(di Pietrangelo Buttafuoco) – Se ci fosse da scegliere tra Matteo Renzi e Alessandro Di Battista, se ci fosse da affidare un fatto politico – il governo dei fatti – personalmente non avrei dubbi: sto con Dibba. Il primo è un professionista della realtà, il secondo invece – così tenero nella sua felicità di padre – è un fantasista, un generoso ribelle, uno che sa ascoltare e sorridere. Di Battista, insomma, è un campione dell’ideale. Lo ricordo quando negli studi deLa7, in attesa di una puntata di Otto e Mezzo, se ne stava educatamente rapito dalla presenza ieratica di Eugenio Scalfari, senza però cedere rispetto ai propri convincimenti, anzi: sempre educatamente fermo e senza mai prendere la scorciatoia dei Pierini. Fosse pure andare su con la voce, sghignazzare o buttare giù uno sberleffo. E fu una puntata, poi, da antologia. Se ci fosse il mondo ideale si potrebbe scegliere tra Renzi e Di Battista e vedere trionfare quest’ultimo perché è un vero pezzo di pane ma c’è il mondo reale dove il Dibba se ne va e i Renzi, e i Luigi Di Maio, restano.
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