitto della casa di Pasqualino Monti, il presidente dell'autorità portuale di Civitavecchia che ha concesso l'area del cantiere, per una somma complessiva di 43.200 euro, "a circa il triplo dei valori medi di mercato per gli anni 2011 e 2012". Ma per Mario La Via i soldi non erano un problema

fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2016/07/29/news/privilege_yard-145000225/?ref=fbpr





Ricoperto di mer... Panico alla Festa de l'Unità un super big del PD

Ci vorranno giorni perché il fetore del letame passi dalla tappezzeria della festa dell'Unità di San Miniato, nel Pisano. Dal canto suo, il presidente della Toscana, Enrico Rossi, avrà portato i suoi abiti in un inceneritore. Proprio l'aspirante anti-Renzi è stato il bersaglio di un secchio di letame lanciato sul palco da un imprenditore della macellazione halal,Giovanni Cialdini. L'uomo ha dichiarato guerra alla norma della regione Toscana che limita il numero di animali da macellare, una legge che naturalmente danneggia la sua attività.
Sul palco era appena iniziato il dibattito sull'imperdibile volume vergato da Rossi, "La rivoluzione socialista", quando Ciardini si è alzato chiedendo di intervenire. Quando però gli viene negata la parola, l'uomo ha mostrato un grosso termos e ha detto: "Voglio fare un brindisi". In un attimo ha aperto il contenitore e lanciato tutto il contenuto contro Rossi, ricoprendo il palco di letame. Si è anche lanciato contro il presidente della giunta toscana nel tentativo di piacchiarlo. Ma Rossi è uno che ha fatto le Frattocchie, la mitica scuola del Pci, e non avrà certo dimenticato la mitologica frase del socialista Rino Formica: "La politica è sangue e merda". Alla fine Rossi porta a casa solo qualche graffio e l'onore delle armi.

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/gallery/gallery/11935218/san-miniato--enrico-rossi-ricoperto-di-letame-alla-festa-dell-unita.html

giovedì 28 luglio 2016

BUFERA IN STUDIO! LA GUZZANTI MASSACRA GASPARRI E IL PUBBLICO VA IN DELIRIO:"SEI UN BASTARDO"



Episodio vergognoso in diretta al TG della Rai. Mai nessuno era arrivato a tanto contro il M5S. Guardate cos'hanno detto:



In questi giorni la macchina del fango contro il MoVimento 5 Stelle si è messa in azione, attivata dalla stampa e cavalcata dal Pd, guarda caso a ridosso di elezioni amministrative in cui il MoVimento 5 Stelle corre per vincere e fa paura. L’obiettivo di questa sistematica opera di discredito del MoVimento 5 Stelle non si gioca sui contenuti, ma è volta a delegittimare il MoVimento 5 Stelle recuperando notizie vecchie e accompagnandole con commenti, illazioni e supposizioni di parlamentari che non appartengono più al MoVimento 5 Stelle e che oggi militano in altri partiti.
Quella del server "parallelo" attivato da un ex parlamentare MoVimento 5 Stelle è una storia su cui siamo i primi a volere che si faccia luce e chiarezza, perché in ballo ci sono la sicurezza di dati e messaggi privati di esponenti del MoVimento 5 Stelle.

ULTIM'ORA: la Raggi è una furia e attacca frontalmente i dirigenti BIG: " Chi ha fatto errori deve pagare"





La sindaca di Roma a margine della visita alla mostra «Capolavori della scultura buddhista giapponese» alle Scuderie del Quirinale - 
Continua la guerra fra il Campidoglio e la municipalizzata nonostante la promessa dell'azienda di consegnare una Capitale pulita entro il 20 di agosto. «Questo è quello che ci dice Ama - osserva Virginia Raggi - ma i dirigenti dovranno pagare per gli sbagli fatti finora».

