Nulla è l’ipocrisia femminista: omertosa, in questo caso, per ragioni evidentemente “geografiche”. Che il divieto all’accesso delle donne, sugli spalti, sia davvero il minore dei problemi, è realtà incontrovertibile. Paesi come l’Arabia Saudita, di certo non eccellono quanto a rispetto del mondo femminile. Ma, appunto, l’assist è millimetrico (alla Luisito Suarez, per intendersi): quindi, la “finalizzatrice Kyenge” non poteva che concludere l’affondo: “Io sto senza se e senza ma con i sindaci che stanno facendo la disobbedienza civile. Noi uomini e donne delle istituzioni – in riferimento al Decreto sicurezza – dobbiamo costruire una corazza di diritti, non certo di ferro, che metta al riparo dalle discriminazioni e dalle atrocità”. Ma c’è di più: la Kyenge ribadisce il suo “disamore” (oppure odio?) verso il nostro Paese: “Vedo solo il principio ‘prima di tutti gli italiani’”. Dimostrazione, ennesima, di quanto Cecile Kyenge ed i suoi amici non siano “disobbedienti”: bensì, anti-italiani. L’assist, l’avrà pure finalizzato (ricordando della sua esistenza): ma la partita, è quella sbagliata. Per lei, del resto, una consuetudine.

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