IL PD L'HA FATTO DAVVERO: CLAMOROSO! GUARDATE CHI HANNO INDAGATO E COSA HANNO APPENA FATTO

Sarà il presidente della Commissione Attività produttive e territorio nonostante sia indagato nel filone Total dell'inchiesta di Potenza sul petrolio lucano, lo scrive Andrea Tundo su ilfattoquotidiano.it 

È la strana parabola di Vincenzo Robortella, consigliere regionale del Partito Democratico, eletto dai colleghi la scorsa settimana con 13 voti. Si occuperà quindi, tra gli altri aspetti di competenza della terza Commissione, di "ecologia e ambiente". Nessun problema di opportunità, secondo i consiglieri di maggioranza della Regione Basilicata guidata da Marcello Pittella che lo hanno scelto, anche se Robortella è finito nell'indagine lucana perché la sua Outsourcing s.r.l., secondo i pm, ha ricevuto un finanziamento europeo legato ai lavori di Tempa Rossa per il quale non avrebbe avuto i requisiti. Ma la sua nomina ha scatenato le ire del Movimento 5 Stelle: "L'indagato è premiato. Quale miglior riconoscimento per l'unico consigliere regionale che risulta essere indagato - si chiede il grillino Gianni Perrino - nell'inchiesta Trivellopoli a causa del ruolo (oscuro) svolto dalla società Outsourcing?". 

Secondo la ricostruzione dell'accusa, la società Outsourcing, costituita nel 2007, era lo snodo di diversi personaggi chiave dell'inchiesta sul petrolio lucano. Robortella, dopo le elezioni, aveva ceduto le sue quote al padre Pasquale, ex consigliere dem anche lui, in una sorta di staffetta tra attività imprenditoriali private e la rappresentanza in consiglio regionale. Continua a leggere su "ilfattoquotidiano.it"

Raggi scatenata! Dopo le auto blu e i permessi Ztl la Raggi rilancia: tetto ai rimborsi dei consiglieri comunali per i taxi

Il presidente dell'Assemblea capitolina risponde così alle polemiche sollevate dal Pd per la decisione di cancellare i pass per l'accesso al centro e sostituirli con la tessera per bus e metro

Marcello De Vito rilancia:dopo aver annunciato il taglio delle auto blu dell’ufficio di presidenza e dei permessi Ztl di tutti i consiglieri, il presidente pentastellato dell’Assemblea capitolina si prepara a chiedere anche un tetto per i rimborsi taxi concessi finora agli eletti, per i quali sarà invece previsto abbonamento gratuito per bus e metro. L’annuncio è arrivato in risposta a una dichiarazione di Fabrizio Panecaldo, esponente del Pd locale, secondo il quale l’abolizione di auto blu e permessi Ztl farà aumentare il ricorso all’uso delle auto bianche.

Il post su Facebook
«QUANDO E' GIUSTO E' GIUSTO! In effetti Fabrizio Panecaldo ha ragione: bisogna porre un tetto anche ai rimborsi taxi. Mi farò direttamente estensore della proposta nel prossimo Ufficio di Presidenza, da convocarsi per la prossima settimana. Quando è giusto è giusto!» ha scritto De Vito sulla propria pagina Facebook.

fonte: http://roma.corriere.it/notizie/politica/16_luglio_27/dopo-tagli-auto-blu-permessi-ztl-de-vito-rilancia-tetto-rimborsi-taxi-consiglieri-comunali-faa8f6ac-53dc-11e6-bb79-1e466f3b40d8.shtml

V.Raggi ha compiuto un gesto senza precedenti. Neanche una riga sui giornali. Guardate cos'ha fatto..

Ecco l'annuncio del sindaco Raggi:

L'ACQUA È UN BENE PUBBLICO ESSENZIALE, STOP AUMENTI IN BOLLETTA A ROMA PER IL 2016
Siamo riusciti a fermare l'aumento della bolletta dell'acqua deciso dall'Autorità dell'Energia per il 2016: se non lo avessimo fatto, avremmo avuto da subito un incremento della tariffa del 4,9%; ebbene, il M5S questo aumento lo ha fermato avanzando una proposta che soddisfa anche i soci privati di ACEA, un'azienda che deve rimanere in salute e che può farlo indirizzando i propri piani nell'esclusivo interesse dei cittadini.
Così Roma fa valere il suo 51%. L'acqua è un bene comune essenziale alla vita e noi stiamo lavorando con la prospettiva di far rispettare il referendum del 2011.
Certo, lo stop per quest'anno non ci basta: vogliamo vederci chiaro e avvieremo da subito un'interlocuzione con l'autorità per l'energia elettrica e il gas per esaminare e intervenire sulla tariffa. È un impegno che i comuni dell'ATO2, che hanno votato questa proposta, vogliono portare avanti per una maggiore trasparenza e per poter finalmente avere voce in capitolo.
Come vedete, c'è chi fa politica sui giornali e chi fa politica per i romani, c'è chi mendica titoli sulla stampa e chi lavora per il bene della città. Noi, felici di stare dalla parte giusta della storia.

mercoledì 27 luglio 2016

FANTASTICO! A Torino il M5S fa la storia. Decisione storica dell'Appendino ma nessuno ne parla

La sindaca Appendino: "giuria popolare" online per aree verdi, iniziative culturali e sostegno all'occupazione giovanile

Far approvare dai torinesi i progetti che il Comune sceglierà o finanzierà. Un mantra per il Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale. Ora la sindaca Chiara Appendino prova a passare dagli slogan ai fatti. Le decisioni non si prenderanno solo sulla base dei punteggi tecnici nelle segrete stanze, ma in maniera trasparente, passando attraverso i social e la rete. Un progetto che segue di pochi giorni altre proposte destinate a far discutere: dalla promozione di Torino come "città vegan" alla limitazione del wi-fi per tutelare la salute alla "app" per fotografare e denunciare in forma anonima gli spacciatori.

Due i test per verificare il modello migliore di partecipazione diretta dei torinesi. Due esperienze che andranno quasi in parallelo, ma il peso economico tra le
due partite sarà differente. La prima riguarda la scelta dei progetti legati al piano periferie a livello sociale e culturale. Dopo il 30 agosto, quando il dossier sarà pronto, approvato e inviato, il Comune prevede di destinare, dei 18 milioni complessivi, 1,5 milioni ad azioni per l’inclusione sociale, per la riqualificazione degli spazi pubblici, per la cultura, per l’innovazione sociale e per la creatività digitale. «Quando avremo ricevuto i progetti - spiega l’assessore alla Cultura, Francesca Leon - la commissione tecnica sarà incaricata di fare una scrematura delle potenziali iniziative, eliminando i progetti che non possono essere ammessi e finanziati per diverse ragioni. La lista di progetti validi verrà sottoposta al vaglio dei torinesi attraverso il web e le pagine social del Comune di Torino».

Il popolo della rete si trasformerà in una "giuria popolare liquida" per dare indicazioni sulle priorità e sulle iniziative migliori da realizzare. Suggerimenti che saranno presi in considerazione dalla Città: le prime azioni socio- culturali del piano periferie scelte dai torinesi «entreranno a far parte di una short list che sarà poi valutata dalla commissione tecnica per scegliere i progetti definitivi». I progetti riguarderanno i maxi settori del piano periferie, scuole, aree verdi, housing sociale, consulenza e supporto all’occupazione giovanile, biblioteche e iniziative culturali diffuse in tutti i quartieri.

L’altro test riguarda un bando che viene varato oggi dalla giunta Appendino: un concorso per la creazione di un sistema alimentare locale più equo e sostenibile. Si tratta di raccogliere progetti per orti urbani, micro-giardini, microcatering, mercati di contadini o gruppi di acquisto locale, azioni di educazione alimentare, iniziative di riutilizzo degli scarti e degli avanzi. «Progetti che dovranno dimostrare di essere coerenti con l’articolo 2 dello Statuto della Città che ha introdotto il riconoscimento del diritto al cibo a Torino», si legge nel bando che sarà approvato oggi. I progetti potranno essere presentati dal 1agosto al 5 settembre. Dopo una verifica della commissione di esperti i progetti finiranno sulla pagina Facebook del Comune e del settore
cooperazione. Votazioni via web dal 10 al 18 settembre: i primi 4 classificati saranno premiati con 2.500 euro per la realizzazione delle attività.

Il sistema della partecipazione via web verrà usato in molti campi. Anche per avere indicazioni sui progetti urbanistici, visto il riferimento all’assessorato alla Partecipazione del vicesindaco Guido Montanari inserito nelle linee guida dell’amministrazione.

Fonte: http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/07/26/news/torino_giuria_su_facebook_per_i_progetti_da_finanziare_del_comune-144821225/

Scoperta choc del M5S: "Giornalisti in hotel a 5 stelle a spese della Regione": scoppia il caso in Emilia-Romagna

Il Movimento 5 Stelle annuncia un esposto alla Corte dei conti: "Alberghi e cene di lusso ai cronisti che fanno servizi sulla Riviera". Tra i nomi pure il dirigente Rai Guido Rossi. L'ira del presidente dell'Ordine Iacopino: "Può costare un procedimento disciplinare"

BOLOGNA - Scoppia un nuovo caso in Regione Emilia-Romagna sul presunto utilizzo irregolare di fondi pubblici, dopo l'inchiesta sulle spese dei gruppi e la vicenda delle interviste a pagamento dello scorso mandato. Questa volta tocca ad Apt servizi, l'agenzia regionale per il turismo, che con i suoi "Educational tour" ospita cronisti (soprattutto stranieri) per far conoscere le bellezze del territorio, con scopi di marketing. Su quelle spese ha messo gli occhi il Movimento 5 Stelle, che  annuncia un esposto alla Corte dei conti.

Passino i 290mila euro spesi nel 2015 per ospitare la stampa estera, ma quei 40mila euro sborsati per i giornalisti italiani proprio non vanno giù ai grillini. E nemmeno al presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che sui social network questa mattina ha spedito un serio avvertimento: "Ospitalità o corruzione, farsi pagare i conti di hotel e ristoranti per scrivere sulla riviera emiliano-romagnola può costare un procedimento disciplinare". E ancora: "Li chiamano educational tour. Io ti ospito e tu, giornalista, come potrai scrivere la verità se è negativa? Sì, dobbiamo fare dei rieducational". Alcuni nomi e numeri sono stati anticipati oggi dal Fatto Quotidiano. E proprio questa mattina, la consigliera regionale M5s Raffaella Sensoli ha presentato in Assemblea legislativa un'interrogazione sul tema.
Per i 5 stelle "non si capisce perché debbano essere rimborsati i giornalistiche fanno servizi per i tg, che dovrebbero fare informazione e non marketing". Nè si capisce "per che cosa vengono ospitati i dirigenti Rai, già strapagati grazie al canone, che così vengono di fatto pagati due volte coi soldi pubblici. Come può un giornalista essere libero di fare informazione, così? Si abbia il coraggio almeno di dire che sono messaggi promozionali".

Nel 2015 questi Educational tour per la stampa sono costati alla Regione più di 400mila euro, spesi per "soggiorni in hotel a 5 stelle, pranzi e cene in ristoranti di lusso, giri in Ferrari, trattamenti termali, caccia al tartufo e corsi di cucina". Nell'elenco compaiono non solo giornalisti stranieri (come le sei croniste russe che si sarebbero fatte rimborsare anche i massaggi), ma anche "moltissimi giornalisti italiani, registi, conduttori tv e persino dirigenti Rai con stipendi da super paperoni". Per esempio, cita l'M5s, "a dicembre 2015 l'Apt ha ospitato in una suite di lusso a Rimini il direttore dello staff di viale Mazzini,Guido Rossi, assieme alla famiglia, ufficialmente per promuovere le bellezze della costa emiliano-romagnola".

Per la stessa finalità sono stati spesi "i 4.800 euro pagati a Mediaset a luglio del 2014 per poter permettere il montaggio e la messa in onda nei vari tg di rete di un servizio su una manifestazione enogastronomica a Rimini". Secondo i 5 Stelle, si tratta in realtà di "spot mascherati da cronaca", messi in onda "anche nei telegiornali Rai dove i vari inviati di Tg1, Tg2 e Tgr di giorno fanno servizi sulle spiagge affollate e di notte dormono in hotel a 4 o 5 stelle a spese di Apt". E tra di loro, punta il dito Sensoli in aula, ci sarebbe anche "l'attuale presidente dell'ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna".

In aula, l'assessore al Turismo di viale Aldo Moro, Andrea Corsini, si è limitato a dire che i giornalisti da ospitare vengono "individuati tramite l'Enit, alcune agenzie di comunicazione, incontri fieristici, ambasciate e consolati". Negli educational tour, vengono pagati "trasporti, vitto, alloggio e servizi" legati all'ospitalità. Una strategia che, dalle analisi fatte in questi anni, "conferma la sua efficacia comunicativa".


“SE DICO LA VERITA’ SU BANCA ETRURIA CADE IL GOVERNO”: BUFERA SU BOSCHI E GOVERNO. L'EX MASSONE PRONTO A VUOTARE IL SACCO

Flavio Carboni mette nei guai la Boschi e Renzi: “Se parlo cade il governo”
Il noto faccendiere sardo, già coinvolto nella morte del banchiere Calvi e nella P3, parla dei suoi rapporti con i padri della Boschi e di Renzi e fa rivelazioni scottanti su Banca Etruria
“Questa cosa qui è una bomba atomica se esplode è un casino e nientepopodimeno cadono tutti e due (Renzi e la Boschi ndr) e appresso a loro il governo…”.
Parola del faccendiere Flavio Carboni che, in un’intervista a Libero racconta i suoi rapporti con Pier Luigi Boschi, Tiziano Renzi e l’amico Valeriano Mureddu, imprenditore di origini sarde, cresciuto a pochi passi da casa Renzi a Rignano sull’Arno e poi stabilitosi ad Arezzo.
Nell’estate del 2014, infatti, si sarebbe tenuto a Roma un summit tra Mureddu e il padre della Boschi a cui avrebbe partecipato anche Lorenzo Rosi, ex presidente di Banca Etruria, con lo scopo di trovare un nuovo direttore generale e nuovi patner esteri per ripianare il buco della banca. “Ma non ho partecipato a quelle riunioni, non avrei portato nessun contributo e allora ho lasciato che parlassero loro. Io gli ho messo a disposizione l’ufficio… La mia era veramente solo ospitalità”, precisa Carboni, già coinvolto nell’inchiesta sulla morte di Guido Calvi e nel processo sulla P3.
Carboni conferma anche al Fatto Quotidiano di aver incontrato per bene tre volte il papà della Boschi e di avergli fatto il nome di Fabio Arpe, fratello di Matteo Arpe, come direttore generale per la sua banca. Il nome di Fabio Arpe viene fatto a Carboni da un altro massone, l’ex leghista Gianmario Ferramonti.Pier Luigi Boschi, poi, sarebbe intervenuto attivamente cercando di inserire sull’assetto bancario cercando di inserire l’amico comune Mureddu che diventa di fatto l’intermediario di tutta l’operazione, come racconta lui stesso con una telefonata al Fatto. “Non c’è nulla di male a rivolgersi alle persone che si ritengono intelligenti e affidabili”, premette Mureddu. “Quando Boschi, parlando a tavola del più e del meno, mi ha chiesto se per caso conoscessi qualcuno da inserire in banca, ho pensato di rivolgermi a chi sapevo avere una rete affidabile di persone”. Quindi contatta Carboni, “che stimo profondamente”, spiega. Mureddu, poi, conferma di conoscere benissimo Matteo Renzi e suo padre Tiziano ma precisa di non averli più sentiti da quando lui è diventato premier “per non dare adito a strani pensieri”, mentre con Pier Luigi Boschi divenne amico quando andò ad Arezzo per occuparsi di agricoltura. Ma Boschi padre “non mi ha dato alcun incarico, chiariamo”, chiarisce Mureddu. “Semplicemente mi ha chiesto un consiglio come si fa tra persone che si stimano”.
Dalle pagine di Repubblica traspare, invece, la posizione del padre della Boschi che ha rilasciato a Bankitalia la sua versione dei fatti in una memoria difensiva in cui spiega di aver sempre agito in accordo con la Vigilanza e che la mancata verbalizzazione di certi incontri della Commissione “è pienamente giustificata dal carattere informale, e comunque solo consultivo e di raccordo della stessa, nonché dal fatto che è stata solo in rarissime circostanze convocata collegialmente. Avevamo l’obbligo, puntualmente adempiuto, di riferire al cda. Non si comprende dunque il cenno degli ispettori alla mancanza di trasparenza”. Ora Le dichiarazioni di Carboni e Mureddu sembrano smentire questa versione.

Scontro giunta M5S Roma contro la partecipata Ama e la Raggi li avvisa chiaramente:"Non riapriremo Malagrotta"

Dopo il blitz dell'assessora all'Ambiente, l'ad Daniele Fortini ha annunciato le sue dimissioni. La città è in sofferenza perché per anni si è affidata a un solo impianto senza alternative valide e ripiegando sempre e solo sui privati. Polemiche per l'uso delle strutture di Manlio Cerroni, ribattezzato l'ottavo re di Roma

A Roma la nuova crisi rifiuti ha aperto uno scontro tra la giunta della sindaca Virginia Raggi e i vertici dell’Ama, , l’azienda di igiene pubblica capitolina, con le dimissioni del presidente Daniele Fortini che lascerà l’incarico il prossimo 4 agosto. La città è in sofferenza, la raccolta in alcune zone è al rilento e a questo si aggiunge l’inciviltà di alcuni cittadini tanto che così alcuni cassonetti sono vere e proprie mini discariche. La sindaca ha attaccato duramente i vertici dell’azienda: “Un presidente ha l’obbligo di amministrare un’azienda e ha l’obbligo di farlo nel migliore dei modi. Vogliamo pensare che lo abbiano fatto per metterci il bastone tra le ruote? Non importa, lavoreremo per risolvere il problema”. Fortini, contattato da ilfattoquotidiano.it si è difeso: “Non abbiamo responsabilità. Ho appena chiesto alla commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti di appurare di chi sono le colpe. La sofferenza nella raccolta e nel trattamento è stata causata dal blocco di un conferimento avvenuto senza preavviso”.
Il vero dramma di Roma è che per anni si è affidata a una discarica, quella di Malagrotta, senza costruire alternative e un piano serio e credibile. Alla chiusura dell’invaso la crisi rifiuti è diventata ciclica. Non solo. L’assenza di impianti di trattamento degli scarti alimentari e una differenziata ferma al 40 per cento con modelli di raccolta ancora prevalentemente a cassonetto, modello totalmente inefficace, rende disastroso il quadro. Così Ama conferisce i rifiuti in impianti di privati e porta gli scarti alimentari fuori Regione: una partita, quella dei viaggi della spazzatura, che costa 170 milioni di euro ogni anno.
Nei giorni scorsi, a poche settimane dall’elezione della nuova giunta M5s, si è consumato il primo scontro: l’assessora all’AmbientePaola Muraro si è presentata al cospetto del presidente Fortini chiedendo un piano operativo. Quando è stato presentato, Muraro ha criticato il fatto che si trattasse di una bozza senza nemmeno la firma dell’ad: “Invece di rivolgersi alla stampa”, ha scritto su Facebook, “si dia da fare per risolvere il problema”. L’assessora M5s è stata consulente per 12 anni di Ama, fino al giugno del 2016, e tra le altre cose ha ricoperto anche l’incarico di referente Ipcc degli impianti Tmb di Rocca Cencia e via Salaria, gli unici di proprietà di Ama. Muraro, nel lungo colloquio, parlando dei rifiuti in strada, per evidenziare la necessità di pulire la città, si è spinta oltre e ha parlato di un problema che riguarda anche la sicurezza della città: “Non si può lasciare i sacchetti abbandonati”, ha detto, “in un momento di allerta terrorismo perché li potrebbe nascondersi una bomba”. Nelle oltre due ore di colloquio, andato in onda in diretta su Facebook, il punto dirimente però è stato relativo all’uso del tritovagliatore di Rocca Cencia. Muraro ha chiesto spiegazioni su questo: “Perché quell’impianto, messo a disposizione di Roma Capitale con una delibera di giunta regionale, non viene utilizzato da Ama? Siamo pronti anche a un referendum per chiedere ai cittadini se preferiscono i rifiuti in strada oppure che venga usato il tritovagliatore”. L’assessora all’Ambiente ha proposto l’impianto di proprietà di Manlio Cerroni, una scelta che però non convince tutti. Cerroni, ribattezzato l’ottavo re di Roma, il ‘supremo’ secondo funzionari e fedelissimi, è sotto processo da una parte per traffico illecito di rifiuti e truffa mentre, in un altro procedimento, risponde di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Il tritovagliatore in questione, infatti, è di sua proprietà, ma è in gestione alla ditta Porcarelli. Il presidente di Ama ha detto che non porterà un grammo di rifiuti in quel tritovagliatore perché lo scorso dicembre è scaduto un accordo sottoscritto nel 2013 tra Ama e Colari e quindi, senza una gara o una ordinanza, non userà mai quell’impianto.
“Abbiamo sospeso i conferimenti al tritovagliatore nel febbraio scorso – ha concluso Fortini – trovando soluzioni più convenienti”. A maggio, scorso, però una delle aziende, la Saf, che riceve rifiuti ha comunicato il blocco temporaneo della ricezione della spazzatura capitolina mandando in tilt la città che è appesa ai mille fili delle disponibilità di altre società. Fortini ha aggiunto però un altro particolare: “Ho presentato, in merito a quel tritovagliatore, un esposto alla magistratura lo scorso anno” ora al vaglio degli inquirenti. L’Ama, comunque, si affida agli impianti della galassia Cerroni, impianti previsti dal piano regionale che impone di usarli a differenza del tritovagliatore. Ogni giorno, infatti, 1200 tonnellate di rifiuti finiscono nei Tmb, impianti di trattamento meccanico biologico, di proprietà dell’anziano avvocato.
In questi giorni di tensione, è addirittura tornata sul tavolo l’ipotesi dell’apertura della discarica di Malagrotta. A non escludere l’opzione è stato lo stesso Fortini: “Cerroni”, ha detto l’ad uscendo da palazzo San Macuto, dove ha incontrato il presidente della commissione Ecomafia, “ha sempre detto che ha a disposizione 250mila metri cubi per ospitare rifiuti che corrispondono a 300mila tonnellate”. Chi ha subito condannato la dichiarazione è stata al neosindaca Raggi: “Non succederà mai”, ha scritto su Facebook. “Al contrario, andiamo avanti verso la bonifica, che Cerroni dovrà portare a compimento in tempi rapidi. Qui il punto è un altro, qui il punto è che i Tmb a Roma erano pieni da ottobre e nessuno ha mosso un dito, qui il punto è che è arrivato il momento che i dirigenti si assumano le loro responsabilità”. Un botta e risposta che si inserisce nell’ennesima puntata sulla crisi rifiuti nella Capitale. E’ l’assurdo di Roma che senza impianti pubblici e una differenziata adeguata continuerà a vivere nuove crisi e al primo blocco di un conferimento tornerà nuovamente con i rifiuti in strada.

fonte; http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/27/roma-scontro-giunta-m5s-e-vertici-ama-la-crisi-ciclica-dei-rifiuti-raggi-ma-non-riapriremo-malagrotta/2936961/